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Badanti, chef e tree worker nelle Regioni la formazione è un inganno da 2,5 miliardi

Corsi fantasiosi e inutili per sfruttare i fondi europei

07/10/2012
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la Repubblica

ANTONIO FRASCHILLA FILIPPO SANTELLI
ROMA
— C’è il corso per wedding planner, organizzatore di matrimoni, a 6mila euro. Si può imparare come lavorare sugli alberi, tree worker, prezzo: 5mila e 500 euro. Studiare per diventare badanti o, per 6 mila euro, degli «chef colti», esperti in dieta mediterranea. È vario e costoso il catalogo dei corsi di formazione finanziati dalle Regioni. I disoccupati perdono tempo, il conto vero lo paga l’Europa: 2,5 miliardi erogati nel periodo 2007-2013 a sostegno dell’occupazione. I politici locali, che quei soldi devono trasformarli in ore di lezione, avviano tanti corsi inutili, di cui beneficiano soprattutto gli enti che li erogano. A volte però neppure si entra in classe. L’Italia ha il record di frodi nella gestione dei fondi europei
e il settore della formazione
non fa eccezione.
Di occupazione, in Sicilia, i corsi ne hanno creata. Ma quasi solo per chi li organizza. Sono 10mila i formatori in Regione, stipendiati da centinaia di enti vicini alla politica, spesso di proprietà di onorevoli o dirigenti di partito. Ogni anno la Sicilia spende 400 milioni di euro in formazione. Una torta golosa che lievita sotto elezioni: la
maggior parte degli insegnanti sono stati assunti tra il 2006 e il 2008, a ridosso delle consultazioni che hanno premiato Salvatore Cuffaro e Raffaele Lombardo. Agli allievi, in tutto 40mila, va un sussidio di 500 euro al mese. Ma una volta ottenuto il diploma le prospettive restano nere: secondo la Corte dei Conti per ogni sessione «solo un disoccupato e mezzo trova lavoro ». E nella miriade di corsi, ne è spuntato pure uno per aspiranti badanti.
RECORD DI FRODI
Capita anche che la fregatura diventi truffa. A Catanzaro la magistratura ha messo sotto indagine 28 persone, tra funzionari regionali e imprenditori, che avrebbero intascato 11 milioni di euro organizzando corsi fantasma. Nel 2011 vicenda analoga a Milano, una frode da 50 milioni di euro. La strategia più diffusa sono le false fatturazioni: enti fittizi certificano spese per lezioni mai svolte e ottengono il rimborso dalla Regione, complici verifiche che scattano solo a campione. La Sicilia nei giorni scorsi si è vista bloccare da Bruxelles un finanziamento da 500 milioni di euro
per «carenze nei controlli». Proprio la cifra che secondo l’Olaf, l’organismo che lotta contro le frodi comunitarie, l’Italia perde ogni anno a causa di truffe e irregolarità.
PREZZI GONFIATI
Tra i progetti finanziati da fondi comunitari c’è “Alta Formazione” che coinvolge dieci Regioni. A neolaureati o disoccupati viene pagata l’iscrizione ad un corso «strategico per lo sviluppo economico e la competitività», come recita il bando. Nel catalogo si trovano master universitari in management o in comunicazione, lezioni per programmatori o operatori turistici. Meno strategici però sembrano alcuni corsi proposti dagli enti privati: «Esperto in progetti educativi con la mediazione del cane» (4.500 euro), «Master chef per la dieta mediterranea » (6mila euro per sfornare un «cuoco colto»), o «Facilitatore della formazione finanziata», 6mila euro. Il tema: come organizzare corsi sostenuti da fondi pubblici. Il prezzo è spesso vicino al tetto massimo di 6mila euro coperto dal voucher. Quelli di inglese costano anche il doppio rispetto alle offerte dei maggiori istituti di lingua.
Per evitare che i formatori speculino su tariffe e numero di partecipanti Veneto e Liguria chiedono al corsista di pagare il 20% della quota. Altre Regioni però, come Campania, Emilia Romagna e Molise, rimborsano l’intero costo.
POCHI SBOCCHI
Il 57% dei disoccupati formati nel 2009 oggi ha un lavoro. Ma solo metà di loro ritiene che le lezioni abbiano davvero aiutato. Alcuni lamentano di non aver ricevuto competenze utili: non basta, come si legge nella scheda del corso per wedding planner, «che i giovani, nonostante la crisi, continuino a sposarsi». Né che «l’esperto tree worker possa vantare abilità e competenze spendibili anche in Slovenia e Austria». Altri hanno denunciato l’assenza di una parte
pratica. Quest’anno lo stage è obbligatorio, ma in molti casi si tratta di una toccata e fuga di 40 ore. A volte in un’azienda “sorella” di quella che forma, con il titolare nella multipla veste di organizzatore, professore e testimone. Così, una volta diplomati, i «facilitatori della formazione finanziata» avranno tre società di riferimento in cui cercare sbocchi. Ma tutte di proprietà della stessa persona, il loro insegnante.


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