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AprileOnLine: Finalmente Padoa Schioppa si accorge dell'Università pubblica, il Corsera ancora no

Fabio De Nardis, Domenico Jervolino

04/08/2007
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Aprileonline

Il 2 agosto, Fabio Mussi, Tommaso Padoa Schioppa e Romano Prodi si sono presentati in Conferenza stampa per lanciare la proposta di un patto per l'Università finalizzato a una maggiore razionalizzazione delle spese da parte delle Università italiane. La lettera indirizzata ai presidenti del Consiglio Universitario Nazionale, del Consiglio Nazionale degli Studenti e della Conferenza dei Rettori è esplicita nelle intenzioni.

L'obiettivo del futuro Patto, fondato su uno studio attento effettuato dalla Commissione tecnica per la finanza pubblica presieduta dal Prof. Muraro e oggi disponibile in rete, è quello di coniugare la ricerca di un migliore equilibrio finanziario degli atenei con l'indicazione di modi efficaci per un'applicazione rigorosa delle regole e per la promozione della qualità scientifica e della didattica, facendo ricorso a un meccanismo di incentivazioni.
Mussi, dopo le frizioni dello scorso anno, incassa dunque un buon risultato attraverso l'accordo programmatico col Ministro del Tesoro che ammette, per la prima volta pubblicamente, che nella Finanziaria 2007 il mondo dell'Università è stato particolarmente colpito da una politica di contenimento della spesa ma che ora è arrivato il momento di impostare una inversione di rotta riconoscendo la necessità di aumentare e riqualificare l'investimento pubblico in ricerca e in formazione universitaria, portandolo nel medio-breve periodo ai livelli della media Ocse.
Gli incentivi, che ammonteranno per il momento a 350 milioni di euro, pari al 5% dell'FFO, andranno agli atenei che risultino oggettivamente sottofinanziati ma che abbiano anche dimostrato un maggiore senso di responsabilità nella gestione del bilancio spesso governato male per via di un'interpretazione troppo disinvolta del concetto di autonomia.

Come afferma lo stesso Mussi, gli assi portanti del futuro Patto dovranno essere tre:
1) "Autonomia" ma anche responsabilità degli Atenei;
2) "Programmazione" pluriennale che consenta di ottenere risultati muovendosi verso un diverso modello organizzativo delle Università in Italia, e questo presuppone una radicale trasformazione del sistema di Governance degli Atenei che per noi deve assumere un senso democratico e partecipativo;
3) "Valutazione", premiando quindi quelle Università che presentino livelli di eccellenza nella produttività scientifica, o anche semplicemente buoni risultati, miglioramenti e buone pratiche. Il tutto si dovrà realizzare dentro uno schema interpretativo che attribuisca, anche in Italia, dignità politica alla società della conoscenza e alla qualità dello sviluppo che essa esprime.

Sembra chiaro che dopo le difficoltà dell'ultimo anno qualcosa si muova in positivo. Segnali di un'inversione di tendenza li avevamo tra l'altro registrati già dai parametri del Dpef dentro il quale si prevedeva un processo graduale di risarcimento al mondo dell'Università e della ricerca.

Ci dispiace però che un grande giornale come il Corriere della Sera dia al processo una lettura tutta ideologica affermando, attraverso la penna di Mario Sensini, che il Governo propone alle Università "un patto per l'efficienza e la meritocrazia" due espressioni assenti nel documento e che non rappresentano semplicemente una modalità di azione ma un intero modello di società lontano da quello espresso dall'alleanza politica a cui Rifondazione comunista a scelto di aderire.

Non è un caso che già in occasione dei tavoli programmatici per la definizione del programma dell'Unione sui settori della conoscenza si decise esplicitamente di non usare mai l'espressione meritocrazia che non vuol dire non riconoscere l'importanza del rigore e del merito quanto piuttosto esprimere contrarietà a un modello di società subalterno alla logica del capitalismo cognitivo dove l'efficienza intesa come competizione sfrenata assume carattere di priorità rispetto alla logica alternativa di eguaglianza e solidarietà anche in seno al sistema della ricerca e dell'alta formazione.

Ci teniamo dunque a chiarire la nostra contrarietà rispetto a qualsiasi progetto di riforma del sistema universitario che limiti gli spazi dell'eguaglianza e delle garanzie sociali generalizzate in nome di una competizione astratta che ci porterebbe lontano dall'ideale principe della conoscenza come bene comune. In questo senso, tra le tante luci, anche nella proposta di patto per l'Università sottoscritto da Mussi e Padoa Schioppa non mancano elementi di ombra, come quando si presuppone la possibilità che maggiori risorse possano essere reperite attraverso l'aumento delle tasse universitarie anche del 25%. Secondo le stime questo consentirebbe un risparmio potenziale di 700 milioni di euro l'anno, trascurando il fatto che un aumento delle tasse ridurrebbe l'utenza perché agirebbe da disincentivo all'iscrizione anche presupponendo un maggiore finanziamento delle borse di studio.

Fortunatamente il documento diffuso dal Governo non vuole essere un testo chiuso ma sarà oggetto di discussione tra le forze della maggioranza e nel mondo universitario prima che ogni ipotesi sia tradotta in norme o comportamenti vincolanti. In questa prospettiva, Rifondazione comunista esprime subito la sua assoluta contrarietà a ogni proposta di aumentare le tasse studentesche, convinta che il compito dello Stato sia quello di garantire e non vincolare i margini del diritto allo studio. Le difficoltà finanziarie degli atenei vanno risolte con altri mezzi, per esempio incominciando a tagliare le spese di rappresentanza e le indennità di carica, due provvedimenti che, anche se non risolutivi, avrebbero il valore di un segnale. Siamo certi che su questo piano tutte le forze della sinistra alternativa, oltre ai movimenti, saranno al nostro fianco.


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