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Autonomia sì, ma con fondi privati

Le novità della riforma degli organi collegiali, al rush finale alla camera dopo anni di stop. Maggiori entrate per le scuole grazie a fondazioni e imprese

03/04/2012
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ItaliaOggi

di Mario D'Adamo  

Autonomia statutaria riconosciuta alle istituzioni scolastiche per aumentarne la capacità di autogoverno; rispetto di determinati vincoli e criteri per costituire reti, associazioni e consorzi cui ora, invece, possono liberamente aderire. E autovalutazione d'istituto obbligatoria. Per il raggiungimento degli obiettivi strategici fissati dal piano dell'offerta formativa le scuole potranno ricevere contributi da fondazioni, soggetti pubblici e privati, associazioni e organizzazioni no profit.

E così si spiega la clausola di neutralità finanziaria che chiude il disegno di legge di riforma degli organi collegiali, in discussione alla VII commissione permanente della Camera dei deputati. Niente nuovi finanziamenti provenienti dallo stato, dunque, che di fatto ha progressivamente e consistentemente ridimensionato i propri interventi, e quindi niente maggiore autonomia, se non nei limiti in cui questa potrà essere sostenuta dai contributi di soggetti esterni alle scuole. Non ci si può immaginare che la competenza statutaria assicurata alle scuole generi di per sé sola indipendenza e autonomia maggiori. Nel giro di un mese la riforma potrebbe diventare legge. Il 22 marzo scorso, infatti, la commissione ha unificato in un progetto numerosi altri, tra questi quello della presidente della commissione Valentina Aprea, oggi assessore all'istruzione in Lombardia e in uscita dalla camera, preso come testo base. La commissione sta lavorando in sede referente, ma dopo l'acquisizione dei pareri delle altre commissioni permanenti, ormai tutti pervenuti, intende chiedere la sede legislativa, approvare la legge senza il passaggio in aula e subito dopo trasmetterne il testo al senato. Separazione tra funzioni di indirizzo, funzioni di gestione e funzioni tecniche è il criterio per rimodulare le competenze e le funzioni degli organi, collegiali e non, della scuola. Il consiglio d'istituto cambia nome, diventa consiglio dell'autonomia ma continua a essere presieduto da un genitore e a mantenere le vecchie competenze cui si aggiunge quella relativa allo statuto. Che in sede di prima attuazione della legge, però, sarà adottato dal consiglio d'istituto uscente insieme al regolamento relativo al proprio funzionamento. Lo statuto definisce istituzione, composizione e funzionamento degli organi interni nonché forme e modalità di partecipazione della comunità scolastica. Il consiglio dell'autonomia è organo d'indirizzo, ma se non c'è la relativa proposta del dirigente scolastico non può affrontare alcune materie (il piano dell'offerta formativa, il programma annuale, il conto consuntivo e il regolamento d'istituto). Lo statuto definisce il numero dei componenti, da nove a tredici, individuando quanti genitori e docenti vi debbano essere rappresentati, alla condizione che siano in pari numero, quanti studenti nella scuola secondaria superiore e quanti rappresentanti, uno o due, delle realtà culturali, sociali, professionali e produttive di riferimento. Il personale amministrativo, tecnico e ausiliario non vi è rappresentato, il dirigente scolastico è membro di diritto, il direttore dei servizi generali e amministrativi funge da segretario del consiglio, ne fa parte ma non ha diritto di voto e quindi non concorre a formarne la composizione numerica. Il consiglio dura in carica tre anni ed è rinnovato entro il 30 settembre. Il dirigente scolastico è organo di gestione e svolge sempre gli stessi compiti. L'organo tecnico è il consiglio dei docenti, che opera anche per commissioni, dipartimenti e consigli di classe. Dei quali ultimi non fanno più parte i genitori, che però troveranno una loro rappresentanza negli organismi di partecipazione istituiti scuola per scuola dallo statuto. Nasce il nucleo di autovalutazione, da tre a sette componenti, compreso un soggetto esterno e un rappresentante delle famiglie.

Esso opera con la collaborazione dell'Invalsi e predispone un rapporto, che verrà presentato in un'apposita conferenza annuale. Il progetto, infine, confermando l'abrogazione di tutti gli organi collegiali territoriali, istituisce il consiglio nazionale delle autonomie scolastiche, che sostituirà l'attuale Cnpi, mentre le regioni dovranno individuare luoghi di rappresentanza delle istituzioni scolastiche e istituire la conferenza regionale del sistema educativo nonché conferenze territoriali di coordinamento tra scuole, enti locali, rappresentanti del mondo della cultura, del lavoro e dell'impresa. Sul punto la commissione affari costituzionali avverte che così si invade una competenza tutta regionale.


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