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AprileOnLine: Niente di nuovo in Accademia?

Dopo le dichiarazioni di Rita Levi Montalcini e la posizione assunta dal ministro Mussi, il governo Prodi promette soldi già previsti, suscitando una ulteriore fibrillazione nelle varie componenti delle università e della ricerca italiane

14/11/2006
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Aprileonline

Emiliano Sbaraglia

Manovra.

Le proteste degli atenei italiani per i tagli previsti dal decreto Visco-Bersani del mese di luglio ora sembrano avere una motivazione in più, procurata dal goffo tentativo di far passare come ulteriore investimento quei 177 milioni di euro in realtà già precedentemente previsti, come denunciato in tempo reale dal ministero competente: un'operazione, questa, che se da un lato è riuscita a ottenere il momentaneo ammorbidimento di posizioni rivelatesi più ostiche del previsto, come quella della senatrice a vita Rita Levi Montalcini, dall'altro non tranquillizzano affatto il mondo dell'università e della ricerca.
Quel -20% alle spese di gestione (quelli che tecnicamente si chiamano "consumi intermedi") è considerato assolutamente inaccettabile dai rettori e dai lavoratori degli atenei. Sul tema è tornato anche Mussi, parlando direttamente del ruolo e della situazione della ricerca universitaria: "I ricercatori italiani sono tra gli ultimi al mondo per fondi pro capite loro destinati, ma sono i terzi al mondo per produttività. Cosa sarebbe di loro se avessimo i finanziamenti che meritano? In tutto il mondo -ha continuato- stiamo assistendo all'esplosione della spesa per università e ricerca. E se tutto il mondo investe e l'Italia no, è ovviamente molto pericoloso per il nostro Paese: se si scendono le scale, poterle risalire poi diventa un'impresa assai ardua".

Intanto c'è chi pensa a cautelarsi. Con una circolare diffusa nelle ultime ore, il Direttore Generale del CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha ricordato agli enti pubblici di sua gestione che "...a causa delle gravissime prevedibili conseguenze sul bilancio 2007 dei tagli disposti dal ddl finanziaria 2007 al finanziamento ordinario degli Enti pubblici di ricerca, l'assunzione di impegni da parte di tutti i centri di responsabilità dovrà essere limitata con decorrenza immediata e fino a diversa disposizione, alle spese obbligatorie e indifferibili. Ogni atto di assunzione di impegno -conclude la nota- dovrà essere accompagnato da una dichiarazione sottoscritta dal responsabile del centro di responsabilità che attesti dette caratteristiche vincolanti".

Un comunicato non del tutto chiaro, che abbiamo chiesto di spiegare allo stesso Direttore Generale del CNR Angelo Guerrini: "Ho voluto inoltrare agli istituti di ricerca questa comunicazione, perché se verranno mantenute alcune disposizioni il CNR dovrà far fronte a una riduzione di altri 70 milioni di euro circa, oltre gli 8 già previsti dal decreto tagliaspese. Così abbiamo pensato di inoltrare un messaggio cautelativo, che inviti i responsabili a valutare e giustificare con maggior attenzione del solito le spese sostenute da qui ai prossimi mesi, in vista di tempi difficili da un punto di vista economico per il nostro Ente". L'esempio riportato da Guerrini è calzante: "Se in un ufficio c'è un computer ancora in buone condizioni, e per quell'ufficio è stato previsto l'acquisto di un nuovo "pc" nei prossimi mesi, consigliamo di attendere l'evolversi degli eventi prima di inoltrare la richiesta in via definitiva..."

Nell'Unione (e nell'Ulivo in particolare), il problema appare molto sentito, anche perché il sostegno alla ricerca e all'università rientra tra le priorità contenute nel programma di governo del centrosinistra. Lo confermano le parole della vicecapogruppo dell'Ulivo a Montecitorio, Marina Sereni: "Ora noi dobbiamo mantenere i fondi per i nuovi ricercatori e recuperare il taglio di luglio che rischia di mettere in difficoltà il funzionamento delle università", un passaggio questo recuperato dallo stesso Mussi, che ha poi ribadito: "Con questa finanziaria una cosa è certa: intendiamo tagliare la proliferazione dissennata di nuove sedi universitarie e nuovi insegnamenti". Il ministro ha infine evidenziato che "in Italia siamo passati da 2.300 a 5.500 corsi universitari e siamo arrivati, in 105 province, a ben 360 sedi universitarie e a 12 telematiche. Questa proliferazione, questa frammentazione con questa finanziaria è certamente finita".

Tra le notizie e le indiscrezioni che si susseguono, una delle prossime novità dovrebbe essere rappresentata dalla costituzione di una "Agenzia di valutazione delle Università", autonoma e indipendente, che tra l'altro avrà il compito di valutare l'impiego delle risorse degli atenei, oltre la qualità di ricerca e didattica svolta e il rapporto di assunzione dei giovani usciti dai corsi.

Sempre se si continuerà a fare ricerca e svolgere didattica, viene da aggiungere; e sempre se i giovani usciti dai corsi verranno effettivamente assunti.


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