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Blocco scrutini, i Cobas sfidano il Garante

Due giorni di sciopero a inizio giugno. Il presidente della commissione di garanzia: il danno lo subiranno solo gli studenti Renzi: “Farò tesoro delle critiche, ma ascoltare non è assecondare”. Dopo le ultime modifiche, scontente anche le paritarie

17/05/2015
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la Repubblica
Venerdì l’Unicobas, ieri i Cobas. Hanno proclamato in successione il blocco degli scrutini per due giorni. I sindacati confederali restano in attesa: la Cgil vorrebbe muoversi, ma non intende rompere l’unità faticosamente costruita con Cisl e Uil che sulle pagelle consegnate in ritardo hanno forti dubbi. Il Garante sugli scioperi, Roberto Alesse, viste le mosse dei sindacati di base, replica: «Chi si muove fuori dalle regole danneggia solo studenti e famiglie e a loro dovrà spiegare le ragioni di un blocco illegale degli scrutini. Userò il massimo rigore».
Il portavoce Cobas, Piero Bernocchi, spiega: «Avremmo preferito una convocazione unitaria, ma dobbiamo dare con urgenza un segnale che tranquillizzi i docenti e che dimostri la legittimità della forma di lotta». Due giornate di stop, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni, diversa per regione. Gli Unicobas, venerdì, avevano proposto due date tra l’8 e il 18 giugno, periodo in cui ci sarà la discussione finale sulla “Buona scuola” alla Camera. La base Cobas si dice pronta a proseguire la lotta oltre i due giorni indetti rischiando, così, denunce e precettazioni. Per domenica 7, sempre il sindacato di base, ha previsto una nuova manifestazione. La Cisl ricorda che prima dovrà consumarsi l’incontro previsto con il ministro Stefania Giannini: «Siamo contrari a un blocco che ci mette contro famiglie e studenti, in quel periodo ci sono le ultime interrogazioni e compiti in classe». L’idea dei confederali è quella di scioperi brevi: la giornata del 5 maggio è costata 42 milioni a oltre 600 mila docenti.
Ieri Matteo Renzi si è espresso via Twitter. «Sto leggendo le risposte dei prof», ha scritto il premier. «Faremo tesoro di suggerimenti e critiche, ma ascoltare significa ascoltare, non assecondare per forza. Non è che o facciamo ciò che dice lei o non siamo democratici... », ha risposto a un utente. Con i tweet Renzi ha confermato che la card per la formazione dei prof — 500 euro — varrà anche per i docenti di sostegno e che chi sarà assunto non sarà poi licenziato dopo tre anni.
Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, ha ricordato a Stefano Fassina che quando era responsabile economico del partito «lo implorai, senza risultati, di inserire un piano di assunzioni di 60 mila insegnanti». E ora sulla “Buona scuola” arrivano le critiche degli istituti privati. A Firenze Luigi Sepiacci, presidente dell’associazione nazionale, dice: «Questo testo condanna le paritarie a scomparire per l’impossibilità di reperire docenti qualificati».
(c. z.)

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