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"Boom di contagi, costretti a chiudere Troppi focolai tra elementari e medie"

PAOLA SALOMONI L'assessora alla scuola dell'Emilia-Romagna: casi aumentati del 70%

03/03/2021
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La Stampa

franco giubilei

corrispondente da bologna

Il boom dei contagi nelle scuole dell'Emilia-Romagna, un 70% in più che fa di febbraio il mese più nero con oltre 6mila positivi tra alunni, docenti e altro personale, fa della situazione emiliana un'emergenza vera su cui Regione e Ufficio scolastico cercano di contrattaccare, consci che il lockdown è una scelta obbligata visto che nelle ultime due settimane, fra gli studenti sopra i sei anni, l'incidenza ha superato i 350 casi ogni 100mila persone.

Paola Salomoni, assessora regionale alla Scuola, all'università e alla ricerca, la scuola sta pagando una volta ancora, in questa crisi, il prezzo più alto?

«Non è questione di pagare, è nelle scuole che avviene il contagio, di qui la decisione di chiudere tutto, dalle elementari in su. Il cambiamento c'è stato già a gennaio, e si è verificato nelle scuole rimaste aperte, elementari e medie. I focolai si trovano lì, si tratta di una scelta sanitaria».

La Regione ha pensato a interventi di sostegno per i ragazzi che hanno subito e continuano a subire la chiusura delle scuole?

«Con la didattica a distanza c'è stata perdita di socialità, lavoriamo con l'Ufficio scolastico regionale, con i territori e gli enti locali (l'ex Provveditorato, ndr) su attività da portare avanti a fine anno scolastico. Avevamo sospeso la progettazione quando il premier Draghi ha detto che l'anno scolastico sarebbe stato prolungato, ma poi col ministero si è capito che si andrà ad attività organizzate con le scuole, attualmente in via di elaborazione, che vadano a ristoro della socialità perduta: attività di conoscenza culturale e formative che sono andate perse a causa della pandemia».

Vuol dire che si è perso tempo?

«Siamo rimasti fermi per un mese perché il governo aveva deciso, secondo informazioni non ufficiali che sono circolate, di prolungare l'anno scolastico di tre settimane. Ora finalmente ci sono coordinate chiare, indicazioni a predisporre le attività estive di cui parlavo prima ma che non allunghino le attività scolastiche tout court».

Avete pensato a iniziative a sostegno degli studenti più deboli?

«Dobbiamo individuare le criticità, come quelle dei ragazzi che non riescono a collegarsi da casa per la didattica a distanza, per scongiurare le situazioni di marginalità che potrebbero crearsi. Quanto alle difficoltà di bambini e adolescenti, ci sono presidi socio-sanitari con cui ci stiamo adoperando attraverso il Piano adolescenza della Regione. C'è un finanziamento specifico, parte di un piano triennale che prevede la collaborazione coi territori e l'intervento dei servizi sociali dei comuni».

Ci sono altri interventi in favore delle famiglie?«La Regione sta ragionando con il governo su bonus babysitter e congedi parentali. Si tratta di manovre governative, ma essendo il territorio con zone arancio-scuro e rosse più estese abbiamo sollecitato questi interventi, perché la didattica a distanza impatta fortemente sull'organizzazione familiare, in particolare sulle madri». —


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