Atenei. Sindacati: tempi troppo lenti per la riforma
Riforma Atenei. Gelmini illustra i passi avanti ma i sindacati la smentiscono.
da conquistedelavoro.it
Nel giorno in cui l'Università di Pisa migliora il suo ranking internazionale nella classifica pubblicata dal "QS World University Rankings", il ministro dell'Università presenta le sue linee guida per ripartire i soldi in base a merito ed efficienza.
Aumentata, per il 2011, la percentuale del Fondo di finanziamento ordinario che da due anni viene distribuita alle università italiane in base a criteri di qualità e merito: per quest'anno la percentuale sale al 13,5% del Fondo, in totale circa 930 milioni di euro. Nel 2009 la quota era stata del 7%, nel 2010 del 10% con 720 milioni distribuiti. L'annuncio del ministro Gelmini è avvenuto in conferenza stampa a Palazzo Chigi, spiegando che l'intenzione è di "distribuire il Fondo alle università entro luglio" e di "aumentare di anno in anno la quota premiale per gli atenei con le migliori performance, con un occhio di riguardo a quelli del Sud".
Inoltre, per settembre, è atteso il regolamento sul commissariamento delle università con i "conti in rosso" che non rispetteranno le regole sulla contabilità economico-patrimoniale, previste dalla nuova riforma. Il sistema potrebbe partire anche prima del 2014, anno entro il quale gli atenei dovrebbero adeguarsi per garantire una maggiore trasparenza nei conti e nella gestione delle risorse. "Il commissariamento è comunque l'estrema ratio e speriamo di non doverlo mai applicare - ha detto Gelmini - gli atenei hanno a disposizione molti strumenti per evitare questo cartellino rosso, dalla fusione e federazione tra università al taglio dei corsi inutili". Quello sulla nuova contabilità economico-patrimoniale e sul commissariamento è uno dei 32 provvedimenti attuativi della riforma dell'università già firmati dal ministro. I restanti 6 saranno emanati "a breve".
Ma l'aggiornamento del ministro sullo stato dell'arte di riforma e regolamenti attuativi non ha convinto i sindacati. In particolare, il governo sarebbe "in grave ritardo nell'emanazione dei previsti decreti attuativi, facendo prolungare la paralisi di diversi aspetti delle attività universitarie".
La realizzazione degli statuti e dei nuovi regolamenti che si sta realizzando nella maggior parte delle sedi non sta tenendo conto dei principi di partecipazione democratica in passato rivendicati attraverso un altro documento unitario, prodotto dalle stesse organizzazioni, dal titolo "Per la democrazia negli statuti degli atenei italiani".
Adi, Adu, And, Andu, Apu, Cisal-Università, Cisl-Università, Confsal-Snals- Cisapuni, Conpass, Cpu, Flc-Cgil, Link, Rete29Aprile, Sun, Udu, Ugl-Università, Uilpa-Ur, Usb-Pubblico impiego ritengono che le commissioni d'ateneo che stanno lavorando sulle regole da plasmare in funzione della legge 240/10, "quasi mai sono state individuate attraverso un'elezione dei componenti e non sembrano riuscire ad avere reale autonomia di manovra", perché devono sottostare "agli assetti preesistenti".
"Nel complesso - continua il documento di associazioni e sindacati - si delinea una Università fortemente verticistica e modellata, anche in seguito all'impronta della legge che è del tutto evidente non migliora la situazione precedente e comprime ulteriormente gli spazi di libertà ed autonomia garantiti dalla Costituzione". In questo quadro le organizzazioni sindacali e le associazioni universitarie ribadiscono l'esigenza di garantire, in una fase delicata per il futuro dell'università come quella che si sta vivendo, alcuni principi irrinunciabili per l'Università statale: si va dalla gestione democratica e partecipata degli atenei all'autonomia ed indipendenza della ricerca e della didattica, passando per la lotta al fenomeno della crescente precarietà nel settore dell'alta formazione, sino ad ottenere maggiori garanzie sul diritto alla studio ("risulta paradossale il taglio del 95% al fondo nazionale"), anche per sostenere "il sistema di servizi e borse di studio che ancora ad oggi supporta migliaia di studenti capaci e meritevoli, ma privi di mezzi".
Forti critiche vengono dedicate, infine, per il "continuo definanziamento" del sistema universitario ("il livello di finanziamento deve essere almeno riportato a quel che era prima dei recenti tagli") e all'eccessivo spazio che la riforma dà alla presenza di soggetti privati all'interno degli atenei: "non si può immaginare di affidare il sistema dell'alta formazione italiana al settore privato, che ha già dimostrato di non garantire livelli adeguati di qualità".