“Valutare i professori funziona” La sperimentazione passa l’esame
Rapporto Fondazione per la scuola e Treellle: giudizi positivi sul metodo del Miur
Flavia Amabile
Ma questo metodo del ministero dell’Istruzione per valutare i prof funziona oppure no? Gli esperti consultati da viale Trastevere - la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e Treellle - hanno risposto di sì, funziona: si può andare avanti.
Era stato l’ex-ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini a introdurre un progetto pilota sugli insegnanti. Fra mille resistenze, e dopo una sonora bocciatura iniziale, l’esperimento era partito in 33 scuole di tre regioni: Piemonte, Lombardia e Campania.
Alla fine dello scorso anno scolastico erano stati individuati i prof da premiare ma il ministero aveva affidato alle due fondazioni il compito di redigere un Rapporto sull’efficacia del metodo usato che tenesse conto di tutte le critiche e i suggerimenti delle scuole.
Il risultato è decisamente positivo per il ministero, sostengono le due fondazioni e lo diranno stamattina al nuovo ministro Francesco
Profumo nel presentare il loro studio nella sede del Cnr di Roma.
Il progetto del Miur «ha individuato un metodo diverso e originale rispetto a quelli tradizionali, a tutt’oggi poco sperimentato. Anche questo metodo non è una bacchetta magica e non è esente da problemi e controindicazioni. Ma alla luce delle riflessioni teoriche sulla questione e nei limiti delle evidenze empiriche rilevate, lascia ben sperare e quindi merita di essere considerato, per ora almeno in via sperimentale», è il giudizio contenuto nel rapporto.
Non solo. La valutazione voluta dal ministero ha «intercettato un desiderio diffuso tra gli insegnanti di vedere riconosciuta la loro professionalità e comunque l’apprezzamento per essere stati messi al centro dell’attenzione dei loro dirigenti e colleghi, nonché di famiglie e studenti». Insomma, al di là delle proteste di una minoranza, i prof vogliono essere valutati dal ministero, sostengono gli esperti.
Alcuni docenti sono stati intervistati e dalle loro parole è emerso uno scarso apprezzamento verso il questionario di autovalutazione e il curriculum usati per giudicarli: li hanno trovati inadeguati rispetto al loro ruolo e alle caratteristiche del loro lavoro.
Diverso il giudizio rispetto ai premiati. A trovare errori nella lista dei premiati è una minoranza di scuole e, alla fine, a non meritare il premio è un insegnante su tre. Sugli altri invece i giudizi di tutti sono concordi. «Nella maggioranza delle scuole spiegano le fondazioni - coloro che non rilevano errori nella lista dei premiati sono stati più numerosi di chi invece ha rilevato errori. Questo è accaduto nell’87% delle scuole per i genitori, nel 75% delle scuole per gli studenti e nel 61% delle scuole per i docenti. Comunque, i giudizi negativi, oltre ad essere generalmente minoritari, non dissentono interamente con le decisioni del nucleo: per lo più implicano che solo un terzo dei premiati non sia meritevole. Sembra quindi possibile ipotizzare che esista una convergenza di giudizi tra le componenti scolastiche su almeno due terzi degli insegnanti premiati dal nucleo, cioè, in definitiva, sul 20% dei candidati anziché sul 30% previsto dalla sperimentazione: il metodo «Valorizza» quindi sembra raggiungere il suo obiettivo almeno per due insegnanti premiati su tre».
Ultimo punto da chiarire per le fondazioni è l’eventuale presenza di altri docenti che avrebbero meritato il premio. «In tutte le scuole sembrano essere relativamente pochi i meritevoli che non si sono candidati», rispondono gli esperti.
Il rapporto si conclude con alcune raccomandazioni. Innanzitutto ripetere la sperimentazione anche in questo anno scolastico. E, poi, erogare un premio al 20% degli insegnanti e per tre anni consecutivi, non «una tantum». Infine, evitare di imporre l’adesione ma «offrirlo come opportunità da cogliere solo alle scuole interessate a farlo proprio».