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AprileOnLine: Il sonno della ragione

Alba Sasso

14/11/2006
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Aprileonline

Forse ha ragione Prodi, forse davvero il paese sta impazzendo. Seimila persone, anzi di più, considerate le ovvie visioni di gruppo, che si sono divertite, sulla rete, con il video delle torture al ragazzo down, in una scuola.
Seimila stazioni di calvario mediatico, prima che un cireneo trovasse la forza di allertare la polizia, di fermare il massacro seriale, il branco organizzato sulla rete.
Più dell'episodio, sono i numeri che fanno paura. Il tempo trascorso, in cui il video ha circolato. La sola visione degli spezzoni mascherati proposti dai tigi dà il voltastomaco, indigna, riempie gli occhi di pianto. Pensare ai disgraziati che si sono divertiti a metterlo in scena, e a guardarlo in rete, toglie il fiato, asciuga le lacrime. Non c'è perdono, non c'è comprensione possibile. In una scuola, questi orrori...

Di colpo, si possono azzerare anni di discussioni, di impegno, di tentativi di costruire una coscienza civile, un'etica pubblica. Dobbiamo ammettere che non ci siamo riusciti? Colpa di chi? Vogliamo dire di Berlusconi e del berlusconismo? Diciamocelo pure, se ci salva la coscienza. Ma il problema resta. Soprattutto, se consideriamo la cosa da un punto di vista statistico.
Sappiamo, con certezza, che per un episodio venuto alla luce, perché filmato, cento non verranno mai scoperti, non ci sono film o foto a documentarli, né testimoni disposti a denunciarli. Anche perchè il bullismo semplifica e divide. I torturatori e i torturati. E la paura è indicibile.
L'impazzimento è quello delle coscienze, evidentemente. Delle famiglie, pronte più a tutelare che a trasmettere valori. Di una società disattenta. Di una scuola, degli insegnanti, la nostra famiglia, amata e bella, che non riesce più a difendere i ragazzi dall'aggressione dei non valori, ma non è evidentemente in grado di fornirne di nuovi ed attraenti.
A meno che non intendiamo per nuovi gli esperimenti di ginnastica sessuale della prof con cinque (cinque!) ragazzini, che fanno rabbia prima ancora di indignare. Magari, lo spirito delle commedie anni '60! Siamo al deprimente esercizio di esperimenti senza giustificazione alcuna, che non sia il piacere del gesto fine a se stesso, evidentemente. Nella scuola, nelle aule, le nostre aule...
Tristezza, e senso di impotenza, di inadeguatezza ad una realtà che corre, veloce, in direzioni che non conosciamo, e neppure immaginiamo. Non basta organizzare viaggi nei lager, per esorcizzare l'orrore. Che è qui, fra di noi, fra i nostri colleghi, nelle nostre classi, fra i nostri ragazzi. "Il sonno della ragione..."
Ci vorrà una pazienza infinita, e una volontà eroica, per tentare di ricostruire la nostra scuola, le coscienze delle persone. Per continuare a farlo.


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