Aprileonline: Il rimedio è peggiore del male
"La fine della contrattazione nel settore pubblico, il ritorno alla legge ed il dominio della politica sono i caratteri salienti di un provvedimento che nel passaggio parlamentare il Governo è riuscito addirittura a peggiorare".
Carla Ronga
Fine della contrattazione nel settore, il ritorno alla legge e il dominio della politica sono i caratteri salienti della riforma del Pubblico impiego approvata oggi in via definitiva dal Senato. I voti a favore sono stati 154, uno quello contrario. I gruppi dell'opposizione, dopo aver annunciato la loro contrarietà al provvedimento, non hanno partecipato al voto, lasciando l'aula.
Il ministro Brunetta esulta: "E' una rivoluzione". Le opposizioni e la Cgil la stroncano
"La fine della contrattazione nel settore pubblico, il ritorno alla legge ed il dominio della politica sono i caratteri salienti di un provvedimento che nel passaggio parlamentare il Governo è riuscito addirittura a peggiorare". È questo il commento del responsabile del dipartimento Settori pubblici della Cgil Nazionale, Michele Gentile, al via libera definitivo di questa mattina al Senato del disegno di legge Brunetta sulla Pubblica amministrazione.
I voti a favore sono stati 154, uno quello contrario, mentre l'opposizione non ha preso parte alla votazione nel tentativo (riuscito una prima volta quando la vicepresidente Bonino ha sospeso i lavori per 20 minuti,
ndr) di far mancare il numero legale in Aula.
Il ministro esulta: "È la rivoluzione". "Questa è la prima riforma istituzionale del governo Berlusconi". Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta non cela la sua soddisfazione e parla di una riforma che coinvolge 60 milioni di cittadini italiani: "Per la prima volta una riforma che mette al centro 60 milioni di cittadini italiani, 60 milioni di clienti, considerati fino ad oggi - dice Brunetta ai giornalisti - sudditi e non utenti, clienti, che da oggi potranno giudicare, arrabbiarsi e la cui voce sarà ascoltata e che avranno diritto a servizi di qualità. E' la rivoluzione e mi metto in gioco personalmente a dar conto di mese in mese, di trimestre in trimestre, di semestre in semestre di come questa rivoluzione sarà implementata e realizzata. Comincio già da venerdì a fare una grande consultazione con tutti i portatori di interesse del settore per dire la legge è stata approvata adesso scriviamo insieme i decreti delegati che poi verranno presentati al Parlamento su cui chiederò il parere del Parlamento e poi gireranno l'Italia e poi realizzeremo l'Authority, l'Agenzia, la consultazione on-line continuativa.
Nell'arco di pochi mesi si avranno già le prime valutazioni e risultati. I decreti delegati saranno approvati prima dell'estate dall'autunno sarà tutto in piena efficienza e in piena incrementazione. Poi gidicheranno i cittadini italiani se la loro vita sarà cambiata o no".
Non sempre i cambiamenti sono in meglio. La nuova legge, spiega il responsabile del dipartimento Settori pubblici della Cgil Nazionale, Michele Gentile, "introduce per legge la derogabilità dei contratti e ridà nuova linfa alle leggine che tanti danni hanno prodotto nel sistema pubblico".
Per Gentile, "si è voluto chiudere la stagione della contrattualizzazione del lavoro pubblico, e dell'unità del mondo del lavoro, per rendere più deboli i lavoratori pubblici e privati, attraverso il ritorno al primato della legge". Mentre, continua, "è tutto da scoprire il beneficio che i cittadini utenti dei servizi pubblici, e del sistema delle imprese, trarranno da un disegno che rimette tutta la Pubblica amministrazione sotto il dominio della politica".
Quanto agli effetti del provvedimento, il dirigente sindacale Cgil sostiene che "ci ritroveremo con tantissimi precari che perderanno il loro posto di lavoro; con la penalizzazione dei lavoratori disabili; con l'aumento dell'età pensionabile delle lavoratrici; con le retribuzioni tagliate; con contratti di lavoro che non difendono il potere di acquisto; con un sistema contrattuale che penalizzerà il reddito dei lavoratori pubblici; con il ritorno in campo del dominio della politica nella gestione quotidiana delle pubbliche amministrazioni". Per Gentile è, infine, "un risultato fallimentare per tutti coloro che vogliono servizi pubblici di qualità e penalizzante gravemente per i lavoratori e le lavoratrici pubbliche".
Si torna agli anni Cinquanta. "Nonostante le insistenze del ministro Brunetta sull'importanza del provvedimento, la maggioranza si è dimostrata composta di fannulloni che non sono stati presenti in aula al momento del voto facendo mancare il numero legale". Durante le dichiarazioni di voto dei partiti dell'opposizione la senatrice del Pd Maria Fortuna Incostante, alla quale spetta la dichiarazione di voto a nome del suo gruppo, non perde l'occasione fornitagli su un piatto d'argento dall'assenza di molti senatori del centrodestra (richiamati, venti minuti dopo, tra i loro scranni per votare). Ma, ironia a parte, il Partito democratico boccia la norma Brunetta, denuncia come alcune modifiche introdotte alla Camera abbiano notevolmente peggiorato il provvedimento, "in particolare per l'ambiguità sul possibile prevalere della legge sul potere contrattuale". "Se così fosse si riporterà indietro molti anni la Pubblica amministrazione italiana", spiega Incostante. Efficienza, produttività, merito, trasparenza, queste le proposte del Partito Democratico, che non si è sottratto ad un confronto di merito, che ha lavorato sull'obiettivo di una convergenza sui temi del lavoro pubblico e del lavoro privato; ma il Pd sottolinea che la pubblica amministrazione non è un'impresa. "Essa ha bisogno di alcuni cardini, di alcuni fondamenti, perché sia veramente esercizio anche della funzione democratica nella sua ossatura e nella sua dirigenza, al di là delle maggioranze che si possono avvicendare. Per questo - conclude Marina Incostante - non convince l'impianto del provvedimento di un ritorno indietro, di una prevalenza della legge rispetto al contratto, di una politica invadente che si introduce in un rapporto che non le è proprio (dovrebbe soltanto tracciare le linee, le cornici); la possibilità ancora una volta di tornare a maggioranze che possono di volta in volta alternarsi e che usino la pubblica amministrazione come camera di compensazione, magari anche in tempi di elezioni".
Il "caso" della Corte dei Conti. L'assoluta contrarietà del gruppo dell'Italia dei valori nei confronti delle disposizioni relative all'organizzazione e al funzionamento della Corte dei Conti, contenute nel ddl Brunetta è stata espressa in aula da Francesco "Pancho" Pardi nel motivare il voto contrario al provvedimento.
Secondo l'esponente Idv, la Corte "è notoriamente un organo di autogoverno che non può e non deve in alcun modo subire le interferenze dell'esecutivo". Invece, sottolinea Pardi, "l'attuale governo, così come in passato ha tentato di porre un limite all'attività della magistratura ordinaria, sta cercando con questa norma di porre sotto il proprio controllo la magistratura contabile, incrinando in tal modo il corretto funzionamento del sistema democratico".
Nel deprecare "l'andazzo di questo governo di inserire in qualsiasi provvedimento, persino i collegati alla finanziaria qual è il ddl Brunetta, norme che andrebbero trattate con la dovuta dignità in quanto attengono a importanti valori costituzionali", Pardi rimarca come "l'inserimento surrettizio di tali norme in altri provvedimenti viene attuato nella speranza che passino inosservate".
Class action all'italiana. "Il Ddl Brunetta non è un provvedimento anti-fannulloni, ma è una norma che tradisce le attese dei cittadini: la tanto sbandierata Class Action è solo acqua fresca perché non prevede alcun risarcimento economico". Lo afferma, in una nota, il senatore Elio Lannutti, confermando l'assoluta contrarietà del gruppo Italia dei Valori alle disposizioni relative all'introduzione, nell'ambito del nostro ordinamento, di quella che più volte è stata definita una Class action all'italiana. "Si tratta di una vera e propria presa in giro degli utenti - afferma Lannutti - perché dalla Class action, oltre ad essere escluso il risarcimento del danno, non sono previste tutte quelle azioni che riguardano i servizi più utili per i cittadini, come telefono, acqua, luce e trasporto aereo. Insomma, oltre al danno la beffa: altro che rivoluzione del pubblico impiego! Brunetta non ha mantenuto la solenne promessa di far partire sia l'azione di Classe che quella sulla Pubblica Amministrazione. Questo Governo tradisce sistematicamente la fiducia dei cittadini e approva per l'ennesima volta - conclude Lannutti - una misura che è solo uno spot privo di contenuti".
Cosa prevede il ddl Brunetta.
Contrattazione collettiva e riforma Aran. Nei decreti legislativi verranno precisati gli ambiti della disciplina del rapporto di lavoro pubblico riservati alla contrattazione collettiva e quelli riservati alla legge; saranno riordinate le procedure di contrattazione collettiva nazionale ed integrativa, in coerenza con il settore privato e nella salvaguardia delle specificità sussistenti nel settore pubblico; sarà riformata l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), con particolare riguardo alle competenze, alla struttura ed agli organi; sarà semplificato il procedimento di contrattazione.
Inoltre, al fine di ridurre il ricorso a contratti di lavoro a termine, a consulenze e a collaborazioni, i decreti delegati dovranno contenere disposizioni dirette ad agevolare i processi di mobilità, anche volontaria, finalizzati a garantire lo svolgimento delle funzioni pubbliche di competenza da parte delle amministrazioni che presentino carenza di organico.
Valutazione delle strutture e del personale. L'amministrazione predisporrà degli obiettivi per ciascun anno e sarà rilevata, in via consuntiva, quanta parte degli obiettivi è stata effettivamente conseguita; sarà poi istituito, nell'ambito del riordino dell'ARAN un organismo centrale di valutazione
Merito, incentivi e premi. Saranno introdotti nell'organizzazione delle pubbliche amministrazioni strumenti di valorizzazione del merito e metodi di incentivazione della produttività, secondo le modalità stabilite dalla contrattazione collettiva, e saranno stabilite percentuali minime di risorse da destinare al merito e alla produttività.
Riforma della dirigenza pubblica. E' previsto il divieto di corrispondere il trattamento economico accessorio nell'ipotesi di responsabilità del dirigente che abbia omesso di vigilare sulla effettiva produttività delle risorse umane assegnategli e sull'efficienza della struttura che dirige.
Saranno previsti concorsi per l'accesso alla prima fascia dirigenziale e saranno ridotti gli incarichi conferiti ai dirigenti non appartenenti ai ruoli e ai soggetti estranei alla pubblica amministrazione. Verrà favorita la mobilità nazionale e internazionale dei dirigenti.
Sanzioni disciplinari e responsabilità dei pubblici dipendenti. Saranno razionalizzati i tempi di conclusione dei procedimenti disciplinari e verranno previsti meccanismi rigorosi per l'esercizio dei controlli medici durante il periodo di assenza per malattia del dipendente. Si prevede inoltre la definizione della tipologia delle infrazioni più gravi che comportano il licenziamento. Il dipendente pubblico sarà identificabile tramite un cartellino di riconoscimento.
Ulteriori poteri di controllo attribuiti alla corte dei conti. La Corte dei conti potrà effettuare controlli su gestioni pubbliche statali in corso di svolgimento. Ove accerti gravi irregolarità, la Corte ne darà comunicazione al Ministro competente, che potrà disporre la sospensione dell'impegno di somme stanziate sui pertinenti capitoli di spesa.