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AprileOnLine: E' più attraente la mini - università

Economia. In tre anni sono aumentati del 10 per cento i diplomati che scelgono gli atenei piuttosto che le aziende. E' l'effetto della riforma del 3+2, ma è presto per esultare

14/09/2006
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Aprileonline

Andrea Scarchilli

Nel giro di tre anni sono aumentati del dieci per cento i diplomati che, dopo la maturità, decidono di continuare gli studi. E’ il dato “pesante” che emerge da un indagine condotta dall’Istat proprio sull’universo dei diplomati.
Lo studio ha rilevato che la quota di chi è impegnato esclusivamente all’università è salita al 34,2 per cento, praticamente un diplomato su tre. Tre anni fa era ferma al 24,8 per cento. Di conseguenza, gli “attivi nel mondo nel lavoro” (occupati o alla ricerca di un impiego) sono molti di meno: il 62,8 per cento contro il 72,3 per cento del 2001.
E’ chiaro che un cambiamento statistico così drastico non può essere casuale. L’Istat ha individuato la causa nella riforma del sistema universitario che ha introdotto, al posto delle vecchie lauree quadri o quinquiennali, il sistema del 3+2 (laurea triennale più eventuale specialistica biennale). E’ indiscutibile, quindi, che la riforma un primo risultato l’abbia conseguito: quello di avvicinare molti giovani allo studio universitario. Sono di più i diplomati che tentano, attratti dalla prospettiva di un percorso accademico più breve. Ma quanti di loro riescano a portare a conclusione gli studi, in quanto tempo e, soprattutto, in che misura le lauree brevi siano compatibili con il mondo del lavoro, sono interrogativi a cui si potrà rispondere solo tra qualche tempo.
Il tipo di diploma. In questo senso i diplomi non sono tutti uguali. Due liceali su tre, ad esempio, scelgono l’università. Mentre l’88 per cento dei provenienti dagli istituti professionali e il 74 per cento dei diplomati negli istituti tecnici opta per il mondo del lavoro.
L’area geografica e il genere. I maschi sono più propensi a cercare un impiego subito dopo gli istituti superiori: lo fa il 65 per cento di loro contro il 60 per cento delle ragazze. Cambia anche la percentuale a seconda della collocazione geografica: se nel Nord cercano lavoro dopo gli studi superiori 65 diplomati su cento, al Sud la percentuale scende al 62. Questo è un effetto, probabilmente, di un mercato del lavoro, quello settentrionale, più dinamico e prodigo di opportunità rispetto a quello del Mezzogiorno.
Le retribuzioni. In media, entro i tre anni, dalla fine degli studi, i ragazzi diplomati che hanno trovato lavoro guadagnano 1007 euro. Le ragazze 156 euro di meno. La disparità cresce se si prende in considerazione il solo Meridione: qui la differenza uomini – donne ammonta a 256 euro. La cifra scende a 149 euro nel Nord Italia e a 118 nelle regioni centrali. Nel Meridione, poi, il 33 per cento dei diplomati non arriva a guadagnare 750 euro mensili (Al Centro la quota è del 23 per cento, al Nord appena il 14).
I canali di accesso. Un diplomato su quattro trova lavoro grazie a familiari o conoscenti, uno su cinque presentando una domanda al datore, uno su dieci attraverso chiamate dirette dalle aziende e appena quattro su cento grazie alle agenzie di collocamento.
Il giudizio. Nel complesso, il giudizio dei diplomati verso l’occupazione svolta è sostanzialmente positivo. L’aspetto più apprezzato è il grado di autonomia sul lavoro (l’88,3 per cento si dichiara molto o abbastanza soddisfatto), seguito dal tipo di mansione svolta (83,4 per cento), dalla stabilità e sicurezza del posto di lavoro (78,3 per cento) e dal trattamento economico (74,6 per cento). Non sempre, tuttavia, un inserimento rapido nel mercato del lavoro assicura buone prospettive di crescita professionale. La percentuale di soddisfatti relativamente alle possibilità di carriera offerte dal lavoro trovato scende, infatti, al 61,5 per cento con forti differenze di genere (tra le donne soltanto il 54,5 per cento si ritiene soddisfatta). Inoltre, appena il 55,1 per cento apprezza il modo in cui riesce a utilizzare nel lavoro le conoscenze acquisite nel corso degli studi secondari superiori.


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