"Apertura fuori tempo massimo" La risposta degli studenti alla Gelmini
Dopo l'intervista del ministro a Repubblica, molte le reazioni di associazioni e collettivi. E le accuse: finto interesse, incomprensione delle ragioni della protesta e, sui tagli, scaricabarile con Tremonti. Confermata la manifestazione del 15 ottobre
UN'APERTURA che arriva "fuori tempo massimo". Dichiarazioni "francamente sconcertanti". Uno scaricabarile con Giulio Tremonti degno della "migliore commedia all'italiana". Dopo l'intervista rilasciata a Repubblica dal ministro Gelmini, gli studenti e i ricercatori replicano. E i giudizi sono severi: opportunismo, finto interesse, ipocrisia, incomprensione profonda delle motivazioni che scorrono alla base delle proteste.
I rappresentanti delle associazioni studentesche e dei collettivi non ci stanno. Anzi, rilanciano: dopo le manifestazioni del sette ottobre il calendario delle mobilitazioni non cambia. Annunciano: "il governo non vivrà sogni tranquilli in questo autunno che si preannuncia rovente". E al ministro dell'Istruzione: "Ci vuole ascoltare sul serio? Si dimetta".
Fulminata sulla via del Gran Sasso. "Non abbiamo la memoria corta e sappiamo riconoscere l'ipocrisia quando ci si manifesta davanti". La reazione della Rete degli Studenti e dell'Unione degli Universitari è dura. E non fa sconti: "Non saranno certo queste uscite del ministro 'fulminata sulla via del Gran Sasso' a farci dimenticare che tipo di politica è stata portata avanti da questo governo".
Poi una replica serrata alle argomentazioni della Gelmini. "La qualità dell'insegnamento è bassa, il diritto allo studio non è garantito, i tagli ci sono ancora". Poi le cifre: "Cento milioni per le borse di studio universitarie? Ma se ha tagliato il 95% del fondo per le borse di studio. 400 milioni per l'edilizia scolastica? Ma se dopo la tragedia del 2008 in cui morì uno studente, Vito Scafidi, non è ancora stata pubblicata l'anagrafe nazionale sull'edilizia scolastica".
"Ha ragione, vogliamo discutere cose più grandi di lei". Rete e Unione sottolineano la lontananza tra la realtà e le affermazioni della Gelmini: "Sempre per l'edilizia scolastica, il Cipe ha stanziato nel 2010 dei fondi per ripianare almeno i casi più gravi di cui 256 milioni sono stati utilizzati in favore delle scuole abruzzesi, 358 saranno utilizzati per i casi più urgenti mentre i restanti 426 milioni sono spariti".
Poi la richiesta: "Ministro, lei ha ragione, forse noi vogliamo discutere di cose più grandi di lei, come una buona scuola ed una buona università. Se veramente oggi si dice disposto ad ascoltare gli studenti dovrebbe finalmente accettare il grido che arriva ininterrottamente dalle piazze studentesche degli ultimi anni e si dovrebbe finalmente dimettere da un ruolo che non è in alcun modo in grado di ricoprire".
Dieci domande. Altra replica arriva dalla Rete della Conoscenza. "La faccia tosta della Gelmini ha dell'incredibile. Nell'intervista la nostra ministra preferita riesce a mettere in fila delle perle non da poco: l'economia definita 'un ragionamento più grande di me', i dati sulle bocciature che 'a me sembrano in crescita, ma su due piedi non riesco a darle conferma', il tunnel tra Cern e Gran Sasso che 'so che non esiste, ho visitato il Cern e non ho visto tunnel".
Poi l'accusa: il ministro mente "sapendo di mentire". E la richiesta di dialogo è tardiva: "Con che faccia, ministra Gelmini, viene a chiederci di dialogare, dopo che per 3 anni ha chiuso le porte in faccia sia alle nostre proteste sia alle nostre proposte 1. Con che faccia, ministra Gelmini, viene a chiederci di dialogare, mentre continua a mentire e truccare i numeri?". Poi dieci domande 2. Dieci richieste. "E il confronto con noi sarà nelle strade e nelle piazze di questo autunno di mobilitazione, per ribadire la nostra richiesta di dimissioni per lei e per tutto il suo governo".
Ascoltare non è capire. Per Federico Nastasi, Rete Universitaria Nazionale, "il ministro avrebbe potuto fare questa intervista 4 anni fa. Adesso non ha senso: gli effetti promessi dalla riforma non sono arrivati, non c'è nessun risultato". E si tratta di una sorta di "autocertificazione del proprio fallimento". Ancora: finalmente chiama le cose con il loro nome: i tagli sono tagli". E sulle borse di studio: "è vero ci sono 100 milioni. Ma due anni erano 246: ha tagliato il fondo di due terzi". Sul confronto, "siamo disponibili: incontri gli studenti senza filtro e ci spieghi numeri e prospettive".
E Michele Grimaldi, responsabile Saperi dei Giovani Democratici: "il problema è che ascoltare non è capire e le parole della ministra purtroppo lo dimostrano. Gli studenti chiedono democrazia, pari opportunità, diritti, futuro. Non parlano di cose più grandi delle competenze della Gelmni perché i suoi provvedimenti sono stati un pezzo di quella ricetta neoliberista che è stato il tratto distintivo del governo Berlussconi ed è la vera causa della crisi in Italia e nel pianeta".
I ricercatori. Critica anche la posizione della Rete29Aprile. Per Alessandro Pezzella, si tratta "di un intervento triste che fa emergere l'inadeguatezza del ministro". Ancora: "Ci troviamo di fronte a un condensato di contraddizioni. E poi bisognerebbe leggere l'intervista dal punto di vista psicoanalitico: si tratta di una sostanziale auto-delegittimazione. La Gelmini ammetta di essere stata travolta dalla velocità di internet sul caso del Tunnel dei Neutrini: ma il ministro dovrebbe governare questi processi, non farsi travolgere". Poi le menzogne. Palesi. "Dice che gli stipendi vanno aumentati. E invece nuovi regolamenti prevedono ad esempio che i dottorandi che fanno didattica non percepiscano nessun tipo di compenso".
I Collettivi. L'obiettivo è rilanciare la protesta. Per Giorgio Sestili, di Ateneinrivolta, il coordinamento nazionale dei collettivi universitari: "Un serio ministro dell'Istruzione, che avesse avuto davvero a cuore le sorti della scuola e dell'università, di fronti ai tagli di Tremonti avrebbe dovuto fare una sola cosa: dimettersi". E le parole rilasciate nell'intervista a Repubblica "non fanno altro che aumentare la rabbia e l'indignazione di centinaia di migliaia di studenti che giorno dopo giorno si vedono privati del loro diritto allo studio". Poi l'annuncio di nuove mobilitazioni: "Il 7 ottobre è stata una prima, importante giornata di mobilitazione per gli studenti. Già stiamo preparando la manifestazione nazionale del 15 ottobre. La Gelmini e tutto il Governo non vivranno sogni tranquilli in questo autunno che si preannuncia rovente".