Avvicendamento alla comunicazione. Un portavoce per la Gelmini

di Alessandra Ricciardi  

Il primo segnale di un cambio di passo è quell'intervista concessa domenica a Repubblica, giornale non certo accomodante verso Mariastella Gelmini, in cui il ministro dell'istruzione ha evitato il pugno duro e si è detta disponibile al dialogo con gli studenti che l'hanno duramente contestata.

Dando ragione a loro ma anche ai prof e ai dirigenti che in questi anni le hanno fatto muro: sì, i tagli fatti all'istruzione e all'unviersità sono troppi. Ora basta, ha detto la Gelmini, a beneficio anche del padre spirituale della riforma che ha inferto i tagli, il ministro dell'economia, Giulio Tremonti. Un mea culpa che è letto come l'effetto del nuovo indirizzo comunicativo di viale Trastevere introdotto dal neo portavoce della Gelmini, Antonio Bettanini. L'incarico (di cui ItaliaOggi ha dato notizia in anteprima lo scorso sabato) è ormai ufficiale anche se l'insediamento non è ancora avvenuto e Bettanini risulta sempre incardinato al ministero degli Affari esteri come consigliere per gli affari istituzionali e la comunicazione del ministro Franco Frattini.

Bettanini prende il posto di Massimo Zennaro, che si è dimesso da portavoce a seguito delle polemiche sul comunicato in cui si plaudiva al tunnel realizzato tra Ginevra e il GranSasso per il passaggio dei neutrini. Un comunicato che ha avuto risalto internazionale. Da ultimo, sabato scorso Le Monde parlava dell' «umorismo involontario» del ministro che si «felicitava per aver contribuito al finanziamento del tunnel tra il Cern e i laboratori del GranSasso». Un tunnel che non esiste e non può esistere, i neutrini non ne hanno bisogno per attraversare la terra... Finendo Le Monde per bollare il tunnel come caso di «stupidità umana». Bettanini promette di portare all'Istruzione la filosofia a cui ha improntato l'attività agli Esteri, ovvero massima trasparenza e dialogo.

Chissà se è il primo passo di quel cambio radicale nelle politiche scolastiche che oggi tutti chiedono a gran voce, non solo i sindacati di sinistra come la Flc-Cgil ma anche le sigle moderate di Cisl e Uil.