Cronaca di un caso di ineluttabile lentezza legislativo-amministrativa
Quel decreto che non c’è è quello del compenso per i commissari del concorsone per docenti
Quel che vi presentiamo è uno dei tanti (troppi) casi che caratterizzano l’emanazione di leggi e atti amministrativi. Ecco la sequenza temporale.
Lunedì 11 aprile 2016 il presidente del consiglio Renzi, dopo che i media hanno denunciato paghe da fame per impegnativi incarichi di responsabilità da conferire a dirigenti e docenti, annuncia un immediato intervento riparatorio.
Effettivamente il giorno dopo, 12 aprile, il Ministero dell’Economia chiede con urgenza al Ministero dell’istruzione i dati necessari per quantificare l’onere finanziario e corrispondere all’impegno assunto pubblicamente dal premier. La macchina amministrativa pertanto si muove con tempestività, dietro la diretta sollecitazione del capo dell’esecutivo.
Il problema è che serve una legge per modificare il compenso. Il 20 aprile il sottosegretario Faraone annuncia il raddoppio dei compensi per gli incarichi (una integrazione di 8 milioni sui fondi precedentemente stanziati). Dichiara che il Governo ha presentato un emendamento ad un decreto legge in fase di conversione. Si è scelta insomma la strada parlamentare più rapida possibile.
Il Senato accoglie l’emendamento, e il 12 maggio (un mese dopo le dichiarazioni del premier) approva in prima lettura le legge. Si passa alla Camera, che il 25 maggio approva definitivamente la legge, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 28 maggio. Il 29 maggio entra in vigore. Sono passati 49 giorni da quando il premier aveva preso la decisione. Un arco di tempo parecchio lungo per un provvedimento “di urgenza”.
Finalmente si possono alzare i compensi? Nient’affatto! L’emendamento approvato ha previsto che entro un mese dall’entrata in vigore della legge venga emanato un decreto interministeriale di applicazione. Discutibile la necessità di questo atto amministrativo. Comunque - si penserà - la bozza del decreto sarà già pronta (gli uffici amministrativi non si affretteranno a dare seguito nei tempi più stretti all’input del capo del Governo?) e verrà emanata in pochi giorni…
Macché. I trenta giorni sono trascorsi il 28 giugno invano. Ci si avvia verso altri trenta giorni di attesa, se andrà bene.
I lettori hanno ormai capito di cosa stiamo parlando: quel decreto che non c’è è quello del compenso per i commissari del concorsone per docenti, sul quale Tuttoscuola aveva alzato un polverone, subito ripreso da quotidiani (Corriere della sera in testa), telegiornali, siti web blog e social network. Uno scandalo: fino a 600 ore di lavoro per una retribuzione stimabile in poco più di 600 euro lordi: un euro l’ora! Una pessima figura, quella di un governo che fa caporalato di Stato, alla quale si è cercato di porre rimedio (parzialmente) con quel provvedimento. Doveva servire anche a incentivare dirigenti scolastici e docenti con determinati requisiti a farsi avanti per l’incarico di commissario d’esame, a quelle condizioni in pochi erano votati al sacrificio. Peccato che dopo 98 giorni (3 mesi, una settimana e un giorno) ancora non sia in vigore. Intanto le prove scritte si sono concluse. Da settimane si stanno tenendo le prove orali di molte classi di concorso , e gli uffi ci scolastici regionali ancora si affannano a ricercare i commissari.
Questo è solo un caso di pachidermia legislativo-amministrativa, proviamo con il pensiero a moltiplicarlo per tutte le questioni, grandi e piccole che riguardano la vita del paese, che spesso richiederebbero tempi stretti e certi. C’è da impazzire.
Ma quale futuro ha un paese in cui la burocrazia può ridurre o annullare l’efficacia delle decisioni politiche del Governo e anche quelle (già rallentate dalle regole del bicameralismo “perfetto”) del Parlamento?