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Aprileonline: Fannulloni chi? Viaggio nella P.A 1

polveroni non servono, la demagogia nemmeno. Il ministro Brunetta che fa politica da tempo conosce la posizione del sindacato e la sua responsabilità

29/05/2008
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Aprileonline

Enrico Campofreda,
La nostra inchiesta/1 I polveroni non servono, la demagogia nemmeno. Il ministro Brunetta conosce la posizione del sindacato e la sua responsabilità. Nessuno si sogna di difendere o coprire eventuali lavoratori sfaccendati ma non aiuta a capire fenomeni di assenteismo una statistica come quella presentata nei giorni scorsi dove si sommano assenze per malattia, ferie, congedi, maternità, permessi di legge

"Fannullone chi?" afferma un gruppo di ministeriali di Grazia e Giustizia, un dicastero che lavora sott'organico: meno settemila unità, e basta avventurarsi in qualche aula di Tribunale soprattutto civile per verificarlo di persona, coi magistrati che trattengono improperi scrivendo a mano essi stessi dispositivi di sentenze per la cronica mancanza di cancellieri. La storia di queste ministeriali è una delle cento e forse mille che la Pubblica Amministrazione malata vive, un male celato nel Palazzo a danno dell'efficacia e del risparmio. Loro erano una task force di traduttrici di sentenze di levatura internazionale, ogni anno facevano risparmiare all'amministrazione 150.000 euro. Un esemplare caso di effetto virtuoso di quel lavoro pubblico detestato da tanta politica antistatalista, ma ‘dura minga'. Il gruppo delle volitive traduttrici veniva sciolto d'imperio "Inutile aggiungere che siamo state sostituite da un'agenzia di consulenze esterne e ora rischiamo di fare niente più che le segretarie a qualche dirigente" dichiara sconsolata Nicoletta Grieco. "Prima della caduta del governo Prodi era previsto un Dpl concernente la riqualificazione del personale e l'assunzione di 2.800 addetti che servono come il pane nell'ambiente giudiziario. Quel progetto è stato vanificato dalla crisi politica, chissà se il nuovo Esecutivo lo riprenderà".

Claudio Meloni è uno dei responsabili della Funzione Pubblica Cgil di Roma Centro, zona su cui gravitano 30.000 dipendenti della P.A. con mastodonti come il Viminale e molti altri ministeri. Lui sui nuovi attacchi ai dipendenti pubblici tacciati col marchio d'infamia dei fannulloni distingue "I polveroni non servono, la demagogia nemmeno. Il ministro Brunetta che fa politica da tempo conosce la posizione del sindacato e la sua responsabilità. Nessuno si sogna di difendere o coprire eventuali lavoratori sfaccendati ma non aiuta a capire fenomeni di assenteismo una statistica come quella presentata nei giorni scorsi dove si sommano assenze per malattia, ferie, congedi, maternità, permessi di legge. Che bluff è questo: il ministro è troppo intelligente per non sapere che esistono differenze sostanziali, dunque anche le statistiche se servono a individuare pecche devono essere formulate correttamente. A meno che il messaggio lanciato sia quello di voler considerare come assenteismo tutti i permessi regolati per legge, da quelli sociali come la 104, a quelli sindacali e politici. Allora il discorso assume toni censori e se qualcuno pensa di risolvere la questione attaccando tali normative rischia solo d'attizzare il conflitto. La regolamentazione sociale è una conquista su cui non ammetteremo limitazioni".

"Il sindacato - prosegue Meloni - ha da tempo dato prova di rigore nello smascherare eventuali zone d'ombra fra lavoratori, e sono un numero irrisorio, che usano stratagemmi per imboscarsi. La stessa nuova contrattualistica penalizza economicamente tali atteggiamenti, ma dove esistono casi gravi il sindacato non offre coperture né tregue e avalla punizioni esemplari sino al licenziamento. Se poi vogliamo entrare nella mentalità e nel modo di fare è vero che il pubblico dipendente, non avendo per datore di lavoro il classico padrone, si ritrova a fruire più del privato di tutto l'arco delle possibilità d'assenza fornite dal normale sistema contrattuale. Il sindacato non nasconde che esiste un problema di funzionamento dei servizi pubblici che poi questo sia legato a questioni di produttività credo sia tutto da verificare. Mi riferisco a una struttura organizzativa rimasta obsoleta. Ciò ch'è accaduto nell'ultimo quindicennio ha mutato radicalmente la normativa del rapporto e anche dell'organizzazione del lavoro, mentre chi governa la P.A. continua a comportarsi come se nulla fosse accaduto".

"C'è una diversa impostazione quando si parla di servizio al pubblico o al proprio interno. Nel conservare comportamenti tradizionali viene penalizzato il front office ch'è poi l'aspetto efficace e visibile della P.A., quello che i cittadini possono direttamente valutare. Se si prendono i settori Giudiziario o della Pubblica Istruzione si evidenziano ampie carenze organizzative verso l'utenza. Ma non è un problema di produttività, che può essere anche il doppio del normale, bensì di organizzazione efficace o meno". Entra in ballo la famosa dirigenza vestita, secondo i tempi vigenti di managerialità, che risulta solo una maschera? "Parzialmente sì. Oggi parecchie verifiche sull'efficacia del suo operato sarebbero possibili grazie a una legislazione vigente da anni, la legge 59 è del '97 in più c'è il decreto legislativo della fine del 2000, ma entrambi restano spesso inattuati. Perché s'è sovrapposta la nomina dirigenziale tramite quello spoil system, introdotto nel 2002 dalla legge Frattini, che rappresenta un fatto gravissimo. Le investiture controllate dalla politica fanno mancare quell'azione di terzietà che rappresenta la migliore garanzia per lo Stato. Cosicché la burocrazia buona perché slegata a qualsiasi interesse da noi diventa merce rarissima".

"inoltre la nostra dirigenza pubblica spesso vive l'incomprensione nell'identificare le finalità da raggiungere non facendo i conti con l'applicazione d'uno schema giuridico. Nei Ministeri funziona così: il ministro emana una direttiva coinvolgendo i direttori generali che assegnano gli obiettivi ai dirigenti e costoro devono essere in grado di rendere l'obiettivo quantificabile nella forza lavoro e nelle spese. Questo schema non funziona quasi mai, per i tempi burocraticamente dilatati e per una scarsa - checchè se ne dica - cultura manageriale. La nostra dirigenza ha una visione di vecchio stampo e anche con le nuove generazioni fa fatica ad accettare una dinamica gestione delle risorse umane che punti a utilizzarle e valorizzarle ricavando da esse il massimo con modalità di lavoro che non siano quelle gerarchiche ed esclusiviste e riconoscano la professionalità anche da un punto di vista economico. La moderna gestione dovrebbe essere circolare, con una dirigenza che si trova al centro del processo lo possa comprendere, seguire e indirizzare durante tutto il percorso. S'assiste invece a impostazioni di vecchio stampo, con una dirigenza apicale e verticistica, immersa nel proprio paradiso dorato che interviene per promuovere o bocciare un processo lavorativo quando ormai s'è concluso. Se riesce a concludersi".

"Un atteggiamento del genere determina appiattimenti professionali e demotivazioni. Da un ventennio riscontriamo un blocco delle carriere e se qualcosa ultimamente si muove assume più un carattere risarcitorio che un impulso organizzativo. Riconoscere competenze e retribuzioni professionali nella P.A. non è affatto un automatismo anzi ha dato per lungo tempo origine a frustrazioni e rivendicazioni, per quanto ultimamente certe amministrazioni offrono a talune professioni retribuzioni migliori anche se non del tutto adeguate al ruolo svolto. Penso ai Beni Culturali dove contiamo un gran numero di personale tecnico con brillanti capacità - architetti, storici dell'arte, restauratori -. Anche caratteristiche lavorative che afferiscono solitamente all'area B dei nostri contratti potrebbero prevedere migliore valorizzazione di competenze professionali, ad esempio nella gestione delle reti informatiche che rappresentano ormai il volto d'una moderna ed efficace amministrazione pubblica".
(continua)


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