ItaliaOggi
Alessandra Ricciardi
Sicuri di scioperare contro 100mila assunzioni? È la domanda che pone Davide Faraone, sottosegretario all'istruzione di stretta osservanza renziana, ai sindacati «conservatori che costruiscono le paure e poi le cavalcano. Noi abbiamo dal primo giorno puntato sulla fiducia e sulla speranza».
Oggi è il giorno in cui si consuma lo scontro tra il governo Renzi e i sindacati sulla riforma della scuola, in discussione alla camera. Una protesta che è unitaria, e non succedeva dai tempi della riforma Gelmini, e che ha visto finora adesioni spontanee anche extrasindacali. A fare rumore, non tanto l'appoggio di partiti di opposizione come Sel o Movimento5Stelle, ma i 120 flash mob, le contestazioni spontanee degli insegnanti al premier Matteo Renzi e al ministro dell'istruzione, Stefania Giannini. «I sindacati rappresentano la minoranza del paese», replica Faraone, «la più chiassosa, ma sempre di minoranza si tratta». Che si tratti effettivamente di una minoranza lo si vedrà oggi: il premier, ironizzando, aveva detto di attendersi una partecipazione del 90%, dai sindacati filtrano previsioni del 50-60%, con una forte partecipazione nei cortei che ci saranno in tutta Italia, da Bari a Milano, anche degli studenti. Se le previsioni saranno confermate, sarà il primo vero sciopero, il più sentito e vissuto, contro il governo Renzi. Si vedrà quali saranno le modifiche che questa azione di protesta sortirà sul destino della riforma. I cinque leader dei sindacati rappresentativi -Mimmo Pantaleo (Flc-Cgil), Francesco Scrima (Cisl scuola), Massimo Di Menna (Uil scuola), Marco Paolo Nigi (Snals) e Rino Di Meglio (Gilda-Unmas), contestano metodo e merito del disegno di legge della Buona scuola. Nel mirino dei sindacati i super poteri dei dirigenti scolastici, la rottura dell'equilibrio dei poteri di governance interni alla scuola, anche in riferimento alla valutazione, la chiamata diretta dei docenti, il blocco dei contratti. E anche quelle 100mila assunzioni, ridotte rispetto alle 150mila inizialmente ventilate, e in grado a mala pena, è l'accusa, di coprire i posti vacanti in organico.
«Chiederò a Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo», i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, «di venire in audizione in Senato, quando arriverà, dopo il 19 maggio, il testo della Buona scuola», apre il senatore del Pd Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione a Palazzo Madama. Un invito che è giudicato tardivo. Al senato la riforma arriverà già modificata da Montecitorio, a giochi quasi chiusi.