Banchi distanti da 1 a 3 metri, classi dimezzate e streaming «I test a scuola per ripartire»
Banchi distanti da 1 a 3 metri, classi dimezzate e streaming «I test a scuola per ripartire»
Chiara Sandrucci
Metro alla mano, partono i primi test di riapertura delle scuole. Le simulazioni, per ora solo sulla carta, sono già cominciate in 12 scuole piemontesi «beta tester» chiamate a collaudare il piano del Politecnico di Torino «Scuole aperte, società protetta» pubblicato sabato scorso.
In centro città, al Convitto Umberto I, i diversi scenari legati a un rischio contagio medio o alto sono stati elaborati con grafiche in 3D. Il «rendering» disegna una griglia a nido d’ape o a scacchiera intorno ai ragazzi in una classe tipo di 35 metri quadri, con distanze tra loro che variano da uno fino a tre metri. Nello scenario peggiore, soltanto 7 o 8 studenti per classe. In quello migliore, tra i 15 e i 16. «Abbiamo un team formato da 12 persone, tra docenti e educatori, che sta lavorando giorno e notte», dice Giulia Guglielmini, preside del Convitto che ha elementari, medie e liceo per un totale di 1.400 allievi e 110 docenti. «Secondo le indicazioni del Politecnico nello scenario più roseo le classi a scuola andranno dimezzate — spiega la preside —. Per le medie e le superiori stiamo considerando i turni: intera classe a scuola, se pur separata in aule diverse, e poi classe a casa con la didattica a distanza».
Questa per lo meno sarebbe la soluzione migliore per le prime, che a settembre cominciano un nuovo ciclo. L’edificio del Convitto è dell’Ottocento, ha corridoi ampi, tanti ingressi, ma gli spazi tutti occupati. L’aula magna verrà sacrificata per ricavare 4 aule in più e sarà chiamato a raccolta tutto il personale docente. «Ma non c’è ancora nulla di definito — precisa Guglielmini — abbiamo in corso un sondaggio approfondito tra docenti e studenti che estenderemo anche alle famiglie e attendiamo le linee guida che arriveranno dal ministero».
Il rapporto del Politecnico di Torino ha dato indicazioni su «cosa» si può fare per riaprire, così come lo ha fatto per le imprese. Ma a stabilire il «come» saranno le singole scuole, partendo con le «beta tester» di ogni ordine e grado coordinate dall’Ufficio scolastico regionale del Piemonte. I risultati saranno poi condivisi con il ministero dell’Istruzione, dove è al lavoro la task force nazionale. Anche al liceo classico Alfieri, altra «scuola beta» torinese, il test si sta svolgendo a tavolino. «È stato necessario soltanto qualche sopralluogo per verificare la posizione di alcuni arredi, per il resto abbiamo lavorato da remoto», spiega il preside Giuseppe Inzerillo. Primo step l’analisi dell’edificio risalente agli anni Sessanta: 48 classi, 5 piani, 1.200 studenti e 85 insegnanti. Anche in questo caso aule dimezzate o ridotte a un quarto in caso di recrudescenza del contagio.
Qui la soluzione che si sta testando prevede di dividere ogni classe: a turno, metà a scuola e metà a casa. «L’idea è di trasmettere in diretta streaming ogni lezione — spiega Inzerillo —. In questo modo si riesce a salvaguardare l’orario, anche se per i docenti non sarà facile fare lezione sia in presenza che a distanza». Non solo. Ci vorranno 48 webcam e relativi treppiedi per poter inquadrare insegnante e lavagna, ma soprattutto una connessione internet a banda larga che ancora non c’è.