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Bersani: uno schiaffo, via la Gelmini Il ministro: l’istruzione non è vostra

È un botta e risposta che va avanti per tutta la domenica quello sulla scuola dopo le parole di Silvio Berlusconi che aveva accusato gli insegnanti di «inculcare idee diverse da quelle che vengono trasmesse dalle famiglie»

28/02/2011
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Corriere della sera

ROMA — È un botta e risposta che va avanti per tutta la domenica quello sulla scuola dopo le parole di Silvio Berlusconi che aveva accusato gli insegnanti di «inculcare idee diverse da quelle che vengono trasmesse dalle famiglie» . Non è solo il mondo della scuola a sollevarsi, con i sindacati che usano quasi le stesse parole, dalla Flc Cgil alla Ugl, e si uniscono al coro di associazioni degli studenti e presidi, come di rado avviene. La questione monta fino ad occupare il centro della scena politica. «La scuola pubblica è il luogo in cui l’Italia costruirà il suo futuro e non permetteremo che Berlusconi la distrugga» , dice Pier Luigi Bersani che parla di «schiaffo inaccettabile» . Per questo il Partito democratico è pronto a scendere in piazza già domani con un sit in davanti a Palazzo Chigi, mentre prende quota l’ipotesi, per il 12 marzo, di una manifestazione senza bandiere di partito e simboli in difesa della scuola pubblica, sulla scia di quella di due settimane fa in difesa delle donne. Bersani dice anche che «la Gelmini dovrebbe dimettersi» . E lo stesso invito arriva da un uomo di ben altra storia ed orientamento: «Se il presidente del consiglio è convinto di questo — dice Cesare Romiti, ex amministratore delegato della Fiat ed oggi presidente della Fondazione Italia— Cina— doveva chiamare il ministro e costringerla a dimettersi» . Secondo Romiti, la «maggioranza degli insegnanti ha pochi mezzi, guadagna pochissimo, eppure le famiglie amano maestri e maestre di scuola elementare» . Ma alle dimissioni il ministro Gelmini non pensa affatto: difende Berlusconi, anche lei dice che il presidente del consiglio è stato frainteso e poi risponde dura al segretario del Pd: «Bersani si deve rassegnare perché la scuola non è proprietà privata della sua parte politica» . C’è anche chi va oltre Berlusconi come il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Osvaldo Napoli, che accusa gli insegnanti di essere in buona parte «sessantottini» e anche ignoranti perché «laureati a suon di 18 politico, con esami più o meno esotici sulla vita culturale degli esquimesi» . Scontro totale, feroce. Ed una linea respinta da tutte le opposizioni: i finiani dicono con Italo Bocchino che il «vero centrodestra è dalla parte della scuola pubblica» , Nichi Vendola che la «crisi della scuola aiuta il premier» , l’Italia dei valori che il «vero programma di Berlusconi è lo smantellamento della scuola pubblica con un sistema solo per ricchi» . Ma anche da Italia Futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, che parla di «ennesima, imbarazzante, novità che l’Italia offre al mondo» . E questo perché «proprio in tema di valori, i maestri e gli insegnanti che fanno un lavoro difficile e malpagato hanno veramente poco da imparare da Silvio Berlusconi» . Anche l’Udc critica Berlusconi, ma da una posizione diversa. Rocco Buttiglione e Luca Volontè invitano il governo ad evitare polveroni e trovare i soldi per il buono scuola, che favorirebbe l’accesso alle scuole paritarie, in larga parte di orientamento cattolico. L’Udc annuncia di voler «incalzare» il governo su questo punto con una serie di emendamenti in Parlamento, come già fatto durante l’esame della legge di stabilità trovando il no di Giulio Tremonti. L. Sal


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