"Bene, ma non basta ritorniamo a investire sul futuro dei ragazzi"
Il sottosegretario Rossi Doria: i più poveri a rischio abbandono.
Però vorrei ricordare che per la prima volta dopo sette anni non ci saranno tagli. Si è fermata la contrazione
ROMA - Quell´icona, maestro di strada, conquistata recuperando ragazzi alla scuola dell´obbligo, nei Quartieri spagnoli di Napoli, ora Marco Rossi Doria deve mantenerla in vita a fianco del ministro del merito, Francesco Profumo. Non è cosa semplice. Si rischia, da sottosegretario all´Istruzione, di un governo tecnico, di mettere in discussione una vita e cento parole spese «per chi è stato sempre sutta (sotto)».
Era davvero necessario questo decreto?
«Dico di sì, e dico "bene, ministro". Dico: non basta. Per restare nel solco dell´articolo 34 della Costituzione, citato da Profumo, ci vuole altro. A partire da settembre. Perché oggi la scuola, secondo Costituzione, è aperta a tutti. E invece perdiamo un ragazzo un ragazzo ogni cinque. E sono i più poveri».
Che si fa per questi adolescenti in fuga dalla classe?
«Ho seguito con attenzione tutto quello che il governo ha fatto in questi sei mesi, e non è poco. Un miliardo di fondi europei per il Sud, principalmente per la scuola del bisogno. Poi 117 milioni per cento scuole di seconda occasione, offrono un´altra possibilità a chi ha abbandonato. Altri 400 milioni per gli asili, ancora al Sud. E vorrei ricordare che per il primo anno dopo sette consecutivi, non ci saranno tagli alla scuola. Non ci sono investimenti statali, ma si è interrotta una lunga serie di contrazione. Nella prossima stagione i cicli scolastici manterranno lo stesso organico del 2011-12. In questa fase di conti pubblici stretti, ecco, le spese correnti sul sapere sono state ingenti».
Ingenti e, quindi, sufficienti?
«No. Ora la comunità paese deve decidere di tornare a investire. Sulla scuola, l´istruzione, e la conoscenza. Lo dice Bankitalia, lo dice l´Aspen. Si deve tornare a parlare con le parti sociali e investire. La nostra scuola ha bisogno di un miliardo l´anno, da mettere a bilancio da qui al 2015. Fondi europei e fondi statali».
Per fare che?
«Trenta, quaranta milioni per il merito. Con il resto bisogna rafforzare il tempo pieno e quello prolungato, estendere le risorse contro la dispersione alle periferie urbane del Nord, il problema più acuto in questo momento, e finanziare docenti che aiutino gli studenti a recuperare crediti formativi perduti e quindi, pagare le borse di studio a universitari meritevoli. Oggi sette su dieci non vengono pagati».
Merito sì, quindi.
«Merito sì. Nella mia esperienza di strada, a Napoli, ho trovato ragazzi poveri e di straordinario talento. Ne ricordo uno: 9 e 10 al liceo, massimo dei voti nei primi tre anni di Giurisprudenza, poi non ce l´ha fatta più. La famiglia costretta a mandarlo a lavorare. Ci fossero state le aliquote ridotte per i meno abbienti, introdotte da questo ministero, forse quel ragazzo non avrebbe abbandonato l´università».
(c.z.)