Aprileonline: L'Onda non si accontenta
Gli studenti tornano in piazza in molte città italiane. A Milano convergono nel corteo della Fp Cgil. A Roma, momenti di tensione
Ida Rotano, "Il ministro ha dovuto accettare alcune richieste, sperando probabilmente in un'operazione di recupero di consenso, ma i tagli su scuola e università rimangono e non viene ritirata l'indicazione di trasformare le università in fondazioni private". Gli studenti tornano in piazza in molte città italiane. A Milano convergono nel corteo della Fp Cgil. A Roma, momenti di tensione
Anche dopo il decreto legge del Consiglio dei Ministro di giovedì le manifestazioni proseguono: gli studenti hanno compreso che quanto di buono è contenuto fra le misure emanate è frutto della costanza delle azioni di protesta che si sono susseguite in questi giorni, ma hanno anche compreso che i problemi più grandi introdotti dagli articoli 16 e 66 della legge 133/08 non vengono risolti dai provvedimenti del governo, che sono in buona parte temporanei e di facciata. "Facciamo un appello a chi vuole dare un contributo, perché c'è tutto il tempo necessario per una riforma condivisa. Non vogliamo tornare alla concertazione, ma vogliamo un confronto che è assunzione di responsabilità, intendiamo aprire un dialogo con il mondo universitario e nel Parlamento", era stata l'apertura del ministro Mariastella Gelmini nella conferenza stampa tenuta al termine del Consiglio dei ministri di ieri. Un'apertura, però, giudicata troppo timida dagli studenti: "Il ministro Gelmini tenta il recupero, ma è troppo poco", afferma il portavoce della "Rete degli studenti medi" in una nota. "Le soluzioni prese ieri dal Consiglio dei ministri - prosegue - non sono delle risposte esaustive rispetto alle richieste del movimento delle scuole e delle università. Il ministro ha dovuto accettare alcune richieste, sperando probabilmente in un'operazione di recupero di consenso, ma i tagli su scuola e università rimangono e non viene ritirata l'indicazione di trasformare le università in fondazioni private".
Dunque, l'onda non si ferma e le mobilitazioni contro i tagli della Gelmini riprendono con nuovo vigore. Da Roma, a Milano, a Napoli, a Torino, studenti medi e universitari sono scesi in piazza per protestare contro la legge 133 sulla scuola e i provvedimenti sull'università.
A Roma, studenti medi e universitari, radunatisi in piazza Esedra, hanno percorso via Cavour per raggiungere piazza Venezia. Il traffico cittadino si è bloccato per qualche ora. Uno striscione, che riprende lo slogan principale delle proteste di queste settimane "noi la crisi non la paghiamo", ha aperto il corteo. In piazza Esedra, tre studenti di estrema destra aderenti al Blocco studentesco si sono uniti al corteo sfoggiando svastiche sulle magliette e sui caschi. Ma i manifestanti li hanno allontanata e la Digos li ha accompagnati fuori dal corteo. "Siamo tutti antifascisti" il coro urlato dai manifestanti. Qualche ora dopo, Lotta studentesca, l'organizzazione giovanile vicina a Forza Nuova, ha diramato un comunicato stampa in cui si dichiarava pronta a fare "nuove occupazioni insieme agli studenti di sinistra", e questo per dimostrare a tutti che "i mediocri tentativi di fermare e dividere la protesta non funzionano". Nella nota si chiede a tutti gli studenti di "rifiutare ogni provocazione da qualsiasi parte provenga: i mandanti dell'odio - si legge - devono essere arrestati immediatamente. La gioventù è forte ed unita, chi semina odio sappia che non troverà in noi alcuna attenzione".
La rabbia degli studenti del corteo romano si è rivolta anche contro la crisi economica: manifestanti hanno attaccato slip di carta e slogan sulle vetrine della banca Carim a via Cavour e alcuni studenti hanno gridato slogan come "non vogliamo dare soldi pubblici alle banche, vergognatevi", poi è cominciato un lancio di uova contro le vetrine degli istituti di credito.
A fine giornata, la lunga mobilitazione, nella sostanza pacifica ma che ha avuto dei momenti di tensione (quando sono stati allontanati dal corteo alcuni appartenenti all'estrema destra e, in piazzale Ostiese, per le "cariche di alleggerimento" della polizia contro un gruppo di manifestanti che, da una entrata laterale, ha tentato di entrare nella vicina stazione ferroviaria per occupare i binari) finisce con un bilancio di cinque contusi tra i manifestanti. Tra i feriti c'è anche una cronista del quotidiano 'La Repubblica' colpita da una manganellata al braccio.
A Milano, il corteo degli studenti delle scuole superiori sfilato dietro allo striscione "Io non ho paura. Le denunce non fermano l'onda" - un riferimento alle denunce ricevute nei giorni scorsi dagli studenti del liceo Agnesi per l'occupazione della scuola -, ha voluto manifestare la solidarietà e la condivisione della lotta con i lavoratori del pubblico impiego della Cgil in sciopero. I due cortei, partiti da piazze distinte, si sono incontrati e hanno dato vita ad un'unica protesta a piazza del Duomo.
E se Roma e Milano sono le città capofila della rivolta odierna, l'onda ha però sfilato anche in molte altre città: a Napoli ("Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo la città"), a Torino, dove nella contro-inaugurazione dell'anno accademico troneggiata una bara di cartone nera con la fascia tricolore e la scritta "studenti e dipendenti affranti" con davanti due lumini con i santini del premier Silvio Berlusconi e del ministro Giulio Tremonti e l'annuncio mortuario che recita "Si è spenta in data 6 agosto 2008 l'università causa legge 133".
A Cagliari si è scelta la via dell'ironia: i cinquemila studenti, ispirandosi alla canzone "The Wall" dei Pink Floyd, hanno indossato maschere bianche esibendo uno striscione con la scritta "non ci serve l'istruzione". E a Pisa, dove l'onda ha occupato alcuni binari della stazione.