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Aprileonline: Le maglie del referendum

Si studia il modo di rendere la campagna l'opportunità di diffusione dell'idea di una moderna riforma del sistema scolastico

31/10/2008
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Aprileonline

Andrea Scarchilli ,

Il Pd alle prese con la formulazione dei quesiti anti - Gelmini, il senatore Ceccanti propone di concentrarsi sulla trasformazione delle università in fondazioni e sul maestro unico, per scongiurare bocciature dalla Consulta. Si studia il modo di rendere la campagna l'opportunità di diffusione dell'idea di una moderna riforma del sistema scolastico

Sciolti definitivamente i dubbi, e deciso di promuovere (assieme quasi tutto il resto dell'opposizione) la raccolta delle firme per un referendum abrogativo della legge Gelmini, il Partito democratico si trova davanti alla necessità di formulare i quesiti. Si sa già che la materia è delicata, perché la riforma della scuola varata dalla maggioranza è in grandissima parte una derivata della Finanziaria di Giulio Tremonti, e l'articolo 75 della Costituzione (quello che disciplina i referendum abrogativi) proibisce ai cittadini di esprimersi sulle "leggi tributarie e di bilancio". Non è un caso che l'adesione alla battaglia referendaria sia venuta dal Pd come extrema ratio, solo dopo aver constatato l'ampiezza della protesta degli studenti e aver saggiato, per l'ennesima volta, la chiusura del governo a tutti i confronti. Si è fatto ricorso, così, a uno strumento che in precedenza, nel caso del lodo Alfano, si era scelto di accantonare ritenendo inopportuno il referendum sovrapposto al giudizio di merito della Corte costituzionale.

Adesso il problema non si pone ma la priorità è mettere a punto dei quesiti senza rischiare di incappare nella censura della stessa Consulta, che ne vaglierà l'ammissibilità. Gli esperti del partito sono al lavoro, guidati dai costituzionalisti di fiducia del segretario Walter Veltroni, il deputato Salvatore Vassallo e il senatore Stefano Ceccanti. Raggiunti da "Aprileonline", entrambi ripetono che la questione è allo studio, e il problema è quello di rischiare il meno possibile. Ceccanti una sua idea già l'ha messa sul tavolo, ed è quella di promuovere quesiti sui punti politicamente più "pesanti" della riforma: "La trasformazione delle università in fondazioni e la reintroduzione del maestro unico alle elementari".

Riuscire a far dir "no" ai cittadini su questi punti sarebbe per il Pd - e per l'Italia dei valori, Rifondazione comunista, il Pdci e Sinistra democratica, che affiancano i democratici nella battaglia referendaria - un bel successo. Ma a Largo del Nazareno sono consapevoli che non basterebbe, perché la bocciatura della Gelmini sarebbe solo un primo passo. A cui si dovrebbe affiancare una "forza di fuoco" costituita dalle proposte. Ne ha fatto cenno ieri Veltroni, quando ha parlato dell'ambizione di una sistema scolastico all'altezza di quello dei paesi europei più avanzati. A questo, alle idee, serviranno gli stati generali di fine novembre.

Quello che si vuole evitare è rendere la proposta e la protesta due momenti separati. La battaglia referendaria, su questo si sta lavorando, deve diventare anche il terreno per iniziare a costruire dei pilastri programmatici. Magari, è il sogno di Ceccanti, si riuscisse a condividerli con i cittadini che andranno ad aderire alla promozione della consultazione popolare prima, a bocciare la riforma Gelmini poi. Da costituzionalista, lui un'idea ce l'ha: quella di riesumare uno strumento sempre ignorato dal nostro sistema parlamentare. Le leggi di iniziativa popolare. Sono disciplinate dall'articolo 71 della Costituzione e necessitano, per essere presentate a uno dei presidenti delle Camere, dell'adesione di cinquantamila elettori. "Sarebbe - dice Ceccanti - l'opportunità per dire e far vedere quello che vogliamo, e non limitarci semplicemente a dei no".

Sarebbe anche un modo per rispondere alla grande forza democratica che si è sollevata nelle ultime settimane e ha avuto oggi l'ultima manifestazione di vitalità. Una forza che, se presa nella sua componente maggioritaria, non reca insegne di partito. Ed esprime la sacrosanta esigenza di un sistema scolastico migliore. Per chi ci lavora, i docenti, e per chi lo vive, gli studenti e i genitori. Perché, parafrasando uno degli slogan più fortunati delle ultime settimane, il futuro torni a essere quello di una volta.


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