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AprileOnLine: La scuola siamo noi

Scuola I temi affrontati dagli emendamenti presentati ieri in commissione Cultura alla Camera. Le critiche a chi procede nel varo della legge Finanziaria senza considerare la scuola lo snodo fondamentale per il futuro del Paese

19/10/2006
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Aprileonline

Alba Sasso

La soppressione della clausola di salvaguardia, maggiori garanzie sui fondi per la scuola pubblica e un sostanziale congelamento dell'innalzamento del numero di alunni per classe. Sono questi i temi toccati dagli emendamenti presentati ieri in commissione Cultura alla Camera. Per il momento è stato approvato solo il primo, ma tutte le questioni sono state segnalate nel parere che la commissione Cultura ha inviato alla commissione Bilancio.
Una delle prime letture politiche avanzate dall'opposizione dopo la lettura degli emendamenti, viste anche le proteste dei sindacati sui tagli agli organici, è quindi sbagliata. I correttivi presentati, infatti, non costituiscono una marcia indietro della maggioranza. Anzi. La nostra è una marcia in avanti. E' in corso una serena ridiscussione della manovra con tutti i soggetti coinvolti.

Nella mia relazione introduttiva al dibattito in commissione sulla Finanziaria ho già detto che c'erano dei punti di criticità che andavano rivisti. Una cosa è colpire gli sprechi, un'altra è tagliare gli organici. Limitare i tagli e passare ad un' ottica di risparmio reale: è questo, dunque, il filone che ci ha mosso in sede di scrittura degli emendamenti.

In particolare, è stata proprio la volontà di salvaguardare i posti dei docenti a muovere l'emendamento relativo all'articolo 66, quello sulla formazione delle classi. E' necessario mettere dei vincoli al criterio dell'aumento dello 0,4% del rapporto alunni/classi per limitare i tagli, anche tenendo conto della presenza di studenti disabili in aula e dell'aumento degli studenti registrato negli ultimi anni. In sostanza, l'emendamento prevede l'impegno del ministero della Pubblica istruzione a rispettare il numero minimo e massimo di alunni per classe, previsto nei vari gradi di scuola, compreso quello delle classi con alunni diversamente abili, dei posti nella scuola dell'infanzia e primaria e delle cattedre nella scuola secondaria di primo e secondo grado, sulla base degli ordinamenti ancora in atto nell'anno scolastico 2006/2007.

L'emendamento all'articolo 65 prevede, invece, che il trasferimento alle scuole, per i fondi iscritti nei capitoli di spesa, destinati alla lotta alla dispersione scolastica e per quelli iscritti al fondo previsto dalla legge 440 del '97, non sia inferiore rispettivamente al 90% e al 60% degli stanziamenti previsti. Due limiti non menzionati, nel testo originale della Finanziaria.

La correzione proposta per l'articolo 67, infine, prevede la scomparsa del rischio di minori dotazioni nel caso in cui viale Trastevere, non riuscisse a raggiungere gli obiettivi di risparmio indicati da Padoa-Schioppa (448,2 mln per il 2007, 1324,5 per il 2008, 1402,2 per il 2009). Una clausola che ricordava molto la storia del cane che si morde la coda.

Se si procede indiscriminatamente con i tagli alla ricerca, alla scuola, all'università, c'è il rischio di varare una Finanziaria senz'anima. Per risanare l'Italia, dalle condizioni in cui l'ha lasciata la destra, è chiara a tutte le componenti dell'Unione la necessità di affrontare sacrifici, ma questi sacrifici sono sopportabili, solo se ben finalizzati alla preparazione di un futuro migliore per i giovani.

Il centrosinistra deve avere la priorità di garantire alle ragazze e ai ragazzi gli standard qualitativi d'istruzione più alti e di assicurare loro, poi, una società che sappia metterli a frutto al meglio. Per questo, non è possibile applicare oggi, alla scuola pubblica, una vecchia visione che prevede solo tagli. Colpire gli sprechi e razionalizzare le risorse è un obiettivo condivisibile. Tagliare gli organici e non garantire fondi adeguati è però inaccettabile.
Le politiche sulla competitività, i tagli al cuneo fiscale? Sono tutti provvedimenti importanti che, però, rischiano di risultare inutili al Paese se, nel momento in cui si lavora per il risanamento, non si reinveste poi con coraggio nella crescita culturale, nella ricerca e nell'innovazione.

* Vicepresidente della commissione Cultura della Camera dei deputati


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