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Borse di studio a rischio il taglio del governo per 50 mila universitari

Un liceale su tre, infatti, stando alle stime delle associazioni e della Flc Cgil, dovrà provvedere di tasca propria alle lezioni di recupero giacché le coperture finanziarie dello Stato non sono sufficienti.

11/07/2014
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Il Messaggero

E PROPOSTE
ROMA Borse di studio a rischio per gli universitari dell’anno accademico 2014/2015. Non solo, difficoltà nel sostenere i corsi di recupero per gli studenti liceali, che a giugno sono stati sì promossi, ma con uno o più debiti da colmare a settembre. Un liceale su tre, infatti, stando alle stime delle associazioni e della Flc Cgil, dovrà provvedere di tasca propria alle lezioni di recupero giacché le coperture finanziarie dello Stato non sono sufficienti. Negli ultimi quattro anni i fondi necessari ai corsi di recupero estivi sono crollati del 50%, con una sottrazione di oltre 180 milioni di euro. Intanto, il ministero dell’Istruzione, dopo la presentazione del Piano scuola, promette un pacchetto di riforme, che probabilmente arriverà in Consiglio dei ministri non prima di settembre. L’obiettivo è quello di migliorare il sistema scolastico. Ecco allora che si parla di autovalutazione e formazione del corpo docente, fino all’ispezione del lavoro svolto, l’aspetto «più complesso su cui si sta lavorando», spiega il ministro Stefania Giannini, perché «bisognerà capire – conclude – quante risorse il governo potrà mettere». Ed è proprio il capitolo risorse il punto debole. Torna, infatti, ad accendersi la polemica sull’assegnazione delle borse di studio per gli universitari capaci, ma impossibilitati a raggiungere il traguardo della laurea senza l’aiuto dello Stato. 
IL DECRETO

Il ministero di viale Trastevere tarda ancora sull’emanazione del decreto sul diritto allo studio attuativo del disegno di legge 68/2012, relativo ai livelli essenziali delle prestazioni che dovrebbe ammodernare le soglie minime di assegnazione delle borse di studio. E, a detta delle associazioni studentesche, più che accelerare l’iter, il dicastero sembra portare avanti una bozza che, di fatto, tende a inasprire le regole per l’assegnazione degli assegni. Da oltre un anno si attendono le nuove soglie di reddito, con gli indicatori Isee e Ispe, che il ministero avrebbe dovuto adeguare al costo della vita corrente. Tuttavia, a restare in auge è la bozza risalente al 13 marzo 2013 e recante la firma dell’allora ministro Francesco Profumo, ripresa in mano dall’attuale responsabile del dicastero, Stefania Giannini. Un testo che prevede diverse modifiche al ribasso per l’assegnazione delle borse. All’articolo due, ad esempio, la bozza prevede l’introduzione di un’età massima per poter beneficare dei contributi. Sono esclusi gli studenti che entro 25 anni non siano iscritti al primo anno di un corso di laurea e quelli che al compimento del 32esimo anno non abbiamo presentato l’iscrizione a un corso di laurea magistrale. Si passa poi ai requisiti di merito per l’erogazione delle borse: vengono aumentati i crediti formativi necessari per ottenere l’assegno in tutti i corsi di laurea.
IL TAGLIO

In sostanza, la bozza adeguerebbe il numero degli idonei alle risorse disponibili, invece che aumentare le risorse per coprire il numero di studenti meritevoli. Gli idonei infatti si ridurrebbero del 30%, ovvero 50 mila potenziali borsisti in meno. «Una proposta inaccettabile – spiega il coordinatore nazionale dell’Udu, Gianluca Scuccimarra – in un contesto già gravissimo, in cui si garantisce una borsa solo a pochi iscritti». Gli studenti idonei a ricevere una borsa di studio lo scorso anno furono 175.993, i borsisti che alla fine la ottennero: 141.310. Il tutto in una situazione dove negli ultimi tre anni, anche per le difficoltà delle famiglie a sostenere un figlio all’università, le immatricolazioni hanno subìto un drastico calo: 30 mila iscrizioni in meno. Mercoledì scorso, la IX commissione della conferenza Stato-Regioni ha respinto la proposta di aumentare i requisiti di accesso per le borse di studio (con l’eccezione di Lombardia e Veneto che invece si sono dichiarate favorevoli). Tuttavia, dal ministero non pervengono ancora delle aperture per ridiscutere il testo del decreto. 
Camilla Mozzetti


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