Aprileonline: Lo sfascio istantaneo
Approvata la fiducia alla Camera (321 sì, 255 no, 2 astenuti) sul decreto Gelmini che prevede otto miliardi di euro in meno per la scuola pubblica
. Giovedì il sì finale di Montecitorio. Prima della fine del mese la conversione definitiva in legge. La Cgil si avvicina allo sciopero, Pd e Italia dei valori: "Non è una riforma, sono solo tagli". Ma il governo difende il ritorno del maestro unico e del voto in condotta
lla Camera si è votata la fiducia numero sei del governo Berlusconi, è sul decreto che incide pesantemente sulla scuola pubblica italiana ed ha visto 321 favorevoli, 255 contrari e 2 astenuti. Il voto finale di Montecitorio è previsto a tempo di record, giovedì alle 18. Si passerà poi al Senato, e il maxiemendamento Gelmini - Tremonti sarà legge dello Stato. C'è stato, in realtà, qualche intralcio, servito solo a posticipare di poche ore l'autorizzazione della richiesta della fiducia. Su tutto, un nuovo passaggio in Commissione Bilancio, che i leghisti hanno sfruttato per strappare una modifica in corsa ripristinando la distribuzione locale delle graduatorie degli insegnanti delle scuole elementari: saranno su base provinciale piuttosto che nazionale. E' stato così annullato un ritocco inserito nel passaggio da decreto a maxiemendamento, che avrebbe reso più facile l'accesso degli insegnanti meridionali alle scuole del Nord. Ma chissà che la questione non faccia sorgere problemi di costituzionalità.
Sia il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini che quello dei Rapporti con il Parlamento Elio Vito hanno motivato la richiesta di fiducia con le esigenze temporali: il pacchetto decretato scade il 31 ottobre, e le poche settimane a disposizione costringono il governo a contingentare i tempi del dibattito. Per Italia dei valori e Partito democratico il ricorso al voto di fiducia è "una scelta gravissima" e rappresenta "una minaccia alla democrazia". La Gelmini non si è spostata di un millimetro dalla difesa delle norme raccolte sotto il suo nome, definendole una "manutenzione" del sistema scolastico: "Pur in un momento di ristrettezza economica la scuola a cui pensa la sottoscritta e il presidente Berlusconi è una scuola che recupera dal passato principi attuali e guarda al futuro, ammodernandola".
Il decreto Gelmini, tra le varie misure, prevede il ripristino graduale del maestro unico e del voto in pagella alle elementari. Ma non c'è più, come nella versione originaria, la bocciatura secca con una sola insufficienza. Tornano anche la valutazione della condotta e, per le scuole secondarie, l'educazione civica. Per i venti milioni di euro di fondi all'edilizia scolastica l'ultima parola spetterà al ministero dell'Economia.
Per Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv alla Camera, "si spaccia per riforma quello che altro non è" che "un taglio di otto miliardi all'istruzione, con la conseguenza di un ridimensionamento dell'offerta sulla scuola". Tutto questo "senza nemmeno la possibilità di confrontarsi per un minuto in Parlamento tra maggioranza e opposizione". Sulla stessa linea il segretario del Partito democratico Walter Veltroni: "Macchè riforma, qui ci sono solo otto miliardi di tagli". Il ministro per le Politiche giovanili Giorgia Meloni ha osservato, invece, che "servono risposte immediate e coraggiose per risolvere i problemi della scuola". E all'opposizione ha risposto con il consueto misto di brutalità e pragmatismo in voga all'interno della maggioranza: "La maggioranza farà il suo lavoro, che è quello di dare risposte ai problemi centrali dell'Italia".
Ma il punto, per l'opposizione, è che il decreto Gelmini in procinto di diventare legge non è neanche una riforma, quanto piuttosto un maquillage di norme propagandistiche che tentano di nascondere tagli pesantissimi. Ha detto il predecessore della Gelmini al ministero dell'Istruzione, il deputato Pd Giuseppe Fioroni: "Saranno 225mila i posti di lavoro tagliati in tre anni e il maestro unico avrà, in media, tra i 55 e i 60 anni". Fioroni ha fatto notare che, per quanto riguardo la scuola "per la prima volta nella storia repubblicana è stata posta la fiducia evitando il confronto nel merito". Inoltre "i nostri ragazzi avranno gli stessi stimoli che avevano gli alunni di sessanta anni fa, in una societa' post-contadina che doveva combattere l'analfabetismo". Così, ha concluso replicando al ministro Gelmini, "si fa molto più di una manutenzione, così si sfascia la scuola pubblica". La Cgil, come promesso, è sul piede di guerra. Netto il segretario generale Guglielmo Epifani: "La fiducia non è un segno positivo, perché è evidente che se noi abbiamo chiesto un confronto e si mette la fiducia si rafforzano le ragioni della protesta". Lo sciopero generale è in vista.