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AprileOnLine: Per Napoli un esercito, ma di maestri

Don Luigi Merola citando Don Milani afferma: "Napoli non ha bisogno di un esercito di soldati, ma di un esercito di maestri perché qui il superfluo è diventato il necessario"

01/11/2006
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Aprileonline

Arturo Scotto

Emergenza sicurezza La città partenopea, che sta vivendo una nuova ondata di violenza con gli ultimi cinque omicidi in una sola settimana, paga lo scotto della mancanza di prospettive culturali e della perdita della funzione storica rispetto ai grandi movimenti filosofici e artistici che avevano attraversato l'Europa. E intanto il governo invia mille uomini: basterà?
Ora che Napoli è un caso nazionale, tutti si affannano a dare consigli, a illustrare vie d'uscita, molteplici ipotesi per risolvere le urgenze di ordine pubblico verificatesi nel corso degli ultimi giorni. Dati scioccanti: in una settimana cinque omicidi, diversi episodi di violenza che coinvolgono anche giovanissimi, una sequenza impressionante di fatti criminosi da far impallidire Bogotà.

Il clima che i giornali descrivono è paragonabile allo stato di guerra, e per questo si moltiplicano gli appelli all'invio dell'esercito.
Non si puo' escludere che di qui a poco qualche ben pensante invochi la legge marziale ed il coprifuoco.

Non c'è dubbio che chi nel corso degli ultimi mesi ha denunciato il progressivo degrado del tessuto sociale ed economico ha spesso trovato dei muri di silenzio.
Napoli è tanto altro, non dobbiamo mai stancarci di dirlo e sottolinearlo.
E' la fatica quotidiana di tanti cittadini che vivono nel disagio, nella povertà, nei quartieri di una banlieue senza identità e senza servizi; è la lotta di tanti docenti di frontiera che si confrontano con una gioventù degradata da anni di assenza di prospettive culturali che non fossero il guadagno facile ed una concezione dell'illegalità come fatto normale; è il tentativo delle istituzioni di riportare sviluppo e cultura laddove per anni si era prodotta consapevolmente una damnatio memoriae nei confronti della funzione storica di Napoli rispetto ai grandi movimenti filosofici e artistici che avevano attraversato l'Europa.
Tutto questo purtroppo passa in secondo piano quando la cronaca snocciola i dati di una cieca azione di distruzione delle basi minime del vivere civile: racket, omicidi, faide che ripartono, baby gang che si organizzano e mettono sotto scacco interi quartieri.

Napoli è forse l'unica città d'Italia che vive contemporaneamente il dramma di una camorra che controlla e fa economia, producendo in qualche quartiere anche un'opera di redistribuzione, ed una microcriminalità diffusa e capillare che da essa trova alimento e forza.
L'anarchia e la paura sono il brodo di cultura in cui la camorra cresce e si radica, modificando sempre di più costumi e modi di vita.

La risposta che ha dato il governo è stata immediata: mille uomini in più e la costruzione della cittadella della polizia, la quale dovrebbe mettere in rete ed in più stretta collaborazione le forze dell'ordine; oltre alla convocazione, proposta da Piero Fassino, di un tavolo per la città. Speriamo che questo possa bastare perchè a Napoli, è inutile dirlo, c'è già il più alto rapporto in Europa tra forze dell'ordine e cittadini. Certo, probabilmente sono mal utilizzate; certo, li si vede poco per strada; ma sarebbero serviti ad evitare l'omicidio di Pozzuoli di due giorni fa, dove per gelosia è stato accoltellato ed ucciso un minorenne?

Forse ha ragione Don Luigi Merola, prete coraggio che rende la sua opera pastorale nel centro di Forcella e che da tempo interviene con forza ed acutezza nel dibattito napoletano, che citando Don Milani afferma: "Napoli non ha bisogno di un esercito di soldati, ma di un esercito di maestri perché qui il superfluo è diventato il necessario". Forse è arrivata l'ora di convocare una grande manifestazione nazionale coinvolgendo tutti i soggetti della società civile attiva, le forze sindacali e le forze sociali, per dare una risposta unitaria contro la camorra.


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