«Student act», la coperta corta del governo per i talenti e i bisognosi
Il piano da 10 milioni per finanziare gli studi a 500 studenti super bravi delle superiori e i fondi per il diritto allo studio: 217 milioni contro i 290 del bonus cultura ai 18enni
Orsola Riva
Eravamo rimasti ai 500 cervelli da richiamare in Italia annunciati in tv da Matteo Renzi quasi un anno fa: un intervento dal valore simbolico se confrontato alla dimensione del fenomeno della fuga dei cervelli dall’Italia (circa tremila l’anno) e alla penuria di fondi per la ricerca (1,3 del Pil contro il 2,2 della Francia e il 2,6 della Germania). Ora spuntano i 500 «talenti» da scovare nei licei per essere adottati (finanziariamente) dallo Stato italiano fino al compimento degli studi. In mezzo ci sono stati i 500 euro di aggiornamento professionale ai prof e i 500 euro del bonus cultura per i diciottenni.
500 super-bravi
Tutti soldi in più, intendiamoci. Ma sono quelli giusti? Prendiamo l’idea di scovare giovani talentuosi alle superiori: non dei plusdotati, chiariscono dal ministero dell’Istruzione, «semplicemente» dei super-bravi. Come si scovano? Chi li scova? Qual è il criterio di selezione? Sicuramente non può bastare il voto di maturità travolto anche quest’anno dalle polemiche per il record di lodi al Sud in barba ai test Invalsi e Ocse che vedono costantemente avanti di parecchie leghe gli studenti del Nord. Potrebbe esserci una prova nazionale, dicono dal Miur, ma è tutto ancora in via di definizione. Nelle intenzioni il progetto dovrebbe servire non solo a coprire le spese d’iscrizione ma anche eventuali trasferimenti in modo da dare a un ragazzo di Catania che sogni di studiare Scienze Politiche a Trento la possibilità di farlo (con buona pace però dello svuotamento progressivo di talenti dalle regioni meridionali già così svantaggiate). L’esempio che viene fatto è quello della Scuola Normale di Pisa, che grazie a una super-selezione all’ingresso garantisce una qualità molto elevata degli allievi. Anche se 500 giovani su base nazionale sono davvero pochi a fronte di mezzo milione di diplomati l’anno. Dal ministero non si esclude che possano diventare anche di più, ma la coperta è corta, parliamo di una decina di milioni ancora in via di definizione.
Borse di studio e no-tax area
Perché il pacchetto dei cervelli è solo uno dei tre corni del cosiddetto Student Act previsto dalla prossima legge di Bilancio in corso di elaborazione. Le altre due misure consistono nel consolidare i 50 milioni di euro per le borse universitarie già stanziati l’anno scorso: in totale parliamo di 217 milioni a fronte dei 290 milioni previsti per il bonus ai diciottenni (distribuito a pioggia, indipendentemente dal reddito). A questi si aggiungono 96 milioni per creare una no-tax area, cioè una fascia di esenzione totale, per gli studenti meno abbienti (la soglia di reddito dovrebbe aggirarsi attorno ai 13 mila euro). Anche in questo caso si tratta di misure destinate a scontentare gli studenti che si aspettavano molto di più, soprattutto dopo l’incidente dell’anno scorso sulla riforma del sistema di calcolo per l’accesso alle borse di studio che in un primo momento aveva tagliato fuori il 20 per cento degli aventi diritto.
Ritardo cronico
I soldi fin qui stanziati per borse di studio e no-tax area non possono bastare infatti a invertire la situazione drammatica di un Paese che resta in fondo alle classifiche internazionali per numero di giovani laureati (25 per cento contro il 30 per cento dei tedeschi e il 45 dei francesi). Un dato sul quale pesa il combinato disposto di tasse universitarie alte (le nostre rette sono sì più basse dei Paesi anglosassoni ma comunque nella top ten dei Paesi Ocse) e scarsità di borse di studio. Con la solita, odiosa disparità fra regioni, visto che al Sud meno della metà degli idonei, cioè degli aventi diritto, riescono alla fine a ricevere davvero un aiuto.