Aprileonline: Promossa dall'associazione Biblia, la petizione per diffondere lo studio del testo sacro nei luoghi della formazione è giunta al ministro Fioroni
Promossa dall'associazione Biblia, la petizione per diffondere lo studio del testo sacro nei luoghi della formazione è giunta al ministro Fioroni
Marzia Bonacci,
Promossa dall'associazione Biblia, la petizione per diffondere lo studio del testo sacro nei luoghi della formazione è giunta al ministro Fioroni. Una iniziativa non confessionale ma culturale che è stata accolta con favore dalla politica e dal mondo degli intellettuali
La loro campagna è cominciata nel lontano 1989 con il chiaro intento di diffondere lo studio della Bibbia nelle scuole, un'operazione culturale a loro dire necessaria in un paese a maggioranza cattolica come è appunto il nostro. Oggi l'associazione laica "Biblia", che da anni promuove la diffusione della conoscenza di questo testo sacro nella società e nelle sue istituzioni, ha incassato un primo successo raggiungendo la quota di 10mila firme da inviare al ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni per ottenere il riconoscimento ufficiale del progetto. Un documento che porta le firme di esponenti di spicco della cultura nostrana, da Gad Lerner a Tullio De Mauro, da Massimo Cacciari a Tullia Zevi. Protestanti, ebrei, cattolici, ma anche non credenti che hanno apposto la loro firma alla petizione e che aspirano a rendere la Bibbia un libro di testo più diffusamente conosciuto, a cominciare dal mondo della scuola, proprio per il suo valore fondamentale nella formazione della cultura italiana. Sostegno all'iniziativa è stato offerto trasversalmente dalle diverse forze politiche, dai Ds ad Alleanza nazionale, con pochissime eccezioni tra cui quella dell'onorevole del Prc Vladimir Luxuria, la quale ha polemizzato con "l'idea di porre un'attenzione maggiore su un libro religioso, piuttosto che su altri" perché potrebbe significare un cedimento "dal punto di vista della difesa della laicità" dello Stato.
Agnese Cini Tassinari, presidente dell'associazione promotrice, ci ha spiegato l'origine di questo progetto, nato con l'intento di "approfondire un testo cardine della nostra cultura, certo senza istituire un'ora apposita, ma favorendo all'interno delle diverse materia umanistiche studiate a scuole una costante attenzione alla Bibbia". Un piano che secondo lei non rallenterebbe il dialogo inter-religioso ma anzi lo favorirebbe: "Soltanto quando si conoscono le nostre origini e le nostre radici, tra cui si annovera anche la Bibbia come testo base della cultura cattolica", ci spiega, "si può avere un confronto con le altre tradizioni religiosi senza scadere in una marmellata appiattita di mescolanza".
Tullio De Mauro da tempo sostiene questa iniziativa perché, come ci ha raccontato telefonicamente, "la lettura diretta dell'Antico Testamento e dei Vangeli, del loro linguaggio e del loro stile, è di grande importanza culturale", soprattutto se si tiene conto che questi testi "hanno permeato largamente la tradizione culturale in cui noi ci collochiamo". Sicuramente un successo della Chiesa cattolica? "Beh, no perché questa lettura diretta paradossalmente non incontra il suo favore", ci spiega il professor De Mauro, "perché l'approccio diretto non piace alla Chiesa, che gli preferisce una mediazione ecclesiale", in sostanza "una vecchia diatriba secolare che continua ad avere strascichi anche nell'epoca contemporanea". Ma non c'è il rischio che l'introduzione di questo focus culturale sulla Bibbia rallenti il processo di confronto interculturale e venga vissuto da molti come un arretramento dal principio della laicità della scuola? "No, non credo. Non si può per paura di scontentare qualcuno negare un dato di fatto, e cioè quello del ruolo che i testi ebraico-cristiani hanno avuto nella formazione della nostra tradizione artistica, linguista, filosofica". "Non solo", aggiunge De Mauro, "se si vuole che le giovani generazioni sviluppino una coscienza critica anche rispetto a questa stessa tradizione, è indispensabile partire da lì, dal dato formativo essenziale che questo testo biblico rappresenta".
Anche Margherita Hack, astrofisica sensibile alla battaglia laica, si è detta d'accordo sulla proposta di studiare la Bibbia nella scuola, come testo culturale di riferimento della nostra tradizione umanistica. "La sostengo come una proposta critica contro ogni tentativo di adottare la Bibbia come testo scientifico, magari a sostegno delle tesi creazioniste" sostiene la scienziata. "La Bibbia è un testo che esprime la cultura del suo tempo, può essere letto alla stregua dell'Iliade, dell'Odissea, dell'Eneide. Va dunque riportata al suo ambito originario. Questa è una proposta laica perché solo conoscendo si può capire che assumere la Bibbia come libro scientifico non ha senso" sostiene la Hack. Ma il clima non appare dei più favorevoli visto che è di pochi giorni fa la notizia che l'ora di religione fornirà crediti per l'esame di maturità?. "Una scelta assurda, vergognosa. L'ora di religione infatti non è obbligatoria e ci sono molti studenti che non vi partecipano perché di altre religione. L'Italia è uno stato laico e la religione non può essere materia di valutazione, soprattutto se insegnata come oggi in senso confessionale". Non sarebbe più opportuna l'introduzione della storia delle religioni? "Io lo ho sempre sostenuta, come ora di approfondimento della cultura umana appunto". Di fronte all'eventualità di una deriva creazionista sulla scia degli Usa, dove la teoria biblica è considerata come certezza scientifica, tanto da essere studiata in molte scuole, la Hack si dice preoccupata: "Il pericolo in Italia c'è, soprattutto di fronte alla attuale invadenza vaticana, per questo credo sia utile introdurre lo studio critico della Bibbia che evidenzi come le superstizioni religiosi non possano vestire i panni della scienza". Eppure questa proposta è sostenuta da molti credenti, protestanti ebrei cattolici, che potrebbero non leggerla nei suoi stessi termini. "Io la intendo così, poi ognuno può considerarla come crede. Se però nasce come risposta critica ad una deriva che vuole il Libro una fonte scientifica, allora la sostengo". Sull'invadenza vaticana e sulla difficoltà di arrestarla, anche nel mondo scolastico, giudicato un primo riferimento formativo dell'essere umano-cittadino, l'astrofisica appare disincantata: "La scienza può rispondere a questa intrusione con la cultura, ma la politica deve farlo con un po' più di nerbo, con il coraggio, che vedo però mancare soprattutto a sinistra". "La Costituzione - conclude - parla di un paese laico dove la religione è fatto privato, la scuola dovrebbe esserne dunque esente".
La proposta incontra anche il parere positivo di gran parte delle forze politiche. Alba Sasso, deputata di Sinistra democratica e vicepresidente della Commissione cultura della Camera, si dice favorevole: "La Bibbia è un testo letterario, uno dei fondamenti della storia dell'umanità insieme ad altri libri. Studiarla a scuola sarebbe anche un contributo al dialogo interculturale nel nostro paese, dove l'ignoranza religiosa è sovrana". Sul rischio che una proposta di questo tipo vada a sostegno di una tendenza confessionale in parte in atto nella scuola pubblica, la Sasso si dice ottimista e ci spiega il perché: "Non credo che studiare la Bibbia, se lo studio biblico viene condotto senza arroccarsi su posizioni ideologiche e fanatiche, possa arrestare il confronto interculturale e inter-religioso che è la vera sfida della nostra scuola multietnica". Dunque la conoscenza della nostra cultura, attraverso lo studio e la scoperta dei suoi fondamenti letterali, tra cui appunto anche il testo sacro, rappresenta una possibilità in più per avviare il confronto fra religioni e culture diverse, vera sfida della società contemporanea.