Avanti-Le azioni inammissibili dei sindacati
Le azioni inammissibili dei sindacati Le cronache dei giorni scorsi hanno illustrato i programmi messi a punto da Cgil, Cisl e Uil nella loro lotta contro "il declino" (che esse portano avanti a...
Le azioni inammissibili dei sindacati
Le cronache dei giorni scorsi hanno illustrato i programmi messi a punto da Cgil, Cisl e Uil nella loro lotta contro "il declino" (che esse portano avanti almeno ci provano insieme alla Confindustria). Tra le iniziative assunte, è annunciata, il 15 febbraio a Milano, un'assemblea dei delegati sulle crisi industriali che coinvolgono a loro dire "ormai più di 3.500 aziende con 160mila lavoratori" (a fare la divisione, si tratta in media di 45 occupati per posto di lavoro). Che il settore industriale abbia dei seri problemi è una realtà: siano benvenute, allora, tutte le azioni e le proposte in grado di risolverli. Per questi motivi pensiamo il governo ha convocato le parti sociali nei primi giorni di gennaio. Valuteremo in quel momento se le confederazioni e la Confindustria saranno in grado di dare un contributo serio, a partire dalla messa in gioco delle loro disponibilità. O se invece continueranno a menare il can per l'aia dei discorsi fumosi. Fin d'ora si illudono quanti immaginano che i sindacati italiani siano pronti a sperimentare anche in Italia la prassi degli accordi tedeschi e francesi, improntati a maggior lavoro a parità di salario. Anche nel caso dei pubblici dipendenti (che almeno hanno la sicurezza dell'impiego) Cgil, Cisl e Uil respingono sdegnate delle proposte di incremento salariale, avanzate dal governo, ben più elevate di quelle che i lavoratori privati chiederanno ed otterranno. Quanto alle aziende in crisi, poi, noi vorremmo che nessun lavoratore rischiasse il posto e che nessuna impresa fosse in difficoltà. Ma sembra essere, purtroppo, un dato fisiologico (in una fase congiunturale non positiva) che - su un milione ed oltre di aziende dell'industria e delle costruzioni, come indica la tabella - alcune migliaia abbiano dei problemi. Ma sarebbe così anche con una maggioranza ed un Esecutivo "amici". Numero di imprese per settore di attività economica e per classe di addetti Classi di addetti Agricoltura e pesca Industria in senso stretto Costruzioni Commercio Altri servizi Totale 1 18.916 200.594 297.900 747.293 1.130.230 2.394.933 2-5 12.526 193.712 161.176 406.146 518.324 1.291.884 6-9 1.643 57.883 31.078 43.987 56.426 191.017 10-19 743 56.361 18.944 23.217 30.111 129.376 20-49 322 27.515 5.376 7.574 12.108 52.895 50-99 119 7.314 934 1.530 3.786 13.683 100-249 38 3.734 287 683 2.164 6.906 250 e più 9 1.583 82 301 1.297 3.272 Totale 34.316 548.696 515.777 1.230.731 1.754.446 4.083.966 Fonte elaborazione Con-Media su dati censimento 2001 Da quando la Casa delle libertà ha vinto le elezioni, agli italiani è successo di tutto. Da ultimo, solo la convocazione del ministro Mario Baccini ha sbloccato, per ora, una situazione veramente critica all'Istat, dove i ricercatori stavano da giorni in assemblea permanente. Certamente questi lavoratori hanno delle buone ragioni da far valere. Ma è giusto arrivare a tal punto? I forestali calabresi hanno fatto scuola. E prima di loro hanno dato l'esempio i tranvieri e il personale dell'Alitalia. E prima ancora i metalmeccanici della Fiom che, nelle realtà territoriali dove avevano le condizioni organizzative (nelle città del "triangolo rosso"), hanno fatto ricorso a blocchi delle portinerie e delle merci (come poi avvenne anche nello stabilimento di Melfi) per costringere le aziende a sottoscrivere protocolli correttivi di un accordo di rinnovo del contratto nazionale alla cui sottoscrizione la federazione della Cgil si era sottratta, fin dall'inizio, presentando una piattaforma rivendicativa separata del tutto inaccettabile. Il conflitto sociale non è mai un giro di valzer: momenti di esasperazione ci sono sempre stati e sempre vi saranno. Non è ammissibile, però, che lo scontro venga portato subito a livelli di ingovernabilità e che, ad agire così, non sia qualche rappresentanza di base, in cerca di protagonismo, ma le confederazioni storiche, quelle stesse che dicono di avere una visione complessiva dei problemi, che sono tenute al rispetto dei patti sull'esercizio del diritto di sciopero e che dovrebbero saper difendere anche i diritti di quei cittadini che, a causa di scioperi selvaggi, non sono in grado di svolgere funzioni essenziali, come poter percorrere un'autostrada o salire su di un treno. All'interno del governo, purtroppo, vi sono forze che si lasciano condizionare (si veda il caso dei forestali) e che tendono a risolvere comunque questi conflitti. Senza accorgersi che sarebbe assai più redditizio, sul piano politico, contrapporsi alle prepotenze, prendendo la parte dei cittadini costrette a subirle. La signora Thatcher guadagnò consensi resistendo agli scioperi dei minatori, i cui sindacati tentarono di tutto per piegare il governo. Ma erano altri tempi. Ed altri statisti.
Giuliano Cazzola