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Avvenire-Istruzione, l'Italia ancora in coda

RAPPORTO EDUCAZIONE Istruzione, l'Italia ancora in coda indagine Ocse. Il nostro Paese solo al 26esimo posto della classifica. Tra i rilievi: grandi spese, ma scarsi risultati. Nel mirino ...

17/09/2004
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Avvenire

RAPPORTO EDUCAZIONE

Istruzione, l'Italia ancora in coda

indagine Ocse. Il nostro Paese solo al 26esimo posto della classifica. Tra i rilievi: grandi spese, ma scarsi risultati. Nel mirino anche il nostro sistema universitario (in molti non terminano gli studi)

Da Roma Pino Ciociola

L'Italia resta un buon passo indietro. Nella maggior parte dei Paesi Ocse è cresciuto il numero di studenti che arriva a conseguire un titolo di istruzione superiore, con effetti positivi per gli individui e i sistemi economici. Però da noi questo aumento è risultato inferiore, oltre che unito a un alto tasso di abbandono degli studi. Lo racconta "Uno sguardo sull'educazione 2004", rapporto dell'"Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico" (Ocse) sullo stato dell'educazione nei suoi trenta Paesi membri.
Quartultimi. Nell'analisi complessiva, l'Italia è al 26esimo posto nella graduatoria elaborata dall'Ocse nel suo rapporto. Dal 1960 al 1990 alcuni Paesi sono passati (in questa classifica generale Ocse sull'istruzione) dagli ultimi ai primi posti: la Corea dal 24esimo al primo, il Giappone dall'11esimo al terzo e la Finlandia dal 15esimo all'ottavo, mentre l'Italia ha oscillato fra il 24esimo e il 26esimo. E fra gli elementi presi in considerazione per stilare la classifica, c'è l'evoluzione dei livelli e dei risultati degli studenti, gli incentivi offerti dai governi per attrarre e trattenere insegnanti qualificati, la disponibilità e l'uso delle tecnologie multimediali nel processo di apprendimento, la spesa per l'istruzione e infine l'accesso all'educazione continua da parte degli adulti.
Brutte notizie dagli atenei. L'Italia è il Paese del record di abbandoni universitari (com'è diffusamente raccontato nell'articolo a fianco, ndr). Sebbene "tra il 1995 e il 2002 le iscrizioni all'educazione terziaria (livello universitario o alta formazione professionale) sono aumentate in Italia dell'8 per cento" - si legge nel rapporto - contro un valore di "oltre il 50 nella Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Islanda, Corea e Polonia e di più del 20 per cento in Australia, Finlandia, Irlanda, Messico, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito". Sopra la media, invece, l'effetto del miglioramento dei livelli di istruzione sulla produttività del lavoro nel nost ro Paese, che nell'indagine risulta terzo dopo Portogallo e Regno Unito.
Grandi spese, scarsi risultati. L'Italia è uno dei nove paesi Ocse nei quali la spesa pubblica per l'istruzione è aumentata più del Pil, passando dal 4,7 per cento del '95 al 4,9 nel 2001. In questi anni la spesa per studente, in termini reali, è cresciuta del 12 per cento per i gradi sotto il terziario e del 20 per il terziario. Nonostante ciò, gli stipendi degli insegnanti sono inferiori alla media Ocse e i risultati scolastici dei ragazzi lasciano a desiderare. La spesa per allievo di scuola primaria (6.783 dollari) è assai superiore alla media Ocse (4.850 dollari), gran parte di questa è assorbita dal rapporto numerico tra allievi e insegnanti (10,6 a 1), tra i più bassi dei Paesi Ocse, visto che appunto lo stipendio dell'insegnante di scuola primaria in Italia (27.726 dollari Usa) è inferiore alla media Ocse (31.366 dollari Usa). Analoga situazione si registra nella scuola secondaria dove gli alti livelli di spesa per studente sollevano interrogativi soprattutto alla luce del fatto che in Italia i risultati dei quindicenni sono parecchio al di sotto della media Ocse in aree fondamentali come la lettura, la matematica e le scienze (mentre sempre nel nostro Paese il numero totale di ore di lezione per gli studenti è tra i più alti dell'Ocse).


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