Aprileonline: Berlusconi smentisce Berlusconi
Forse ha ragione Epifani nell'affermare che "ci voleva la Cina per far rinsavire il presidente del Consiglio minacce.
Frida Roy, 23 ottobre 2008, 17:50
probabilmente l'ennesimo dietrofront del premier, che ha negato di aver mai chiesto l'intervento della polizia contro gli studenti, è dovuto ad un pressing interno al Pdl e dalla sopraggiunta consapevolezza che la protesta non si ferma davanti alleDal Viminale si attendono le decisioni di Maroni e la Gelmini accetta di incontrare le rappresentanze studentesche
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non ha detto né ha mai pensato di inviare la polizia contro gli occupanti di scuole e università. No, non è uno scherzo. E l'ennesima presa in giro a cui ci sottopone il presidente del Consiglio in perenne crisi d'identità.
Stavolta, non pago della gravità delle dichiarazioni rilasciata appena ieri, il cavaliere ha deciso di compiere la solita inversione di marcia addirittura da Pechino, in una conferenza stampa trasmessa da Skay.
"Io -ha affermato- non ho mai detto né pensato che la polizia debba entrare nelle scuole. Ho detto invece -ha aggiunto- che chi vuole è liberissimo di manifestare e protestare, ma non può imporre a chi non é della sua stessa idea di rinunciare al suo diritto essenziale".
E poi la rivelazione: "Accade di frequente, anzi molto spesso - ha detto ancora Berlusconi - che io non riesca a riconoscermi nelle situazioni che ho vissuto da protagonista. Posso perciò parlare di un divorzio tra la realtà di quanto da me vissuto e la realtà che raccontano i giornali".
A "divorziare dalla realtà" deve essere stato anche Palazzo Chigi che nella informazione sulla conferenza stampa tenuta da Berlusconi insieme alla ministra Gelmini, sul sito internet ufficiale scrive tra l'altro che "il presidente del Consiglio convocherà oggi (ieri,n.d.r.) il ministro dell'Interno Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine perché l'ordine deve essere garantito. Occupare è una violenza contro le famiglie, contro le istituzioni e lo Stato che deve svolgere il suo ruolo garantendo il diritto degli studenti che vogliono studiare di entrare nelle classi e nelle scuole".
Sempre da Pechino - testimone Skay - Berlusconi ha spiegato che sì, aveva parlato di interventi ma non di polizia ma di "opportune azioni di convincimento e ne ho in mente qualcuna molto spiritosa". Richiesto di spiegare di cosa si tratta il premier si è però limitato a un "non le dico, altrimenti farei i titoli".
"Ci voleva la Cina per far rinsavire il presidente". Il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, commenta così il tentativo di chiarimento da parte del presidente del Consiglio mentre il Partito democratico in una nota diramata alle agenzie di stampa sottolinea come la carica di presidente del consiglio richieda "senso dello Stato, rispetto del dissenso e controllo della parola e di sé stessi". Berlusconi, prosegue la nota del Pd, "smentisce oggi parole pronunciate ieri davanti a decine di telecamere e ascoltate da tutti gli italiani". E non è certo una novità di cui meravigliarsi. "Dopo aver annunciato la chiusura dei mercati a causa della grave crisi finanziaria, smentito poi addirittura dalla Casa Bianca, dopo aver invitato ad acquistare azioni di specifiche società quotate, dopo aver detto che la crisi finanziaria non avrebbe avuto effetti sull'economia reale, smentendosi il giorno dopo, il presidente del Consiglio su un argomento così delicato - conclude il Pd - si comporta in maniera intollerabile per chi ha simili responsabilità evidentemente per lui sproporzionate".
È chiaro che a costringere Berlusconi all'ennesimo passo indietro c'è lo zampino di An. Quello di Berlusconi "è un monito, ma penso non ci sarà mai un seguito. E ci starei male se ci fosse...", aveva detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa e anche il sindaco di Roma, già nei giorni passati, aveva difeso le prerogative degli studenti che vogliono manifestare. D'altra parte la protesta contro il decreto taglia fondi è di casa anche tra i giovani della destra. Se gli esponenti del PdL si mischiassero ai contestatori scoprirebbero che non ci sono solo ragazzi e ragazze "strumentalizzati" dalla sinistra, ma anche tanti docenti, tante famiglie, elettori anche del centro destra perché quella della scuola è una questione centrale.
Così, quella di oggi, mentre la protesta di piazza si gonfia sempre di più, sul fronte politico si profila come una giornata dedicata alle dichiarazioni concilianti in attesa che il ministro dell'Interno Roberto Maroni, nella riunione convocata alle 17 al Viminale, decida quali misure effettivamente adottare a fronte delle occupazioni.
Lo stesso ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, ha aperto al dialogo: "Convocherò da domani, una per una, tutte le associazioni degli studenti e dei genitori per aprire uno spazio di confronto. Ad una sola condizione: che si discuta sui fatti", ha detto intervenendo in aula al Senato.
E proprio a palazzo Madama, con 122 favorevoli e 155 contrari, la maggioranza ha bocciato la richiesta, avanzata dal Partito democratico, di non passare all'esame degli articoli del decreto Gelmini. Per il Pd mancherebbe al provvedimento la copertura finanziaria, la richiesta è stata sostenuta dagli altri gruppi di opposizione. L'aula ha quindi avviato l'esame del provvedimento, sul quale stamattina si è conclusa la discussione generale.
"Poche idee, molta arroganza: non credo sia questa la chiave", ha attaccato il ministro ombra dell'Economia del Pd, Pierluigi Bersani. "Rispettare la legalità è un dovere, protestare civilmente è un diritto. Vale per gli studenti, ma anche per il presidente del Consiglio", ha sottolineato il presidente vicario dei deputati Udc, Michele Vietti. Per l'Unione di Centro, ha aggiunto, "l'istruzione è una priorità. Ben vengano le riforme, ma non se si realizzano solo con i tagli".