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Aprileonline: Polizia a scuola? Così è scontro sociale

La proposta avanzata dal premier (oggi già ritrattata) non ha convinto le forze dell'ordine, come ci spiega il segretario del Silp-Cgil, Claudio Giardullo, che parla di un "uso improprio" altamente "pericoloso"

24/10/2008
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Aprileonline

Ma.Bo., 23 ottobre 2008, 20:38

Oggi fa retromarcia, anzi sarebbe meglio dire dietro-front, ma la proposta avanzata ieri dal premier Berlusconi, ovvero quella di rispondere alla mobilitazione della scuola e dell'università con l'invio delle forze di polizia, ha risuonato per il Paese forte e chiara. Allarmando i diretti interessati, che in questo caso non sono solo gli studenti ma anche il corpo docente schierato a loro fianco, ma anche la politica. E le forze di polizie? Come hanno reagito all'eventualità di essere spedite nei vari licei e atenei con lo scopo di soffocare il dissenso giovanile? Ne abbiamo parlato con Claudio Giardullo, segretario generale del Silp-Cgil.

Con quale sentimento le forze di polizia hanno accolto l'annuncio del presidente del Consiglio di intervenire "manu militari" nelle scuole e nelle università in rivolta?
Due sentimenti: sbigottimento da una parte e amarezza dall'altra. Sbigottimento perché l'idea che di fronte a proteste di questo tipo, cioè che hanno ad oggetto riforme e diritti fondamentali come l'istruzione, si possa pensare non di dialogare in merito alla materia del contendere, bensì di minacciare gli studenti, appare incredibile. E' un uso improprio delle forze di polizia per inasprire lo scontro sociale e non, come dovrebbe essere, per favorire la coesione della società. L'amarezza invece nasce dal ritrovarsi, ancora una volta, di fronte all'ennesimo annuncio propagandistico, per cui in qualunque settore della vita sociale si costringono le forze di polizia a supplire alla mancanza di risposte politiche.

Dunque una proposta bocciata. Perché?
Non si può intervenire nelle scuole o nelle università senza che ci sia un preside o un rettore che richieda un intervento delle forze di polizia dopo aver valutato l'esistenza di un rischio reale per persone o strutture o luoghi. Può mettere in moto processi ingovernabili e pericolosi. Dire che una occupazione o una autogestione sono di per se stesse una forma di violenza è qualcosa di profondamente opinabile, bisogna valutare queste iniziative di protesta caso per caso e comunque non si può prescindere dalla valutazione che compiono coloro che sono responsabili di quella comunità scolastica (presidi e rettori).

Il governo ha dato prova di quale sia la sua filosofia di azione: trasformare le questioni sociali in emergenze securitarie e di ordine pubblico...
Sì questo aspetto è sicuramente vero, ma il quadro credo sia ancora peggiore. L'esecutivo cerca infatti di dare la sensazione che con l'utilizzazione dello strumento polizia si possano risolvere i problemi del Paese. Poi spesso non si realizza nemmeno questo uso e rimangono solo le strategie mediatiche, di facciata.

A cosa ti riferisci?
Mi riferisco all'impiego dei militari nelle diverse aree del territorio italiano, all'annunciata stretta che coinvolge il mondo dell'immigrazione e non solo. Operazioni mediatiche, perché in realtà non c'è un progetto a vasto respiro e soprattutto non ci sono i fondi: il governo che militarizza il Paese è lo stesso che poi taglia i finanziamenti sulla sicurezza, che priva il settore di un miliardo e mezzo di euro e prevede una diminuzione di 15mila operatori in tre anni nelle tre maggiori forze di polizia. Siamo infatti di fronte alla politica dell'annuncio senza la verifica dei risultati, al tentativo di inasprire lo scontro sociale, all'assenza di un serio progetto di rafforzamento del sistema sicurezza.

Nella proposta di inviare le forze di polizia nelle scuole e nelle università avanzata dal governo potrebbe aver giocato anche un fattore ideologico, forse sarebbe più opportuno dire un luogo comune che vuole queste stesse forze vicine alla cultura politica della destra?
Non lo so, ma la maggioranza degli operatori delle forze di polizia si ispira ai principi democratici che sono contenuti nella Costituzione, sanno che sono un presidio e una garanzia per tutti i cittadini, sono al loro servizio. Poi non saprei dire se nel governo qualcuno ha maturato una convinzione diversa...


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