Biondi (Indire): finita la pandemia i prof torneranno alle lezioni frontali
Perché con la dad il modello di didattica è rimasto identico
Emanuela Micucci
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«Il modo peggiore di usare la tecnologia. Si è considerato il digitale un surrogato della didattica in presenza». Si sarebbe dovuto, fin dalla scorsa estate, «investire sulla formazione digitale degli insegnanti», perché era chiaro che al primo segnale di recrudescenza della pandemia le scuole sarebbero state chiuse di nuovo. «Ci vogliono investimenti da parte del ministero, ma anche una visione».
La scuola in Occidente, osserva Biondi, sta vivendo un momento di passaggio da un modello a un altro. «L'insegnante capisce che i ragazzi non sono più motivati dal voto e se non c'è la motivazione l'apprendimento non funziona, così la scuola abbassa il livello creando l'analfabetismo di ritorno». Occorre una strategia diversa: «Una didattica collaborativa online», che significa rendere «i ragazzi più partecipativi, coinvolgerli, interessarli e accompagnarli in un apprendimento attivo». Significa anche uscire dalla logica che l'unico modo per valutare uno studente sia l'interrogazione. Ed è importante ripensare l'uso del tempo e rivedere il calendario scolastico. Ma anche gli ambienti, gli arredi.
Oggi i 44 mila edifici scolastici sono tutti uguali e tutti funzionali ala lezione frontale. L'Indire ha proposto la metodologia degli 1+4 spazi educativi: una riorganizzazione dell'ambiente scolastico che alle superiori va progettato per dipartimenti e in funzione delle attività. Architetture scolastiche innovative per metodologie didattiche innovative. A questo proposito, ricorda Biondi, «abbiamo proposto a Cassa depositi e prestiti un accordo le progettazioni delle nuove scuole partano con un piede diverso: gli architetti, infatti, sono spesso attenti alla trasformazione ecologica degli edifici scolastici, ma per il resto riproducono cose tradizionali».