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AprileOnLine: Una storia sotto casa

La testimonianza La scuola è l'ultimo presidio democratico rimasto nella società globalizzata

07/11/2007
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Aprileonline

Gennaro Loffredo*, 06 novembre 2007

La scuola è l'ultimo presidio democratico rimasto nella società globalizzata. La scuola, almeno quella di base, dove quest'anno il numero degli alunni stranieri è notevolmente aumentato è l'unico posto dove le diversità sono ricchezza e patrimonio di tutti, dove ancora si insegnano la solidarietà e l'integrazione, dove il sapere critico comincia a farsi strada verso l'acquisizione dei diritti di cittadinanza attiva, dove la Costituzione non è carta straccia

Darius ha sette anni, frequenta la seconda elementare. Si alza alle sei del mattino ed esce di li a poco accompagnato dalla madre per andare a scuola. Abita in una traversa della via Ardeatina, a Roma, tra il ponte del grande raccordo anulare, che promette una città piena di vetrine, giochi, eventi e golosità ed il santuario del divino amore, che promette speranza di salvezza e miracoli ai tanti pellegrini che anche di notte, nel fine settimana o nelle belle serate di maggio, creano traffico nell'imbuto di strada che va dalle Fosse Ardeatine ad Ardea. Vive con la madre, disoccupata, il padre, cameriere in nero, ed altri tre o quattro cittadini rumeni, che spesso cambiano, in una casa di sessanta metri circa, a piano terra.

E' gente onesta, seria, dignitosa, spesso timida. Per raggiungere la scuola Darius deve prendere tre mezzi di trasporto poiché è situata nei pressi di Mostacciano, quartiere dove lavorava la madre prima di perdere il lavoro. L'anno scorso convinsi Emilia ad iscrivere Darius nella scuola in cui insegnavo qualche anno fa e che frequenta attualmente mio figlio. Si sarebbe potuto alzare più tardi, venire con noi a scuola in macchina la mattina e rientrare con noi al pomeriggio. Insomma più sonno per lui e meno stress per la madre che avrebbe potuto così provare a dedicarsi con maggiore serenità alla ricerca di un nuovo posto di lavoro. Purtroppo è incappato in una insegnante che avrebbe dovuto far altro nella vita e Darius ha voluto ritornare nella sua vecchia scuola. Quella dove la maestra lo ha accolto e coccolato appena arrivato dalla Romania e dove i suoi compagni non lo hanno mai avvertito come un peso, né deriso per il suo esile aspetto fisico né per il suo italiano imperfetto o per la sua timidezza. Il sabato e la domenica Darius viene a casa nostra a giocare con la play o il nostro bimbo scende a casa sua; pranza a volte con noi, Nicola si offre spesso di aiutarlo nei compiti. Hanno la stessa età, lo stesso sorriso, la stessa gioia nel condividere le cose, la stessa serenità. Da qualche giorno le cose però sono cambiate. Darius è triste, è preoccupato, non sorride più.

Quello che è successo a Tor Bella Monaca ha segnato anche la sua famiglia, gli amici che vivono con loro. L'ondata di espulsioni li ha terrorizzati. Le rappresaglie tolto la voglia di uscire di casa. Emilia non ha più nessuno in Romania, il resto della famiglia è in Spagna. Ma come si fa ad andar via e ricominciare tutto daccapo? "Noi qui stiamo bene " mi dice. " Quello che è successo alla signora l'altro giorno è terribile! Ma noi non ne abbiamo colpa." " Mio marito quando torna a casa dal lavoro con i mezzi fa l'ultimo tratto di strada a piedi di corsa. Ha paura. Io e Darius quando andiamo a scuola la mattina e prendiamo tre autobus, giochiamo a mimare per evitare di far sentire il nostro accento."
Nicola ascolta il telegiornale e non capisce, sa solo che il suo amico è triste, che succedono cose brutte e che a pagare sono sempre i più poveri. Angela, l'altra nostra figlia, ha in classe Liviu e Senad, sono in seconda media, ed anche loro sono tristi. Gli insegnati ne parlano, un po' tacciono, un po' si vergognano di essere italiani, " non siamo tutti razzisti, non vogliamo mandarvi via, vi proteggeremo, ...."

La scuola è l'ultimo presidio democratico rimasto nella società globalizzata. La scuola, almeno quella di base, dove quest'anno il numero degli alunni stranieri è notevolmente aumentato - i dati parlano di 500.000 alunni stranieri nelle nostre scuole - è l'unico posto dove le diversità sono ricchezza e patrimonio di tutti, dove ancora si insegnano la solidarietà e l'integrazione, dove il sapere critico comincia a farsi strada verso l'acquisizione dei diritti di cittadinanza attiva, dove la Costituzione non è carta straccia. E' novembre, domani - oggi per chi legge - è il 7, ci vorrebbe una rivoluzione del modo di pensare di noi tutti/e, una rivoluzione nel modo di pensarci in relazione agli altri, al mondo che ci circonda. Non siamo misura di tutte le cose, non siamo padroni del mondo, lo attraversiamo...con negli occhi i sogni di un bambino o di un novantatreenne che sogna ancora la luna.

*maestro elementare


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