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AprileOnLine: L'Università che ci meritiamo

Se passa la finanziaria di Tremonti le università potranno divenire "fondazioni". Ci saranno atenei con mezzi incomparabilmente superiori ad altre e questo porterà ogni sede a chiedere tasse differenti a seconda della propria qualità

24/06/2008
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Aprileonline

Giuliano Garavini,

Alla fine è successo. L'università si avvia ad essere privatizzata. Se passa la finanziaria di Tremonti le università potranno divenire "fondazioni". Questo vuol dire che essere potranno ottenere finanziamenti privati, da banche, da aziende, e donazioni da privati. Ci saranno quindi università con mezzi incomparabilmente superiori ad altre e questo, come già scrive il buon Giavazzi, porterà ogni università a chiedere tasse differenti a seconda della propria qualità. Inevitabile poi l'abolizione del valore legale del titolo di studio. Alla fine del processo ci troveremo con un'università sul modello americano, con piccole e pretenziose Harvard italiane, pallide imitazioni senza la capacità di attrarre le intelligenze da tutto il mondo visto che di studiare in italiano non frega a nessuno. Magari diventeranno sempre più come la Bocconi e per far vedere che sono più fighe, più internazionali, inizieranno a prevalere i corsi in inglese con l'altro bel risultato di generare ignoranza sia nella lingue madre che nella lingua degli affari.

Ma questo processo è il diretto portato della riforma Berlinguer e degli indirizzi impressi dall'attuale leadership del Pd e non della destra liberista. Sono oltre dieci anni che si sono moltiplicati i corsi di laurea, le sedi universitarie, che si fanno stage in aziende private per laurearsi, i corsi sono tenuti per la metà da professori a contratto sottopagati e senza alcuna qualifica, la laurea è un pezzo di carta che conta meno di nulla se non accompagnata da vari master costosi ed altro. Ovviamente il mercato reagisce come può. Visto che la qualità delle lauree è scesa a livelli infimi la soluzione sarebbe creare università di serie A, B e C, abolire il valore legale del titolo di studio, e ristabilire un ruolo per l'università a partire dalla competizione.

Ancora non si sono levate proteste contro questo inizio di privatizzazione dell'università, e questo perché molti a sinistra segretamente concordano con la cura Tremonti. Personalmente ritengo che nel nostro Paese un'università privata sarebbe un disastroso fallimento: spaccherebbe il Paese, non raccoglierebbe sufficienti fondi dai privati per la ricerca (per funzionare Harvard da sola ha introiti per 35 miliardi di dollari più dell'intero sistema universitario italiano), non riuscirebbe a diventare un polo internazionale, selezionerebbe solo figli di papà e "yes men" e diventerebbe piuttosto che centro di ricerca di eccellenza luogo di incontro per consorterie: università della Confindustria, dell'Opus Dei, della massoneria, del sindacato, della banche.

Bisogna quindi opporsi alla privatizzazione dell'università, ma in nome della distruzione dell'esistente. Vanno aboliti corsi di laurea, cancellate sedi universitarie che producono fogli di carta e non fanno ricerca, abolite le convenzioni con enti pubblici in cui vengono regalate le lauree, drasticamente ridotti i professori a contratto, cancellata la figura del ricercatore a vita, va ripensato il sistema del 3 più 2, va fatta una battaglia campale per un'università di qualità perché senza la qualità non ha senso che si buttino i soldi del contribuente per un'università pubblica. Finora la sinistra non si è impegnata in questa battaglia, speriamo voglia farlo.


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