Aprileonline-Università: La riforma Moratti tra errori del passato e lo spettro del futuro
Università: La riforma Moratti tra errori del passato e lo spettro del futuro Nunzio Miraglia è coordinatore nazionale dell'ANDU, l'Associazione Nazionale dei Docenti Universitari; dopo aver l...
Università: La riforma Moratti tra errori del passato e lo spettro del futuro
Nunzio Miraglia è coordinatore nazionale dell'ANDU, l'Associazione Nazionale dei Docenti Universitari; dopo aver letto il documento inviato per conoscenza a numerose università e organi di informazione, gli abbiamo rivolto alcune domande che ci conducono nel cuore dell'analisi della riforma Moratti, permettendoci così di aprire la discussione a riflessioni e proposte concrete.
Prof. Miraglia, innanzi tutto vogliamo conoscere il grado di partecipazione che lei sta riscontrando da parte del corpo docente italiano a questa agitazione, e se la partecipazione le sembra sufficientemente assidua e convinta, o piuttosto saltuaria.
Nella storia di Italia non c'è mai stata una situazione così movimentata, che coinvolge tutte le categorie. L'altra caratteristica è che mai organismi accademici, e in particolare i Senati Accademici delle Università statali, si sono così occupate e coinvolte nei problemi concreti dell'università, addirittura chiedendo di sospendere le lezioni. La situazione di protesta è assolutamente eccezionale, come quanttà e qualità. Il mondo accademico non si è mai mosso storicamente con questa intensità. La Moratti assolve a compiti che gli sono stati affidati, e questo si comincia a capire in ogni settore. I docenti sono direttamente chiamti in causa, non possono tirarsi fuori.
Si parla molto nelle varie assemblee che si susseguono in questi giorni del rischio di un certo corporativismo, soprattutto per la categoria dei ricercatori, apparentemente la più colpita, mentre altri vedono invece nella trasversalità della protesta uno degli elementi nuovi rispetto al passato, sul quale puntare con una certa attenzione.
Certo, è assolutamente così. Lo dimostra il fatto che nei documenti il problema dei ricercatori è sempre meno in risalto, mentre si sottolinea sempre di più la visione globale, è tutta la situazione che viene presa in considerazione. Anche perchè non solo i ricercatori vengono colpiti dalla precarizzazione, ma molte altre categorie. Quindi è il concetto di precarizzazione in sé che viene messo in discussione e criticato nei documenti contro il DDl Moratti. L'altro problema è il controllo delle cattedre, delle persone, un'anomalia mondiale, che si può riscontrare solo in Italia in maniera tanto palese Qui c'è un modello sbagliato da scorticare, da scuotere nelle sue fondamenta, e purtroppo è un modello che nel mondo accademico risale alla notte dei tempi.
Una domanda sulle forme di agitazione. C'è chi si chiede se il blocco della didattica sia strumento ancora efficace, o se in virtù proprio di questa trasversalità non si dovrebbe cercare di penalizzare gli studenti e le loro famiglie. Possibile che un professore universitario per avere visibiltà e spazio nel mondo dei media non abbia altro mezzo che sospendere le sue lezioni?
Il fatto che professori e ricercatori abbiano utilizzato precisi strumenti di legge per non svolgere l'attività didattica, mettendo in evidenza il sommerso, tutta quella docenza non dovuta esercitata da professori, ma soprattutto da ricercatori e dottorandii, è già una dimostrazione di questo. Per tutta risposta, il Governo annuncia una calendarizzazione della Camera a novembre per far passare le riforma. Ma noi, da quella data, proporremo una mobiltazione intensissima, con l'organizzazione del corpo della docenza, dei precari e degli studenti. Dall'otto al tredici di novembre si sta mettendo in piedi una settimana di agitazione generale, espressa in varie forme, e per l'undici e il dodici dello stesso mese pensiamo a una manifestazione no-stop a Roma di ventiquattr'ore, fatta di incontri, spettacoli, musica.
Crede che la Moratti voglia veramente ridiscutere il suo ddl delega, come dichiarato nei giorni scorsi, o forse si prepara il solito gioco del ritardo della discussione, per approvarlo poi durante le festività di fine e inizio anno?
Mah, in fondo non è la Moratti che decide, lei è una persona messa lì senza le competenze dovute. Il suo problema è che adesso qualcuno la ha abbandonata, e lei nonsa più che fare. Dove sono andati a finire tutti quei rappresentanti della cosiddetta 'trasversalità accademica', da Aldo Schiavone a De Maio, o gli editoriali di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera? Sembrano timidamente vedere quel che succede prima di esporsi nuovamente, dopo aver più o meno velatamente sostenuto alcuni contenuti del DDL. Forse non avevano immaginato una reazione del genere da parte dell'intero mondo universitario. Le proposte della Moratti, è giusto ricordare, sono tutte provenienti dalla pancia dello stesso mondo accademico. Ma ora sembra che l'Accademia abbia silenziosamente abbandonato il ministro. Per ora. Vedremo presto.
Sembra proprio ci siano molti spunti di cui continuare a discutere.
[Emiliano Sbaraglia]