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Avvenire-Scuola, la riforma debutta in Senato

PALAZZO MADAMA Confermato l'impianto anticipato nelle scorse settimane. Restano elementari, medie e superiori Scuola, la riforma debutta in Senato Si parte in commissione Cultura. E il governo ri...

10/04/2002
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Avvenire

PALAZZO MADAMA Confermato l'impianto anticipato nelle scorse settimane. Restano elementari, medie e superiori
Scuola, la riforma debutta in Senato

Si parte in commissione Cultura. E il governo ribadisce la scelta della delega

Enrico Lenzi

Milano. Debutto parlamentare per la riforma della scuola targata Letizia Moratti. L'approdo, previsto per questo pomeriggio in commissione Cultura del Senato, giunge dopo un lungo periodo di lavoro, iniziato nel giugno 2001 con lo stop all'applicazione della riforma dei cicli scolastici decisa dal governo Berlusconi. Un approdo che si preannuncia tutt'altro che tranquillo, anche se i numeri sono dalla parte della maggioranza di centrodestra. Da parte sua l'opposizione ha deciso di far sentire con forza la propria voce. Ma anche all'interno del mondo della scuola il clima non è affatto tranquillo, ad iniziare dal fronte sindacale che ha nella Cgil la capofila della protesta. In attesa di vedere come si svilupperà il cammino parlamentare e soprattutto se riuscirà nell'intento di varare il progetto per partire col prossimo anno scolastico, va detto che il progetto di riforma ha vissuto diverse tappe nel corso di questi ultimi, ad iniziare dal lavoro della commissione Bertagna, chiamata dal ministro a fornire suggerimenti su come risolvere i problemi lasciati aperti dalla riforma Berlinguer-De Mauro. Ma nel corso dei suoi lavori la commissione ha di fatto fornito uno schema di riforma alternativa alla legge 30 dell'anno 2000. Schema che ha fatto da base ai lavori degli Stati generali della scuola, svoltisi lo scorso dicembre a Roma. Un appuntamento fortemente voluto dal ministro Moratti (che in un primo tempo l'aveva fissato a Foligno) e presentato come "l'occasione per far discutere tutte le componenti della scuola sulla riforma". Da quell'appuntamento sono passati quasi cinque mesi, nei quali il testo, che ora approda al Senato, ha subito revisioni, limature, correzioni e visti soprattutto a livello politico e nella conferenza Stato-Regioni.
Il contenuto del provvedimento, di fatto, non si discosta da quanto anticipato nelle scorse settimane. Salvata la tripartizione elementari, medie e superiori, i cambiamenti riguardano la suddivisione interna dei singoli corsi. Nelle elementari dopo un primo anno "teso al raggiungimento delle strumentalità di base" e all'accoglienza dalla scuola materna, seguiranno due bienni con obiettivi specifici. Nelle medie si parte con un biennio e si conclude con un terzo anno "che completa il percorso didattico e si raccorda con la scuola superiore". Un'altra grossa novità arriva a questo punto, visto che lo studente potrà scegliere tra proseguire gli studi nei licei o optare per la istruzione e formazione professionale. Percorsi di pari dignità e che prevedono la possibilità di passaggio dall'uno all'altro.
Altra novità l'età a cui potersi iscrivere a scuola. Alla scuola dell'infanzia, che manterrà la durata triennale, potranno iscriversi bambini che hanno compiuto i 3 anni o lo faranno entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento. Analoga possibilità anche per l'iscrizione alla prima elementare prima del raggiungimento dei 6 anni. Il testo all'esame del Senato prevede comunque una applicazione graduale, limitando nella sua fase iniziale la data al 28 febbraio. Vuol dire che un bambino che dovesse iscriversi in prima il prossimo settembre potrebbe farlo anche se compisse i 6 anni entro il 28 febbraio 2003. Ma su questo punto ci potrebbero essere ripensamenti, visto che anche all'interno del centrodestra si è faticato per trovare un'intesa.
Indicati anche gli ambiti dei nuovi licei, come si chiameranno tutte le scuole superiori. Saranno otto: artistico, classico, economico, linguistico, musicale, scientifico, tecnologico, delle scienze umane. Avranno durata quinquennale e si concluderanno con un esame di Stato, come ora si chiama la vecchia maturità. Per quanto riguarda l'istruzione e formazione professionale quest'ultima è di competenza delle Regioni, secondo le modifiche costituzionali. Previsto anche una loro partecipazione a determinare una parte dei programmi insegnati nelle scuole superiori.
Enrico Lenzi


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