Aprileonline: La bacchetta della Gelmini
Quello che dunque si evince è che per il ministro sia più importante indossare un bel grembiulino pulito. E chi non obbedisce, sette in condotta.
Woland,
Così, dopo il grembiulino, è arrivato il turno del voto in condotta, da inserire nella valutazione finale dello studente.
Il ministro della pubblica istruzione Maria Stella Gelmini, che come ricordato dal suo collega e alleato Umberto Bossi non ha mai insegnato un solo giorno (essendo laureata in giurisprudenza), sembra aver subito ben appreso il meccanismo istituzionale di governo che caratterizza ogni esecutivo-Berlusconi, riassumibile nella formula "confondi e stupisci". Faro e guida insostituibile di tale metodo, manco a dirlo, l'artefice supremo della teoria applicata della "finanza creativa", il super-ministro Giulio Tremonti.
La signora Gelmini, infatti, nei giorni scorsi aveva prima risposto a tono alle dichiarazioni del Senatùr ("neanche lui mi sembra un costituzionalista di chiara fama"), per poi tornare ad occuparsi a tempo pieno del dicastero di sua competenza. E lo fa, appunto, mettendo tra le priorità imprescindibili provvedimenti che entreranno certamente di diritto nella storia delle riforme scolastiche. "E' incomprensibile che non si valuti in alcun modo il comportamento dei ragazzi, poiché anche la condotta ha la sua valenza, ed il rispetto delle regole deve avere la giusta considerazione". Nell'intervista rilasciata al "Messaggero", il ministro dunque rivendica l'efficacia di uno strumento, per molti invece discutibile, come quello del "sette" in condotta.
Discutibile perché, nella maggior parte dei casi, non viene utilizzato dal corpo docente nella maniera dovuta, cioè a dire per colpire una indisciplina realmente incontrollabile da parte di uno studente; quanto, piuttosto, come la scorciatoia per evitare un supplemento ulteriore all'ordinario lavoro dell'insegnante, che tradotto in termini concreti equivarrebbe al faticoso tentativo di levigare, cercando di re-integrarle con il resto della classe, le intemperanze dell'elemento "che disturba". Più facile mettere un sette in condotta, che evitare giorno dopo giorno la maturazione di tale decisione.
Non mancano certo le proposte condivisibili, come ad esempio quella riguardante "incentivi per gli insegnanti che garantiscono la permanenza per un ciclo scolastico in una scuola", visto che secondo il ministro, per migliorare la formazione è necessario tornare a investire sui docenti, e rivedere il sistema di reclutamento: "L'insegnante dovrà essere valutato in base alla disponibilità a garantire la continuità, alla formazione permanente e al grado di apprendimento dei ragazzi, perché si è persa la percezione del ruolo dell'insegnante, della centralità della funzione educativa nella società", chiosa il ministro,
Tutto giusto, come la segnalazione che nel mondo universitario il famoso "tre+due" non funziona, e andrebbe rivisto entro breve (attendiamo fiduciosi).
Peccato che i tagli previsti dal governo di cui fa parte nella finanziaria 2008 parlano di cifre esorbitanti catturate dal mondo dell'istruzione pubblica, laddove le scuole private vedono lievitare i propri proventi. La "razionalizzazione", come viene definita dal governo, ammonta all'incirca attorno ai 50 milioni di euro, suddivisi in modo equo tra gli anni fino al 2011. Come questo possa essere conciliato con le buone intenzioni di "riforma" dell'attuale sistema scolastico italiano, rimane dunque un mistero. Per ora, la più immediata conseguenza dell'operato governativo sono infatti la perdita di oltre centocinquantamila posti di lavoro, tra insegnati e personale addetto.
Quello che dunque si evince è che per il ministro sia più importante indossare un bel grembiulino pulito. E chi non obbedisce, sette in condotta.