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Aprileonline: Per uno Spazio Europeo della Ricerca

Uno studio ONU: "la ricerca scientifica e tecnologica è sempre più mirata alla ricerca del profitto che alla soluzione di problemi fondamentali per l'umanità: soltanto 10% delle spese di ricerca sono dedicati ad affrontare il 90% dei problemi urgenti del mondo". Come risponde l'Europa?

18/09/2007
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Aprileonline

Per uno Spazio Europeo della Ricerca
Umberto Guidoni*, 17 settembre 2007

Approfondimento Uno studio ONU: "la ricerca scientifica e tecnologica è sempre più mirata alla ricerca del profitto che alla soluzione di problemi fondamentali per l'umanità: soltanto 10% delle spese di ricerca sono dedicati ad affrontare il 90% dei problemi urgenti del mondo". Come risponde l'Europa?

Il ruolo della scienza nella società contemporanea è stato fortemente influenzato dalla concezione che vede la ricerca principalmente come strumento di concorrenza economica: la ricerca vale se è in grado di promuovere innovazione industriale. Questo conduce a favorire la ricerca applicata rispetto a quella di base, lo sviluppo di nuove tecnologie piuttosto che la scoperta di nuove teorie scientifiche, una prospettiva di breve durata anziché un impegno di lungo periodo.
Il dibattito è incentrato quasi interamente sul valore economico della R&S e quindi il punto focale sono i brevetti e gli altri strumenti per proteggere la proprietà intellettuale. Il tema della brevettabilità è stato esteso fino a comprendere il software e le banche dati (in genetica e geofisica) e perfino scienze fondamentali come matematica e biologia sono state coinvolte.
D'altra parte, un'estensione eccessiva dei brevetti genera uno sbilanciamento delle risorse verso lo sviluppo tecnologico, con investimenti orientati verso le aree che generano maggiore profitto, piuttosto che su quelle con ricadute più importanti per l'intera società.
In questa sorta di pensiero unico, non c'è da meravigliarsi delle conclusioni di uno studio ONU: "la ricerca scientifica e tecnologica è sempre più mirata alla ricerca del profitto che alla soluzione di problemi fondamentali per l'umanità: soltanto 10% delle spese di ricerca sono dedicati ad affrontare il 90% dei problemi urgenti del mondo".

E' opportuno notare che "la creazione di nuova conoscenza" rappresenta la missione principale della ricerca scientifica e quindi occorre rivedere un preconcetto diffuso che vede un rapporto lineare fra R&S e innovazione: ricerca = sviluppo di tecnologia = sviluppo economico.
Certo, non possiamo immaginare di lasciare la ricerca soltanto nelle mani degli scienziati che lavorano nella loro torre d'avorio. Anche se non produce dividendi economici visibili ed immediati, la ricerca è, infatti, un fattore fondamentale per la creazione della "società basata sulla conoscenza" in Europa. Per realizzare condizioni di vita migliori per tutti i cittadini, la società europea ha bisogno di un capitale umano qualificato. Per questo l'Europa deve investire in beni materiali ma, soprattutto, in prodotti immateriali quali ricerca e formazione. Senza maggiori investimenti nell'insegnamento e nella diffusione della scienza è impossibile cogliere a pieno i benefici della tecnologia di punta che, troppo spesso, è legata ad un sofisticato livello di conoscenze scientifiche sempre più specializzate.
La ricerca può produrre considerevoli benefici per la società: come fonte di nuove idee, di metodologie e, soprattutto, come una palestra per addestrarsi a risolvere problemi complessi. Tuttavia, questi benefici sono spesso eterogenei, difficili da caratterizzare e prevalentemente di tipo indiretto. Non ci sono modelli semplici per descrivere la natura dei vantaggi della ricerca ed è ancor più difficile stabilire la risorse necessarie e le aree su cui investire. Il finanziamento della ricerca, come molti altri campi che richiedono investimenti pubblici (ad esempio sicurezza e difesa), non può essere giustificata soltanto in termini di "benefici economici misurabili".

Il ruolo di Bruxelles è di investire nel capitale umano, di rafforzare i rapporti di collaborazione e ottimizzare i flussi del sapere per sviluppare, in Europa, un sistema equilibrato per la produzione e la distribuzione di conoscenza. Bisogna trovare metodi alternativi per misurare l'efficacia degli strumenti delle politiche della ricerca, per esempio guardando all'effetto catalizzatore dell'investimento pubblico, un effetto misurabile sull'intera società e non solo sulla crescita del PIL.
Un fattore che contribuisce alla debolezza dell'Europa nella scienza e nella tecnologia è l'esiguità degli investimenti, soprattutto quelli privati. Se l'Europa desidera affrontare le sfide economiche, sociali ed ambientali del XXI secolo deve investire di più nella ricerca. Ma questo da solo non è più sufficiente. Con un investimento inferiore rispetto ai suoi competitori, l'UE deve assicurarsi che i fondi pubblici siano spesi efficacemente.

Al cuore del problema c'è la questione della "governance della ricerca" a livello europeo. In particolare, occorre definire come destinare meglio le competenze e le risorse attraverso interventi politici ai vari livelli organizzativi: regionale, nazionale ed europeo. E' questo il quesito che sta alla base della creazione dello Spazio Europeo della Ricerca (SER).
A differenza degli USA e del Giappone, la ricerca europea rappresenta ancora "un puzzle" di 27 sistemi pubblici nazionali, indipendenti uno dall'altro.
La UE tenta di compensare rilanciando la collaborazione sovra-nazionale con gli strumenti dei programmi quadro, ma il contributo finanziario è limitato e gli sforzi della Comunità rappresentano la "28esima politica di ricerca", con un impegno pubblico intorno al 6% che non è sufficiente ad integrare le politiche per la ricerca che, per più dell'80%, sono condotte a livello nazionale.
L'Europa deve rispondere alle sfide della globalizzazione creando un "mercato interno" per ricerca - una zona di libera circolazione della conoscenza, dei ricercatori e della tecnologia - allo scopo di aumentare la cooperazione, stimolare l'innovazione e realizzare una migliore destinazione delle risorse.

Questa politica europea della ricerca deve essere radicata nella società europea, per sostenere l'avanzamento nei campi di interesse pubblico: come la salute, l'energia ed i cambiamenti climatici.
Per questo, giovedì 20 settembre, presso la Sala delle Bandiere del Parlamento europeo in via IV novembre a Roma, si terrà la consultazione "SER: mobilità e aggregazione", promossa al fine di instaurare un confronto fra tutti i protagonisti della ricerca. L'incontro, cui parteciperà il Ministro Mussi, permetterà di dare un proficuo contributo al testo che definirà la posizione del Parlamento europeo ed orientare l'azione dell'UE verso lo sviluppo del SER. Una novità per dare finalmente voce a tutti i soggetti interessati.

*relatore "Spazio Europeo della Ricerca"


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