FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3827983
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » AprileOnLine: Finanziaria da migliorare

AprileOnLine: Finanziaria da migliorare

Università Il diverso trattamento tra enti e università non ha alcuna spiegazione. Forse dipende solo dal fatto che l'ultimo titolo sui giornali parlava degli enti e ormai il governo procede a vista, dando retta all'ultimo che parla senza una visione razionale dei cambiamenti che occorre apportare

22/11/2006
Decrease text size Increase text size
Aprileonline

La finanziaria è stata approvata alla Camera, con qualche miglioramento, ma permangono pesanti tagli agli enti e all'università. I 230 milioni di euro annunciati sulla stampa sono così ripartiti: 50 al fondo per le università, 60 per l'eliminazione del taglio alle spese intermedie degli enti (precedentemente il ministero aveva valutato più bassa questa somma) e 120 per il fondo degli enti vigilati dal Miur. Ciò significa che le università vengono quasi a pareggiare il taglio alle spese intermedie (anche in questo caso il taglio è di incerta valutazione e oscilla tra 140 e 200 milioni), ma viene inspiegabilmente negata la cancellazione della norma del decreto di luglio, accettata invece per gli enti di ricerca. In tutto questo la logica non alberga.

Il diverso trattamento tra enti e università non ha alcuna spiegazione. Forse dipende solo dal fatto che l'ultimo titolo sui giornali parlava degli enti e ormai il governo procede a vista, dando retta all'ultimo che parla senza una visione razionale dei cambiamenti che occorre apportare.
Ancora più paradossale è la vicenda se si pensa che comunque si dovranno attivare due procedure, una di revisione di tutti i bilanci degli atenei per l'accantonamento del taglio e l'altra di trasferimento dal ministero agli atenei di una somma quasi uguale per compensazione, il tutto con enorme produzione di burocrazie, carte, autorizzazioni, decreti e delibere del tutto inutili. In ogni caso per le università rimane un taglio cospicuo in termini reali, poiché non vengono compensati gli aumenti contrattuali e in generale l'aumento dei costi all'inflazione.
Più pesante è la situazione degli enti, i quali recuperano 120 milioni, ma non sono sufficienti a compensare il taglio di 207 subito con l'articolo 53.
Questa norma riduce del 12% tutti gli altri fondi del ministero, per il totale di 143 milioni, producendo danni rilevanti ad esempio in alcuni settori qualificanti: borse di studio post laurea -23; diritto allo studio -3; assegni di ricerca -3; assunzioni in deroga -6; programmi di sviluppo delle università -16; accordi internazionali -15; ricerca nel mezzogiorno -17; edilizia universitaria -5; più altre voci minori e tagli a tutte le voci gestionali del ministero che comunque produrranno un rumore di fondo nell'insieme dell'attività. Più difficile ancora è la situazione degli enti non vigilati dal Miur (ad esempio Istat, Isfol, Insean ecc.) che non ottengono neppure la parziale compensazione.
E' stata respinta la mia proposta di compensare tutti questi tagli stornando risorse dal miliardo di euro stanziato nella finanziaria per i bandi e per la ricerca industriale.

Anche la parte normativa della finanziaria è inadeguata, perché scritta con la classica mentalità burocratica di codici e codicilli volti a complicare la gestione fino al parossismo. Esemplare in senso negativo sono le norme sul blocco delle assunzioni, prolungato di fatto al 2008 e derogato all'interno del 90% del turn-over; il residuo 10% va ridistribuito tra gli enti secondo una direttiva che comporta addirittura un concerto interministeriale, ma non si comprende come i margini assunzionali di un ente possano essere redistribuiti ad un altro. La norma andrebbe citata nei manuali di diritto come esempio di come non si devono fare le leggi, inutilmente complicata, creatrice di stupida burocrazia, inefficace per il controllo della spesa pubblica in quanto si tratta di assunzioni con fondi propri degli enti che non richiedono ulteriori stanziamenti statali. Rimane anche la norma che limita dal 60% al 40% la quota di contratti a tempo determinato; sarebbe un ottimo proposito se nello stesso tempo non fosse impedita l'assunzione a tempo indeterminato.
Tutte queste norme appartengono ad una vecchia impostazione che si poteva ormai superare, avendo scelto la strada della valutazione. Una vola che si verificano i risultati di enti e università, infatti, dovrebbe diventare inutile scrivere regole tanto complicate. Ma evidentemente l'istituzione dell'apposita agenzia è ancora una semplice aggiunta al vecchio sistema burocratico e non è ancora assunta come la leva fondamentale per riformarlo. Tipico è l'esempio delle sedi universitarie sottoposte a bizzarre regole autorizzative, quando bastava dire che si aprono solo quelle sedi nuove valutate positivamente dall'agenzia e si respingono tutte le altre. La strada del merito non solo sarebbe la più adatta a governare lo specifico della ricerca, ma sarebbe anche la più semplice da attuare.

Nel complesso nessuno dei nostri emendamenti... è stato accolto, neppure quelli che semplicemente correggevano errori tecnici. Non abbiamo avuto fortuna neppure come correttori di bozze.
Rimango fiducioso che al passaggio al Senato si possano comunque introdurre ulteriori miglioramenti, almeno fino all'eliminazione dei tagli che noi stesso abbiamo prodotto e forse, me lo auguro, portare in saldo positivo le risorse per enti e università. Continueremo a tenervi informati.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL