Aprileonline: Scuola, la truffa continua
Il governo vara un decreto che prevede "aiuti per i supplenti annuali", che interesserebbe tredicimila docenti precari, con supplenze brevi e indennità. In sostanza, la Gelmini trasferisce il costo del precariato sulle Regioni, chiamate a finanziare progetti in cui inserire gli insegnanti disoccupati. In tre anni, il tetto dei precari della scuola è stimato sopra alle 100.000 unità. Assicurare una quota di stipendio a tutti sarebbe una colossale operazione di assistenzialismo che manderebbe a picco i bilanci regionali
Il consiglio dei Ministri ha approvato oggi una norma che - è convinzione del ministro Gelmini - consente di tutelare gli insegnanti precari. La norma verrà inserita nel decreto legge Ronchi (su questioni ambientali!) e interesserà una platea di 12-13 mila docenti che fino allo scorso anno hanno avuto supplenze annuali. "La Finanziaria" ha spiegato il ministro dell'Istruzione "prevedeva un taglio di 43.000 Posti. Di questi 30.000 si sono liberati attraverso i pensionamenti. Restano 12-13.000 insegnanti che hanno il diritto all'indennità di disoccupazione".
Grazie alla norma "salva precari" questi insegnanti potranno avere, secondo quanto spiega il ministro, una via preferenziale per rimanere all'interno della scuola, attraverso le supplenze brevi, e potranno essere coinvolti in progetti educativi: contro la dispersione scolastica, il sostegno ai soggetti più deboli, o per l'orientamento.
Il sostegno ai precari avverrà grazie anche ad accordi con le Regioni che potranno finanziare progetti di rafforzamento dell'offerta formativa in cui inserire gli insegnanti disoccupati. L'attivazione e la cessazione dell'indennità di disoccupazione sarà gestita attraverso l'Inps. La norma varrà solo per l'anno scolastico 2009/2010 perché, spiega la Gelmini "per il prossimo anno non ci aspettiamo di avere questi problemi". Superfluo a questo punto chiedersi cosa dirà il ministro ai 25.570 docenti e 15.167 dipendenti Ata di cui è previsto il taglio. Secondo la signora Gelmini con questa norma, inserita in un decreto legge e quindi immediatamente efficace, "il governo ha mantenuto un impegno preciso e importante che anche i sindacati aspettavano con ansia".
Ma, come sempre, dietro alle parole occorre verificare i fatti concreti.
Il primo a fare "le pulci" al decreto è Domenico Cersosimo, vicepresidente della regione Calabria, che spiega: "Il decreto sui precari della scuola, almeno dalle notizie uscite oggi da Palazzo Chigi, non sembra avere una logica. Perché non c'è risparmio nella spesa pubblica in quanto il Governo cerca di trasferire il costo sulle Regioni e perché le persone che prima lavoravano a pieno tempo adesso si dovrebbero pagare per stare a braccia conserte per il 60% dell'orario".
Quello economico non è l'unico giudizio negativo del vicepresidente della Calabria sulla riforma Gelmini e sulle misure di emergenza da adottare alla vigilia del nuovo anno scolastico.
"I tagli al personale -ha continuato Cersosimo- sono solo la cartina di tornasole del terremoto a cui viene sottoposto l'intero sistema scolastico, dal punto di vista strutturale e della didattica, con un impoverimento della qualità del sapere e della conoscenza, che a sua volta creerà un'Italia impreparata alle nuove sfide dello sviluppo globale". E prosegue: davanti all'ennesima violazione della leale collaborazione istituzionale, avvenuta oggi con l'approvazione di un decreto mai discusso con le Regioni ma che vorrebbe impegnare le nostre risorse per mettere le toppe all'emergenza precari, è giustissima l'indicazione emersa nella riunione di oggi a Roma sulla scuola tra gli assessori regionali: l'avvio della riforma Gelmini deve essere l'occasione per i presidenti delle Regioni di chiedere al Governo di fare quel confronto che finora ha rifiutato. Per questo - ha sottolineato il vicepresidente della Calabria- occorre evitare di cadere nel tranello del 'divide et impera', cioè di essere ricattati dalla questione sociale, dal giusto bisogno di quei lavoratori della scuola che il Governo ha licenziato ed essere costretti a firmare accordi bilaterali Regione-Governo".
"Si cadrebbe - aggiunge Cersosimo - in una spirale senza fine, dato che neppure oggi il Governo è riuscito a dare un dato certo e definitivo sul numero dei precari, tra supplenti annuali, temporanei e personale Ata. Quando la Gelmini dice che sono 13.000 ad avere diritto all'indennità a chi si riferisce? In tre anni - sottolinea - il tetto dei precari della scuola è stimato sopra alle 100.000 unità. Assicurare una quota di stipendio a tutti sarebbe una colossale operazione di assistenzialismo che manderebbe a fondo i bilanci regionali".
E gli insegnanti precari nella scuola, riuniti nel C.I.P. (Comitati Insegnanti Precari), esprimono il loro netto rifiuto per i cosiddetti contratti di disponibilità perché sono "un palliativo che favorisce, solo per i prossimi 8 o 12 mesi, il parziale mantenimento del reddito di alcuni precari e non garantisce loro l'attesa assunzione a tempo indeterminato dopo vari decenni di precarizzazione".
Il provvedimento, invece di essere un ammortizzatore sociale, diviene quindi un detonatore per ulteriori conflittualità derivanti da nuove penalizzazioni e iniquità.
Dal contratto di disponibilità, spiegano gli insegnanti precari, "verrebbero esclusi non solo coloro che hanno lavorato per l'intero anno scolastico ma con incarichi dei presidi, ma anche tutti quelli che hanno maturato un anno di servizio cumulando più periodi in diverse scuole o per vari insegnamenti". Questi contratti, inoltre, "non intervengono sulla questione nodale dei tagli indiscriminati nella scuola pubblica", tagli non solo occupazionali di docenti e personale tecnico ed amministrativo ma "anche di tempo scuola, di interi istituti, di classi con l'aumento abnorme del numero degli alunni".
I C.I.P., inoltre, denunciano la mistificazione con la quale "si è millantata come soluzione una truffa del tutto insensata, onerosa e inutile": l'ipotesi prospettata come "contratto di disponibilità" altro non è, infatti, che "una misura di sostegno al reddito, già in parte disponibile, a carico dell'INPS e nota come 'disoccupazione ordinaria' che, di norma, viene erogata ai docenti disoccupati per la durata di 8 mesi (o per 12 mesi a chi abbia già superato i 50 anni) e un ammontare di circa 860 euro al mese", al quale dovrebbe aggiungersi il sostegno regionale.