Avanti-Devolution, uno sbaglio
DIBATTITO Devolution, uno sbaglio Per fortuna la complessa legge costituzionale, che comprende la cosiddetta devoluzione, probabilmente non passerà perché ci vorrebbero, come è noto, due vota...
DIBATTITO
Devolution, uno sbaglio
Per fortuna la complessa legge costituzionale, che comprende la cosiddetta devoluzione, probabilmente non passerà perché ci vorrebbero, come è noto, due votazioni finali della Camera e due del Senato a distanza di tempo per farla approvare, mentre ormai c'è poco più di un anno alla fine della legislatura. Al massimo, purché venga separata dal resto, si può far approvare col consenso della maggioranza e della minoranza una nuova legge elettorale per il Senato, che tenga conto delle Regioni. Il Partito cattolico della Casa delle libertà, l'Udc, si è molto opposto alla devoluzione, ma non ha certamente trovato una soluzione positiva con la cosiddetta "clausola di supremazia" inserita nell'articolo 120 della Costituzione, che prevede che lo Stato, anche con provvedimenti legislativi possa sostituirsi a Regioni, Comuni, Province e città metropolitane nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria, in caso di pericolo per la pubblica sicurezza o quando lo richiedano le tutele dell'unità giuridica e dell'unità economica". Tutto ciò è destinato a creare un'infinità di contrasti tra le Regioni e lo Stato. Se certe Regioni ben note (che per carità di patria non vogliamo nominare) chiedono cose incredibili in materia di sanità o di scuola (per esempio tutti i somari della Lombardia o del Piemonte si faranno promuovere a pieni voti in certe assai deboli regioni) lo Stato interverrà contro la loro legislazione scolastica, ma non finirà così e tutto andrà a concludersi alla Corte costituzionale, la quale diverrà un organo potentissimo più forte del Parlamento. Non diciamo poi cosa potrà succedere in materia di polizia, quando ben si sa come vanno anche oggi le cose in certe Regioni. Anche in questa materia il povero Stato centrale dovrà intervenire, litigare e si andrà alla solita Corte Costituzionale. Inoltre l'articolo 35 della legge costituzionale modifica l'articolo 118 della Costituzione, istituendo la "Conferenza Stato-Regioni" con il compito di realizzare una leale collaborazione e per promuovere accordi e intese. Giustamente il presidente del Senato, Pera, è preoccupato perché l'aver costituzionalizzato la Conferenza Stato-Regioni, senza un limite certo di competenze, può costituire una forte limitazione alle prerogative del Parlamento e esiste grande il rischio che il Senato federale si riduca ad una Camera di ratifica di accordi presi in altre sedi. Non aggiungiamo altro per non rattristare troppo i nostri lettori, ma è certo che, se quella legge costituzionale per caso dovesse essere approvata, diventerebbe difficilissimo governare un Paese così poco omogeneo, dove lo Stato centrale sarebbe insidiato dalle Regioni (e non solamente dalle Regioni), dove i contrasti sarebbero infiniti e dove anche l'industria sarebbe messa nei cappi e non sarebbe più capace di competere in sede internazionale.
a cura di: Luigi Preti
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