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Aprileonline: Dopo la definitiva conversione in legge, il decreto Gelmini diventa il comune campo di battaglia delle opposizioni, che ora puntano ad abrogarlo tramite la consultazione popolare

Dopo la definitiva conversione in legge, il decreto Gelmini diventa il comune campo di battaglia delle opposizioni, che ora puntano ad abrogarlo tramite la consultazione popolare

30/10/2008
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Aprileonline

Andrea Scarchilli , 29 ottobre 2008, 17:28

Dopo la definitiva conversione in legge, il decreto Gelmini diventa il comune campo di battaglia delle opposizioni, che ora puntano ad abrogarlo tramite la consultazione popolare. Veltroni: "Una battaglia di civilità". La materia è spinosa, la Costituzione proibisce di esprimersi sulle leggi di bilancio. Il Pd studia la formula dei quesiti. Polemiche sugli scontri a piazza Navona innescati dall'organizzazione di destra "Blocco studentesco"

Scontata la conversione definitiva da parte del Senato (162 voti a favore, 134 contro, tre astenuti), ora il decreto Gelmini è legge dello stato. Ma anche, dal punto di vista dell'opposizione, il terreno per una battaglia comune: la raccolta di firme per un referendum abrogativo.

Il provvedimento aveva appena ricevuto il via libera dai senatori quando, nell'Aula di Palazzo Madama, è comparso uno striscione che incitava alla battaglia: "Passa la Gelmini, referendum!". Ad esporlo un gruppo di dipietristi (Stefano Pedica, Elio Lannuzzi, Giuliana Carlino e Fabio Giambrone) assieme al democratico Ignazio Marino. E' stato il via libera alla campagna anche se, a onor del vero, i primi ad annunciare la raccolta delle firme sono stati quelli del Pdci attraverso il responsabile organizzazione Orazio Licandro, pochi minuti prima dell'esposizione dell'insegna al Senato, subito rimossa dai commessi.

A confermare che la presenza di Marino tra i dipietristi non era solitaria, la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro è subito scesa a parlare con gli studenti e ha confermato l'adesione dei democratici alla battaglia referendaria: "Il referendum è una buona idea per rispondere con uno strumento di democrazia diretta a questo governo che si tappa orecchie e bocca", aggiungendo che "il decreto Gelmini presenta profili di incostituzionalità e lo dimostra anche il fatto che sei regioni faranno ricorso alla Consulta". Tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio hanno dato disponibilità alla collaborazione per costituire comitati referendari anche Rifondazione comunista (sia attraverso il segretario Paolo Ferrero che con il leader dell'opposizione interna Nichi Vendola) e Sinistra democratica.

Alle tre è stato il segretario del Pd Walter Veltroni a rendere, definitivamente, quella referendaria una scelta politica del Pd. L'ex sindaco di Roma lo ha confermato in una conferenza stampa alla Camera, aggiungendo un appello a unirsi alla battaglia a "tutte le forze politiche interessate". Veltroni, (a dire la verità aveva dalla sua già tutto l'arco dell'opposizione) ha spiegato ai giornalisti che "verrà proposto un referendum abrogativo contro la parte più estesa possibile del decreto Gelmini".

La materia è scottante: il decreto, come sanno gli specialisti e non solo, è composto in gran parte da tagli e previsioni di spesa, e l'articolo 75 della Costituzione (quello che disciplina i referendum abrogativi) proibisce esplicitamente ai cittadini di esprimersi sulle leggi di bilancio. L'escamotage, a cui ha fatto riferimento Veltroni, è quello di "coprire" la legge per quanto possibile, nelle parti dove è sicuro che il quesito o i quesiti non ricevano la bocciatura della Corte costituzionale. Alla Consulta, infatti, spetta il compito di esprimersi, una volta raccolto il mezzo milione di firme, sull'ammissibilità. Anche se il testo dei quesiti si dovesse limitare a parti meno importanti del decreto, e lasciare fuori (come sarà) i tagli, è comunque l'occasione per promuovere un'iniziativa politica importante e aprire un dibattito nel Paese, "una battaglia di civiltà", come l'ha definita Veltroni. La Finocchiaro ha annunciato che il referendum non riguarderà solo la riforma Gelmini, ma potrà estendersi anche ad altre disposizioni volute dal governo nel campo dell'istruzione: "Per esempio, in commissione al Senato si discute di un decreto sulla Sanità che prevede il commissariamento di quelle Regioni che non obbediscono al diktat di abolire gli istituti più piccoli".

Se la consultazione avesse successo sarebbe difficile, per la maggioranza, ignorare che la maggior parte dei cittadini appoggiano dei quesiti presentati, sebbene tecnicamente "limitati", come la proposta di cancellare la politica sulla scuola seguita dalla maggioranza. Certo vincere non è facile, per i referendum abrogativi il problema è sempre quello dell'astensionismo alto e delle assenze che finiscono per sommarsi ai "no". Lo sa il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che ha lanciato la provocazione: "Forse firmerò anch'io per indire il referendum abrogativo del Dl Gelmini, così si vedrà che il 70% degli italiani è a favore del nostro provvedimento". In ogni caso la campagna inizia, per il Pd, subito: Veltroni ha annunciato per fine novembre gli stati generali della scuola e dell'università.

Oltre ad ufficializzare l'inizio della campagna referendaria, in conferenza stampa Veltroni ha fatto cenno agli scontri avvenuti oggi in piazza Navona, dove sono stati feriti lievemente tre studenti e un poliziotto. Il Pd e l'Italia dei valori hanno chiesto al governo, nel corso e successivamente al dibattito sul decreto, di riferire. Sulla vicenda circolano versioni contrastanti, la certezza è che le scaramucce hanno avuto inizio dopo un'incursione di un autoveicolo dell'organizzazione di destra "Blocco studentesco", che è stato fatto entrare dalla polizia in piazza Navona e ha inaugurato, di fatto, gli scontri. La Rete degli studenti sostiene che tutto sia nato dall'aggressione di Blocco studentesco (con mazze, spranghe e bastoni) a un gruppo di giovani che non ha reagito. Poi sono subentrati i centri sociali, in un secondo tempo le forze dell'ordine. Il segretario della Cgil Guglielmo Epifani ha parlato, al riguardo, di "un clima che non mi piace" e accusato la polizia di "sostanziale indifferenza, finché sono intervenuti non graditi i centri sociali".


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