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Aprileonline: Scuola, obbligo di ignoranza

L'allarme della Cgil: un emendamento al decreto 112 della manovra economica mette a rischio l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni introdotto dal governo Prodi. L'istruzione sarà obbligatoria solo fino ai 14 anni, e l'obbligo potrà essere assolto anche nei percorsi di istruzione e formazione professionale

19/07/2008
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Aprileonline

Emma Berti,

Il segretario generale della Flc - Cgil, Enrico Panini, lancia un allarme: un emendamento al decreto 112 relativo alla manovra economica del governo prevede il ritorno dell'obbligo scolastico a 14 anni. Si cancella così l'innalzamento a 16 anni, introdotto il 22 agosto 2007 dal decreto n. 139, firmato Giuseppe Fioroni, ministro dell'Istruzione del governo Prodi.

Il decreto del 2007 prevedeva un percorso sperimentale e transitorio di cambiamenti graduali che avrebbero dovuto portare al conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di qualifica professionale entro il 18° anno di età. La prima fase sarebbe dovuta terminare entro il 1 settembre 2009. La principale differenza rispetto a quanto stabilito dal precedente ministro Moratti, consisteva nel fatto che l'obbligo andava esaurito esclusivamente nelle scuole, mentre la riforma Moratti prevedeva la scelta tra istruzione e formazione professionale a partire dai 14 anni. Il decreto manteneva comunque la possibilità di iscrizione ai corsi triennali di istruzione e formazione professionale promossi dalle Regioni.

L'approvazione dell'emendamento, secondo la Cgil, potrebbe fare carta straccia della riforma Fioroni, e Panini sostiene che si riporterebbe "l'orologio della storia agli anni 50". Il segretario della Flc spiega che "l'emendamento prevede si possa assolvere l'obbligo scolastico anche nel sistema regionale della formazione professionale e nei percorsi triennali istituiti dal ministro Moratti, che escono così dalla sperimentalità per diventare definitivi e che già prevedono un massiccio ricorso alla formazione professionale". Tutto molto diverso dalla situazione attuale, che, come sottolinea il sindacalista, prevede l'assolvimento dell'obbligo scolastico nel solo sistema di istruzione che comprende le scuole statali e paritarie, in coerenza con la nostra Costituzione.

Per Panini la mossa del governo Berlusconi è "un ennesimo colpo di mano per via legislativa contro la scuola pubblica e una sconfessione degli impegni assunti dal ministro Gelmini". Colpo che comporta la "separazione sulla base del reddito: per chi ha mezzi e opportunità sociali la scuola vera, per chi parte da qualche svantaggio sociale, il canale di serie C. Si spacca l'unitarietà del sistema - continua Panini - creando per i meno fortunati un canale parallelo discriminatorio, si regionalizza e si privatizza un pezzo di formazione". Le azioni del governo nel campo dell'istruzione, "tagli indiscriminati, revisione totale di ordinamenti, organizzazione e didattica, continui stop and go ai processi di riforma - conclude il segretario - testimoniano l'alta considerazione che questa legislatura ha per i delicati meccanismi di funzionamento della scuola e svela, se ce ne fosse ancora bisogno, come tutto il discredito gettato sul sistema e i docenti fosse finalizzato a far passare nella società l'opera di smantellamento della scuola pubblica".

Il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Maria Stella Gelmini, assicura che l'obbligo rimarrà a 16 anni. "L'emendamento proposto dal governo non incide minimamente sull'obbligo di istruzione", secondo la Gelmini questo "rimane e può essere assolto nei percorsi di formazione professionale che aveva introdotto, in via sperimentale, il governo di centrosinistra". Insomma, saranno obbligatori otto anni di scuola, dopo di che chi vorrà proseguire fino ai 16 anni potrà farlo, anche attraverso la formazione professionale.

Le parole della Gelmini non convincono affatto l'opposizione. Mariapia Garavaglia, ministro ombra di viale Trastevere, attacca: "Ogni tanto il governo si dimentica delle sue stesse affermazioni e allora è bene ricordargliele: il criterio da valorizzare nella scuola è il merito, non il censo". La senatrice propone una modifica all'emendamento, che dopo l'approvazione alla Camera mediante fiducia dovrà essere sottoposto all'esame del Senato: "Negli istituti di formazione professionale nei primi due anni si deve poter apprendere le materie fondamentali che vengono insegnate nel primo biennio delle scuole superiori". La Garavaglia conclude dicendo che "ogni tentativo di stravolgere questo principio, come sembra prevedere il maxi emendamento, costituisce uno stravolgimento del principio costituzionale di uguaglianza".

Anche il segretario del Partito Democratico, Walter Veltroni, ha da ridire sull'emendamento: "Nega il principio delle pari opportunità e ad essere colpiti saranno i figli delle famiglie povere". Veltroni, dal canto suo, ha dichiarato che estenderebbe l'obbligo anche oltre i 16 anni, e considera "paradossale" che si effettuino tagli sulla scuola, facendo così "un passo indietro sulla scommessa educativa". Il numero uno del Pd ha poi criticato il fatto che su questo emendamento venga posta la fiducia, poiché ritiene necessario un dibattito parlamentare sul tema, e lancia un appello: "se fossi ministro dell'Istruzione avrei qualcosa da dire, spero che la Gelmini abbia l'onestà intellettuale per esprimere la propria posizione".


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