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«Basta pasticciare sulla scuola, senza risorse non ce la facciamo»

La proposta del sindacato rivolta al governo: obbligo di istruzione dai 3 ai 18 anni, nuovo contratto per gli insegnanti, laboratori e valutazione

21/07/2014
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Corriere della sera

«Bisogna smetterla di pasticciare sulla scuola, ripristinare i finanziamenti tagliati in questi anni. Senza soldi non ce la facciamo»: a lanciare l’allarme è il segretario Susanna Camusso durante la manifestazione della Cgil a Torino per la campagna Riformo io avviata a Roma la scorsa settimana. «Il Paese è in difficoltà - ha aggiunto Camusso - perché ha fatto poca ricerca, ha speso poco per l’innovazione e non è competitivo con il resto del mondo. Siamo l’unico Paese in Europa che durante la crisi ha tagliato l’istruzione. L’istruzione rappresenta le radici di un Paese. A tutti quelli che annunciano riforme e fanno minacce dobbiamo dire che bisogna ripristinare la scuola dell’obbligo, bisogna allungare l’obbligo fino a 18 anni, bisogna riconoscere che gli insegnanti sono una risorsa straordinaria, hanno tenuto il sistema mentre veniva tagliato e svillaneggiato e quindi meritano risposte straordinarie». E’ questo il punto di partenza della Cgil per lanciare il suo «cantiere scuola» , presentato oggi dopo un ampio confronto con docenti, dirigenti, collaboratori e precari. La premessa è amara: «Dal 2010 ad oggi gli insegnanti hanno perso 8817 euro, attualmente il reddito lordo di un docente a metà carriera va dai 32800 per la scuola dell’infanzia ai 36700 per le scuole superiori», spiega Mimmo Pantaleo, segretario Flc CGIL. L’obiettivo è ambizioso:«Questo dato va radicalmente invertito: bisogna investire circa 17 miliardi, un punto di Pil, nei prossimi anni: un’operazione strategica, per dare l’idea di una società avanzata». Non è solo un problema di retribuzioni, ma anche: «Non vogliamo parlare solo di soldi, siamo disposti a discutere col governo di tutti i temi: ma se dovesse decidere unilateralmente, allora la risposta sarà durissima».

Stipendi e orari degli insegnanti, a confronto con il resto del mondo

Il nuovo contratto

Il punto di partenza non può che essere quello degli insegnanti, i principali protagonisti del mondo della scuola. Farli lavorare di più, come paventato nelle ultime settimane? «Non se ne parla proprio - incalza Pantaleo - I nostri insegnanti lavorano già 36 ore a settimana, ma molto del loro lavoro è sommerso, come la correzione dei compiti a casa. Se vogliamo impiegarli per compiti ulteriori, vanno retribuiti giustamente. E la formazione deve diventare permanente in servizio, obbligatoria. Gli scatti di anzianità non possono essere eliminati, ma magari possono essere affiancati ad altri elementi di valutazione: se un insegnante lavora per molti anni in un contesto sociale e culturale difficile, se presta la sua opera per tenere aperte le scuole anche nel pomeriggio, lo scatto può essere anticipato, questo sì». Come vanno regolate tutti i diritti e i doveri degli insegnanti? La Cgil non ha dubbi: con un nuovo contratto, visto che l’ultimo è stato siglato sette anni e, nelle more, si è intervenuti per legge, con risultati spesso di dubbia efficacia.

Più laboratori, meno aule

Biblioteche, palestre, mense, sistemi informatici adeguati ai tempi: i luoghi dove studiare sono altrettanto importanti del come studiare, secondo il piano del sindacato. «Sperimentare significa poter verificare le nozioni apprese», spiega Pantaleo, lanciando l’idea di una didattica sempre più «laboratoriale» e meno teorica, per legare sempre di più la formazione al mondo del lavoro. In questo senso, via libera all’ipotesi, anticipata dal governo, di lasciare le scuole aperte tutto il giorno, purché si abbiano progetti di continuità didattica e non ci si limiti a fare il «doposcuola». Ma se l’organico è ridotto all’osso, come si fa? «Sicuramente non tagliando un anno di liceo, che farebbe perdere il posto di lavoro a 40-60 mila insegnanti», sottolinea il segretario. «E neanche creando dei dirigenti scolastici-manager che abbiano il compito di decidere la vita e la morte di tutti quelli che lavorano nel suo istituto: ma magari togliendo alle scuole tutte quelle pastoie burocratiche che le affossano».

L’organico «che funziona»

Ed è qui che interviene l’altro grande tema, che secondo la Cgil va inserito in un piano per la scuola: e cioè l’organico funzionale, ovvero un organico stabile, che sia funzionale ai progetti dell’istituto, e non legato alle ore da coprire. «In questo modo anche i precari diminuirebbero, e non sarebbero più discriminati da un punto di vista economico. Così potrebbe trovare soluzione anche l’annoso problema delle sostituzioni brevi, che risulta non solo costoso, ma assolutamente inefficace dal punto di vista della tutela del diritto allo studio», spiega Pantaleo, uno dei promotori presso la Corte di giustizia europea della vertenza contro il Miur per i precari della scuola, almeno 230 mila, tra insegnanti nelle graduatorie ad esaurimento (160 mila), Pas (65 mila), Tfa (11 mila).

Gli ispettori

«Si dice che i sindacati la ostacolano in tutti i modi, e invece noi la chiediamo, purché sia di sistema»: secondo la Cgil, la valutazione va assolutamente usata, ma o deve essere fine a se stessa, bensì usata tenendo bene a mente quali sono gli obiettivi. «Nessuna competizione esasperata, per capirci, perché in altri paesi non ha dato buoni frutti: ma una valutazione utile a migliorare la qualità della scuola, a giudicare complessivamente tutti gli attori, compresi quelli politici». E quindi, in pratica: per la Cgil i test invalsi dovrebbero essere solo un riferimento e andrebbero riportati allo spirito originario, e realizzati solo su base campionaria; bisognerebbe puntare sulla autovalutazione e sul rendiconto autonomo delle scuole: e infine mettere in campo gli ispettori, ma per fare in modo che si rispettino gli standard qualitativi, e non per scatenare una guerra tra scuola. 


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