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Bianchi alla prova varianti Il Cts: scuole a rischio stop

l'Istituto superiore di sanità, su richiesta del Ministero della Salute, sta svolgendo una indagine per capire in quale percentuale, nei numerosi focolai scolastici sparsi in tutta Italia, la positività sia collegabile alla variante inglese

14/02/2021
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Il Messaggero

L'ultimo caso che preoccupa è al liceo classico di Forlì: 31 positivi, verifiche in corso perché probabilmente c'entra la variante inglese. Più in generale, l'Istituto superiore di sanità, su richiesta del Ministero della Salute, sta svolgendo una indagine per capire in quale percentuale, nei numerosi focolai scolastici sparsi in tutta Italia, la positività sia collegabile alla variante inglese. I primi riscontri, incrociati con i dati della Cabina di regia sull'abbassamento marcato dell'età media dei positivi, dicono che la variante inglese contagia più facilmente anche i ragazzini delle medie e delle elementari. Non sono rassicuranti. Anche il Comitato tecnico scientifico, a partire dal coordinatore, Agostino Miozzo, che pure è sempre stato un sostenitore della necessità di riaprire a tutti i costi le scuole, ora frena.
CRISILo spiega Fabio Ciciliano, anche lui componente del Cts: «C'è preoccupazione, soprattutto per la fascia di età scolastica 0-9 anni, in cui già si è visto un incremento della trasmissibilità. Le scuole devono essere la priorità, le ultime a chiudere, ma se l'incremento numerico dei contagi sarà tale da mettere in crisi l'intero Paese per quanto riguarda la sostenibilità del sistema sanitario, una valutazione andrà fatta. Sempre nell'attesa che la campagna vaccinale arrivi a un punto tale da metterci in sicurezza». Anche nelle ultime ore si è allungata la lista dei focolai nelle scuole: ad esempio, nella Capitale casi sono stati segnalati al Prenestino, in un'elementare di San Lorenzo e in un asilo dei Parioli. Non va meglio alle superiori, come dimostra la vicenda del Liceo di Forlì, con 31 positivi e otto classi in quarantena (altri sei contagiati nelle scuole elementari della vicina Forlimpopoli). Conferma la dottoressa Raffaella Angelini, direttrice Sanità pubblica dell'Ausl Romagna: «Stiamo constatando che sta diminuendo in modo marcato l'età media dei contagiati». Si parte da questo scenario, per parlare di scuola. E ieri il neoministro alla Pubblica istruzione, Patrizio Bianchi, ai giornalisti che chiedevano se si punti a un ritorno di tutte le lezioni in presenza ha spiegato: «Lavoriamo per riaprire tutte le scuole». Ma tra i progetti e la realtà, ci sono di mezzo le varianti che hanno colpito duramente le province di Perugia, Chieti e Pescara e che stanno viaggiando velocemente anche in Lombardia. Qual è il piano di Bianchi e di Draghi? Servono vaccini e tamponi. La necessità di somministrare il vaccino anti Covid al personale scolastico nasce dall'esigenza di mettere in sicurezza una categoria a rischio, spesso in una fascia d'età delicata visto che i docenti e l'intero personale scolastico hanno in media 51 anni, tra i più anziani d'Europa. Bisognerà capire come procedere. Intanto arrivano le prime prenotazioni. In Toscana sta partendo la vaccinazione dei docenti sotto i 55 anni e in Emilia-Romagna sono state raccolte le prime adesioni tra i docenti ad alta priorità, quindi con patologie a rischio. Domani si parte in Piemonte mentre dalla Regione Friuli-Venezia Giulia sono già state inviate le lettere per il personale delle scuole e delle università. Sul fronte dei tamponi il premier vuole velocizzare le procedure. L'idea è quella di portare dei corner dedicati all'interno degli istituti. Si tratta di un intervento chiesto da tempo dal mondo della scuola, i sindacati e le associazioni dei dirigenti scolastici avevano individuato questo aspetto come indispensabile per la ripartenza. Effettuare lo screenig a tappeto sugli studenti eviterebbe, in caso di un positivo a scuola, di dover mettere in quarantene lunghissime intere classi e lasciarle in attesa di un tampone e del suo esito a causa dei ritardi delle Asl. Perdendo così inutilmente troppi giorni di scuola.
RECUPEROLa questione del recupero è più che mai aperta tanto che si fa strada l'idea di prolungare il calendario scolastico e potrebbero essere le singole regioni, in base alle necessità, a decidere come muoversi. La Rete degli studenti medi fa appello a Draghi e, su questioni così delicate, chiede di essere ascoltata: «Serve un cambio di rotta». Non sarà comunque semplice allungare il calendario, sia per l'opposizione subito avanzata dai sindacati sia perché nella seconda metà di giugno e fino a luglio ci sono gli esami di maturità. Altra questione aperta: ci sarà un maxi orale, come lo scorso anno, ma per poter svolgere almeno una prova scritta è necessario mettere a punto le norme di sicurezza fin da ora. Anche perché, se lo scritto si farà, gli studenti dell'ultimo anno delle superiori e i loro docenti devono saperlo per tempo, per avviare esercitazioni in classe o anche solo simulazioni online.
Mauro Evangelisti
Lorena Loiacono


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