Aprileonline: La scuola in svendita
Il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, torna a criticare i presidi che hanno denunciato, in una lettera inviata alle famiglie, la carenza di fondi degli istituti scolastici: "Sono dirigenti politici, formano una minoranza ben organizzata e fortemente legata alla Cgil". Ma i presidi non ci stanno e insistono: "Noi non vogliamo fare politica, non ci interessa. Vogliamo solo delle risposte sulla mancanza di fondi, risposte che non arrivano". E le opposizioni attaccano: "Chi si dovrebbe dimettere è il ministro"
Il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini, torna a criticare i presidi che hanno denunciato, in una lettera inviata alle famiglie, la carenza di fondi degli istituti scolastici: "Sono dirigenti politici, formano una minoranza ben organizzata e fortemente legata alla Cgil". Ma i presidi non ci stanno e insistono: "Noi non vogliamo fare politica, non ci interessa. Vogliamo solo delle risposte sulla mancanza di fondi, risposte che non arrivano". E le opposizioni attaccano: "Chi si dovrebbe dimettere è il ministro"
"I presidi che vogliono fare politica si candidino". Non c'è pace tra il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini e i dirigenti scolastici del Lazio "rei", a detta del ministro, di non essere in grado di dirigere una scuola e di voler scaricare sul ministero le responsabilità degli enormi buchi economici che stanno strozzando gli istituti: non ci sono i soldi per i supplenti (fondi ridotti dal governo del 40%) né per le visite fiscali obbligatorie (su decisione del ministro Brunetta), da settembre non saranno più garantiti i servizi previsti per legge come la copertura dell'ora alternativa di religione o i recuperi dei debiti scolastici. Per la prima volta nella storia della Repubblica le scuole hanno dovuto fare i bilanci senza i fondi per l'ordinario funzionamento.
"Ci sono purtroppo difficoltà economiche in molte realtà scolastiche, ma tutti insieme dobbiamo collaborare per risolverle. Chi ha un ruolo nelle istituzioni scolastiche decida: o si candida e fa politica o svolge attività d'insegnamento". Taglia corto la Gelmini che assicura: una piccola parte dei presidi è fortemente legata alla Cgil e usa la scuola per fare politica".
Immediata la replica di Paolo Mazzoli, presidente dell'Asal (Associazione scuole autonome Lazio) e tra gli ideatori della lettera che ha scatenato la reazione dura del ministro: "Noi non vogliamo fare politica, non ci interessa. Vogliamo solo delle risposte sulla mancanza di fondi, risposte che non arrivano".
"Non vogliamo fare polemica - dice Mazzoli - non ci piace. Ma vorremmo che arrivasse qualche risposta tra quelle elencate nella lettera". E non è vero, sottolinea, che il ministero non sapeva, che apprende dei problemi dai giornali: "Avevamo già trasmesso le nostre preoccupazioni". Ora i dirigenti vogliono sapere come "pagare i corsi di recupero, le visite fiscali, se dobbiamo lasciare le classi scoperte o no. Tutto il resto- commenta Mazzoli- sono inutili polemiche".
Unanimi le opposizioni: A dimettersi dovrebbe essere proprio il ministro Gelmini che, con le sue affermazioni paradossali dimostra chiaramente di non conoscere quel mondo della scuola con il quale chi si occupa di pubblica istruzione dovrebbe confrontarsi ogni giorno, né tanto meno di avere consapevolezza delle gravi condizioni in cui versano molti istituti scolastici.
Ma lo sa il ministro Gelmini che, non solo nel Lazio, ma in tutt'Italia, i genitori sono costretti a versare nelle casse delle scuole un contributo mensile non solo per le attività di laboratorio o i corsi d'inglese, ma per l'acquisto della carta igienica? Lo sa il ministro che se le famiglie italiane si ritrovano a questo punto non è colpa dei presidi "politicizzati" ma dei tagli selvaggi effettuali ai fondi per la scuola? Dunque, è l'invito che giunge dai parlamentari del Pd e dell'IdV "se si dovesse applicare al ministro la sua stessa regola, allora anche lei dovrebbe andare a casa e smettere di fare politica".
Una posizione, quella espressa dalle opposizioni parlamentari, in totale sintonia con la Flc Cgil chiamata direttamente in causa dal ministro come "sindacato che guida la protesta dei presidi". "Gelmini la smetta di attaccare la Flc-Cgil e cominci a risolvere i problemi della scuola italiana che per sua responsabilità è nell'incertezza più totale: le uniche cose certe sono i tagli che distruggono la scuola pubblica", interviene il segretario Domenico Pantaleo, rispondendo alle dichiarazioni sui "presidi politici" di alcune scuole del Lazio.
Secondo Pantaleo "per mancanza di risorse le scuole non sono in condizione di assicurare i servizi più essenziali, il pagamento delle supplenze, delle visite fiscali. Non vengono saldati i crediti pregressi e, nonostante le continue sollecitazioni, il Ministero è latitante. Per far fronte alla mancanza di soldi le scuole chiedono, in molti casi, contributi alle famiglie".
"Questa paradossale situazione si scarica sui dirigenti scolastici alle prese con decisioni e responsabilità da assumere nell'assenza di ogni certezza - continua il sindacalista -. Il ministro ci dica cosa intende fare, se ha qualche idea, ed eviti di ripetere stancamente il solito ritornello della Cgil che farebbe politica, perchè stiamo parlando di problemi concreti dai quali dipende la qualità dell'istruzione pubblica".
"Il ministro Gelmini dovrebbe informarsi meglio: la Flc-Cgil è, dopo l'Anp, il sindacato più rappresentativo tra i dirigenti scolastici. Sempre per la verità dei fatti - conclude Pantaleo - la maggioranza dei dirigenti scolastici del Lazio, che hanno protestato, non sono iscritti alla Flc ma noi siamo onorati di avere condotto una giusta battaglia insieme a loro".