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Aprileonline: Protesta al ministero

Università I giovani di An occupano il cortile del dicastero dell'università e della ricerca, chiedendo le dimissioni di Mussi dopo lo scandalo dei test di accesso. Sit-in anche alla Federico II di Napoli. A sinistra si chiede l'abolizione della prova di ammissione

15/09/2007
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Aprileonline

Emiliano Sbaraglia,

Saremo tacciati sicuramente anche stavolta di difendere il ministro a spada tratta e senza giuste motivazioni; d'altra parte, non si possono cambiare le proprie libere opinioni in base all'aria che tira. Ma partiamo dai fatti.

"Armati" di bandiere e striscioni, circa duecento giovani di Azione Universitaria hanno occupato per meno di un'ora la sede del ministero dell'Università e della ricerca in Piazza Kennedy, a Roma, per protestare contro lo scandalo dei test universitari. I manifestanti, eludendo il servizio di vigilanza, sono penetrati nel cortile interno esponendo tra le altre una scritta con sopra impresso "testi sbagliati, concorsi truccati, carte e burocrati: studenti incazzati". Un dirigente del movimento studentesco ha poi rilasciato la dichiarazione di rito: "Noi chiediamo che il ministro Fabio Mussi se ne vada a casa poiché non è stato in grado di gestire la situazione. Il problema test ha fatto solo traboccare il vaso. C'è un problema che riguarda tutta l'università italiana. L'ultimo episodio è quello che il Ministero ha concesso ai singoli rettori di poter alzare le tasse di un altro 25%. Siamo qui -conclude- per protestare certo contro lo scandalo dei test; ma questo Ministero con la gestione Mussi è ormai diventato un baraccone ridotto a semplice palazzo della burocrazia e nulla è stato cambiato rispetto al passato". Secondo il presidente nazionale di Azione Universitaria, Giovanni Donzelli, "il nostro è stato un gesto simbolico, per inaugurare una stagione di protesta contro il degrado delle università e il ministro Mussi".

Questa la cronaca, poi proseguita con una nota del Ministero: "Tutti, per fortuna, nel nostro Paese hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni, di poter manifestare pacificamente, di poter criticare. Ma nessuno ha il diritto di usare metodi e modi prevaricatori e violenti".
La replica arriva da Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera dei Deputati: "Non c'era nulla di violento nella manifestazione organizzata questa mattina da Azione Universitaria al Miur. Piuttosto che inventare affermazioni che non trovano alcun riscontro nella realtà, sarebbe il caso che Mussi iniziasse a fare davvero il suo lavoro di ministro. La mobilitazione di oggi dimostra che tra gli studenti universitari sta crescendo uno stato di malessere generalizzato, riconducibile agli ormai innumerevoli scandali che si sono susseguiti nel corso dell'anno: imbrogli, tasse, inadeguatezza delle strutture e politiche governative anacronistiche stanno mettendo a rischio la credibilità degli atenei italiani e il futuro di migliaia di giovani".
Da rilevare ancora che anche all'Università Federico II di Napoli, sin dalla mattinata si è levato lo slogan "Mussi deve dimettersi", intonato da centinaia di studenti chiamati a raccolta dalla Confederazione degli studenti, che hanno annunciato la richiesta di annullamento dei test.
Intanto, la sinistra unita (Prc, Pdci, Verdi, Sd), in un documento congiunto, chiede a sua volta che i test d'ingresso vadano aboliti.

Due considerazioni.

-La protesta dei giovani aennini, prontamente cavalcata dai loro referenti parlamentari, non ultimo il solerte Gasparri che ha addirittura paragonato l'iniziativa dei suoi nipotini a reminiscenze ghandiane, è condivisibile nei suoi contenuti generali, meno per il "casus belli" a cui si è ispirata.
Non ci sembra infatti una distinta colpa del ministero quella dei test sbagliati e/o truccati, quanto piuttosto una diretta conseguenza della negligenza di alcuni esponenti di singoli atenei, siano essi appartenenti al corpo docente, personale tecnico, o esterni in qualche modo collegati al sistema di truffa che in questi giorni è emerso; ed è emerso grazie anche all'interessamento dello stesso dicastero, che ci pare stia almeno tentando di provvedere individuando eventuali responsabilità, grazie al lavoro della Guardia di Finanza, di concerto con l'Alto Commissario per la Prevenzione e il contrasto della Corruzione nella pubblica amministrazione, Achille Serra, oltre alla collaborazione di alcuni Rettori. Ora, gente come l'europarlamentare calabrese di An Umberto Pirilli (colui il quale il 15 febbraio nel corso di un dibattito a Bruxelles ha rilasciato questa illuminante e pedagogica dichiarazione: "La legge è femmina e può essere violentata; il diritto no, perché è maschio"), che ha prontamente depositato un'interrogazione alla Commissione Europea riguardo quanto avvenuto nella "sua" Catanzaro, ci chiediamo dove fosse sino a meno di un paio di anni or sono, quando sotto la guida della signora Letizia Moratti di tutto questo nessuno diceva nulla, e se qualcosa si subodorava nessuno ha mai mosso un dito. Anzi.

-Detto questo, le richieste che arrivano dagli universitari di Roma, come da quelli di Napoli, denunciano un ritardo e una preoccupante inefficienza nell'individuare e risolvere i problemi concreti e urgenti del pachidermico sistema accademico italiano (oltre che lanciare l'allarme su ulteriori aumenti delle tasse di iscrizione universitarie), assolutamente condivisibili e sulle quali da tempo andiamo scrivendo. Anche perché, dopo lo sfascio sapientemente organizzato dalla precedente legislatura, tutti ci aspettavamo di più in questi primi 15 mesi di governo in tema di riforma dell'università italiana. E pensiamo che fare almeno qualcosa in più di quanto fatto sin d'ora e durante il governo di centrodestra, non richieda in fondo uno sforzo così enorme.

Se poi tutto ciò per molti vuol dire genuflettersi su posizioni teoricamente "vicine" al titolare del dicastero in questione, a questo punto lo lasciamo giudicare ai nostri lettori. Nel consueto rispetto di una piena libertà d'opinione.


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