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«Attenti, le aziende potranno colpire anche i più deboli». Camusso rilancia: lo sciopero non basta

Per noi ci sono tre urgenze. Innanzitutto, il governo alzi l'obbligo di istruzione a 18 anni e si aumenti l'istruzione. Noi insistiamo sull'apprendistato, ma non confondiamo apprendistato e istruzione

25/03/2012
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Il Secolo XIX

L'INTERVISTA dal nostro inviato CERNOBBIO (COMO).

Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ieri è stata una delle voci più critiche del Forum di Cernobbio. A margine del suo intervento, ha chiarito la posizione del sindacato che lei guida e le ragioni della mobilitazione in corso. Segretario Susanna Camusso, gli operai iniziano a scendere in piazza contro l'articolo 18, Genova è protagonista. Almeno in questa protesta Cgil-Cisl e Uil sono unite? «Sì, gli scioperi sono unitari. È ovvio che i lavoratori hanno capito che il Governo sta cancellando molti dei loro diritti, soprattutto a fronte dei licenziamenti illegittimi».

Sul resto è invece impossibile marciare coesi? «I sindacati avevano lavorato per una proposta unica. Poi Cisl e Uil hanno ritenuto di sostenere un'altra posizione. Per noi sbagliando».

Restiamo in Liguria: che cosa accadrebbe in Fincantieri se la riforma Monti passasse così com'è? «Intanto pensiamo che i licenziamenti collettivi sono sempre economici. Non ci sarebbe il diritto a ricorrere. Un'azienda, a quel punto, potrebbe essere portata a compiere atti contro i più deboli, penso ai malati, per esempio».

Preoccupata? «Certo, così come stanno le cose basterebbero pochi elementi, come un calo di ordini, a giustificare un provvedimento simile».

Segretario, con Fornero vi siete parlate qui a Cernobbio? «No, lei sedeva al tavolo della presidenza, io in platea...»

Il ministro Fornero si rammarica per non aver trovato coesione nella riforma... «La Fornero aveva tutte le condizioni per non doversi rammaricare, sinceramente le trovo un po' lacrime di coccodrillo».

Ma salva qualcosa, di questa riforma? «Ha il pregio di aver favorito la discussione sul tema e affrontare la precarietà, ín questo senso ha rappresentato un'inversione di tendenza. Ma ci voleva più coraggio, anche perché è una riforma che non crea posti di lavoro».

Che cosa non le piace? «Il discorso secondo cui non vengono intaccati i diritti se si sancisce che c'è un licenziamento illegittimo. Allora bisogna trovare una sanzione che ripristini la giustizia che è stata violata dall'illegittimità nel momento in cui si decide che per una parte dei lavoratori questa illegittimità non può essere sanzionata. Parliamo per esempio dell'onere della prova: si è ribaltata la situazione, soprattutto per un lavoratore che è stato licenziato illegittimamente. Questo è il punto che va sollevato, e credo sia quello che il Parlamento potrebbe fare. Si finge una realtà che non c'e, si finge che il lavoratore sia quello nella condizione forte e l'impresa in quella debole».

Proseguirete con gli scioperi? «Non vedo perché dovremmo smettere, non c'è ragione per cambiare opinione. Intanto abbiamo fissato un pacchetto di sedici ore, che accompagnerà la discussione. Poi andrà rafforzato. C'è una cosa che va eyidenziata».

Ovvero? «Se il Governo ha bisogno di dire che sui licenziamenti è necessario evitare gli abusi (nel caso dei licenziamenti economici, ndr), significa che sa già che c'è questo rischio, nella norma. Mi fa pensare».

Giuste le preoccupazioni di tensione sociale? «E bene per tutti farsi un bagno di realtà e domandarsi, per esempio, come mai ci sono state così tante reazioni nel Paese e come mai ce ne saranno ancora molte nel prossimo periodo».

Quali sono le proposte della Cgil per la ripresa? «Per noi ci sono tre urgenze. Innanzitutto, il governo alzi l'obbligo di istruzione a 18 anni e si aumenti l'istruzione. Noi insistiamo sull'apprendistato, ma non confondiamo apprendistato e istruzione. Poi è necessario mettere mano al carico fiscale e a quello contributivo. E, infine, si affronti realmente la crescita e gli investimenti. Basta con le fasi 2, 3, 4 e 5: serve un intervento che parta dalla riduzione sulla pressione su lavoro e l'aliquota Iva».

 Una tesi, questa, ribadita anche durante i lavori del Forum. E che vale un doppio applauso in sala, da parte della platea di commercianti. cresci@ilsecoloxix.it


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