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AprileOnLine-Schiaffo alla Moratti

Schiaffo alla Moratti di Alba Sasso Con la presa di posizione della Conferenza Unificata Stato Regioni del ...

19/09/2005
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Aprileonline

Schiaffo alla Moratti

di Alba Sasso

Con la presa di posizione della Conferenza Unificata Stato Regioni del 15 settembre, è finito in una bolla di sapone l'assurdo tentativo della Moratti di stravolgere il sistema dell'istruzione secondaria, con percorsi cristallizzati e rigidamente separati: di qua un'educazione di tipo liceale, di là un canale professionalizzante dequalificato.

Lo stop delle Regioni introduce finalmente un elemento di ragionevolezza nel percorso decisionale, in merito ad un settore così complesso e delicato come quello dell'istruzione secondaria: viene rinviata di un anno l'attivazione del decreto e bloccata una sperimentazione che si pretendeva di avviare con troppa precipitazione e con inaudita faciloneria. L'algida Moratti incassa e parla di "condivisione di un percorso".

Ma la battuta d'arresto segnata dalla Conferenza Stato Regioni, oltre all'effetto di impedire alla scuola un vero e proprio salto nel buio, si carica anche di altri significati, in quanto dà ulteriore forza e maggior peso a una serie di considerazioni e di valutazioni politiche già presenti nel dibattito.
Il solo annuncio della cosiddetta riforma della secondaria, il martellante battage pubblicitario che l'ha accompagnato ha già prodotto effetti sociali assai preoccupanti: è chiaro infatti che, nel vuoto lasciato dalla politica, a scegliere sono le famiglie. E le famiglie, in una situazione di ansia e di incertezza generata dal comportamento e dagli orientamenti di questo governo, hanno scelto, per la gran parte, di iscrivere i figli ai licei, abbandonando gli istituti tecnici e professionali. E privando, se non si inverte la rotta, un'intera generazione di quei saperi scientifici e tecnici oggi sempre più necessari.
Ma al di là delle valutazioni sugli effetti prodotti nell'immediato, è proprio lo spirito di fondo, l'ideologia cieca che anima queste scelte politiche ad essere profondamente sbagliata e dannosa. C'è l'idea che i diritti non sono uguali per tutti e che anzi debbano diventare privilegi per alcuni e, nel migliore dei casi, bisogni da assistere per tutti gli altri. C'è l'evidente pretesa di riportare la scuola, e con essa l'intero Paese, indietro nel tempo. C'è una riforma che non riforma alcunché, e che anzi impedisce di effettuare quei cambiamenti e quelle innovazioni oggi sempre più urgenti.
Il messaggio della Conferenza di Lisbona del 2000 non poteva essere più chiaro: per far crescere il Paese, per renderlo competitivo occorre garantire più sapere per tutti, facendo crescere il numero dei diplomati e dei laureati. "Valorizzando le differenze e combattendo le diseguaglianze". Esattamente il contrario delle scelte miopi e di corto respiro di Moratti.

Ma c'è di più: lo schiaffo delle Regioni è anche un promemoria. Serve a ricordare a tutti noi, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, dopo tutte le manifestazioni di protesta e i segnali di dissenso venuti dal popolo della scuola, che non è possibile pianificare una riforma a tavolino e farla calare dall'alto, senza tener conto del patrimonio di idee proposte prodotto dal lavoro e dall'esperienza di chi realmente rende viva la scuola. Di chi la governa sui territori e di chi la vive ogni giorno. E che non è possibile pensare a riforme di alcun genere senza partecipazione e condivisione.

Un'ultima questione. Non possiamo far finta di non vedere che questi anni di governo di centrodestra sulla scuola hanno prodotto solo danni. E allora di fronte a un panorama di rovine, a una scuola derubata di presente, ma soprattutto di futuro, credo che occorra prendere atto una volta per tutte che non si può più dire "vediamo che cosa c'è di buono di questa riforma per introdurre le opportune migliorie". No, l'argomento, che un'eventuale abrogazione della riforma Moratti rappresenterebbe il trauma di un ennesimo cambiamento per la scuola, non è più utilizzabile.
L'abrogazione, o cancellazione se si preferisce dire così, è veramente l'unica strada possibile. E non per tornare indietro, ma per avviare finalmente le riforme di cui la scuola italiana ha sempre più bisogno. E per riprendere a guardare con saggezza e lungimiranza al futuro. Della scuola come del Paese.

Alba Sasso


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