Baccini su ANVUR: anomalie, costi ed effetti collaterali della valutazione all’italiana
è un’agenzia mal disegnata, perché si è presa un’idea britannica e l’abbiamo messa dentro una struttura napoleonica.
«Questa agenzia è stata variamente chiamata: qualcuno dice “un mostro istituzionale”. Io, in maniera meno polemica, dico: è un’agenzia mal disegnata, perché si è presa un’idea britannica e l’abbiamo messa dentro una struttura napoleonica. […] dentro uno dei gruppi di valutazione della ricerca di area economica, per caso, c’erano tutti questi signori che facevano parte di “Fare per fermare il declino”, il movimento di Oscar Giannino, che, avendo quella percentuale di votanti a livello nazionale, si sono trovati proprio tutti lì dentro quel GEV in quel giorno [Brusio e risate dal pubblico]. L’idea è che c’è una linea nazionale definita dall’agenzia, quando nel resto del mondo si fa altro. Perché, se si sbaglia quello standard – e in Italia lo stiamo sbagliando – è la fine». Valutazione della ricerca, della didattica, della performance e delle attività amministratrive, dei dottorati. Attività e nomine tutte di tipo top-down. Costi sproporzionati. Una riflessione sulle anomalie dell’Agenzia nazionale di valutazione italiana ANVUR nel panorama europeo.
Intervento di Alberto Baccini (video e slide) nel corso dell’incontro “#STOPVQR il futuro passa per una migliore valutazione della ricerca”, organizzato da M5S presso la Sala Tatarella del Palazzo dei Gruppi della Camera dei Deputati (via Uffici del Vicario 21), mercoledì 16 marzo, dalle ore 15 alle 17.
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In Italia la valutazione è entrata con la legge Gelmini: è stata creata l’agenzia nazionale di valutazione dell’universita e della ricerca. Questa agenzia è stata variamente chiamata: qualcuno dice “un mostro istituzionale”. Io, in maniera meno polemica, dico: è un’agenzia mal disegnata, perché si è presa un’idea britannica e l’abbiamo messa dentro una struttura napoleonica, che è il nostro ministero, che è il nostro sistema di controllo delle università. Per cui noi abbiamo, a questo punto, un controllo ministeriale molto centralizzato e l’agenzia che diventa lo strumento principale del controllo centralizzato da parte del ministero.
L’agenzia – tra un po’ vi faccio vedere una slide in cui si rende in modo chiaro – ha delle anomalie perché gestisce tutte le attività di valutazione mentre, per esempio in Inghilterra, dove ci sono agenzie che fanno valutazione, le competenze sono separate, perché non ci può essere una sola testa che decide su tutto. L’agenzia ANVUR fa la valutazione della ricerca, la valutazione della didattica, fa la valutazione della performance delle attività amministrative delle università. Di fatto, avendo tutte le competenze su tutti gli aspetti di interesse di azione dell’università, la creazione dell’agenzia ha creato un sistema completamente sbilanciato, un cui l’elite che viene cooptata dentro l’agenzia ha il potere pieno nella definizione delle politiche, anche se questo non è detto in modo esplicito.
Perché parlo di elite? Parlo di elite perché c’è un consiglio direttivo, fatto da sette persone, che fanno loro stesse parte della valutazione […] questa è un’anomalia tutta italiana, l’agenzia francese, la più simile alla nostra, l’agenzia spagnola, l’agenzia di controllo qualità inglese sono fatte in modo completamente diverso Questo significa che se, nel momento in cui si sceglie il consiglio direttivo, si sbaglia a scegliere il consiglio direttivo perché si mettono dentro persone che non hanno le competenze tecniche per fare quel mestiere, perché fare il valutatore è un mestiere non semplice, allora c’è un rischio reale di inadeguatezza tecnica. E, ohimè, gran parte dei risultati delle valutazioni fatte negli ultimi anni in Italia risentono di questa inadeguatezza tecnica in maniera drammatica.
C’è un problema di nomina del consiglio direttivo. La nomina la fa il ministro. La fa attraverso un filtraggio che, come ben sapete, è inadeguato, nel senso che non riesce neanche a eliminare casi molto precisi […] non vi sto a raccontare la storia: questo è lo stenografico della commissione cultura, appunto […]
Questo si vede a livello dei sette. Quando poi si va a vedere cosa succede nelle scelte successive, succedono cose strane. Questa è una slide che io faccio vedere ormai da – credo – quattro anni. Quando è stata fatta la vecchia valutazione della qualità della ricerca, dentro uno dei gruppi di valutazione della ricerca di area economica, per caso, c’erano tutti questi signori, che erano tutte persone che facevano parte di “Fare per fermare il declino”, il movimento di Oscar Giannino, che, avendo quella percentuale di votanti a livello nazionale, si sono trovati proprio tutti lì dentro quel GEV in quel giorno. [Brusio e risate dal pubblico] Sì, anche questa è una fluttuazione statistica … se prendete lo stesso GEV – Gruppo di Valutazione della Ricerca – del 2011-14, cioè quello nominato qualche mese fa, alcuni se ne sono andati, ci sono tre new entry, sempre dal vecchio gruppo di “Fare per fermare il declino” [altre risate dal pubblico]. […]
L’idea è che c’è una linea nazionale definita dall’agenzia, quando nel resto del mondo si fa altro. [… ] Non c’e bisogno di un’unità centrale che decide qual è lo standard da adottare per tutti. Perché, se si sbaglia quello standard – e in Italia lo stiamo sbagliando – è la fine. Mettiamo in atto delle cose, che avrete forse visto su Roars, che sono: incentivi a comportamenti scorretti nelle pubblicazioni, incentivi a comportamenti scorretti nelle citazioni, incentivi a pubblicarsi sotto casa o con la rivista che si controlla – cose che nel mondo normale non circolerebbero – perché si devono rispettare gli standard dettati dall’agenzia. Il quadro è preoccupante.
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